I compiti delle Capitanerie di Porto: organizzazione dei servizi di tutela ambientale

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Il ruolo da sempre ricoperto dalle Capitanerie di Porto-Guardia Costiera in materia di «sicurezza e prevenzione ambientale» è sempre stato considerato dal legislatore, almeno dal 1982, come un ruolo di primo piano nella tutela dagli inquinamenti marini e di intervento per fronteggiare i danni provocati all’ambiente marino. Tale centralità, peraltro, è dimostrata dalla legge sulla difesa del mare, la quale con l’attribuzione di ulteriori uomini e mezzi, con l’istituzione di "Centri Operativi" e con la figura dell’Ispettorato Centrale Difesa Mare, ha individuato nel Ministero dell’Ambiente l’organo propulsivo e direttivo nella tutela del mare e, nelle Capitanerie di Porto, l’organo esecutivo di tale pianificazione. L’articolo 23 della citata legge 979/82, che delega espressamente ai Comandanti di porto i compiti di vigilanza antinquinamento sul mare, ne è dimostrazione.[1]

Attraverso la propria organizzazione centrale, ovvero il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera -, e più precisamente la “Centrale Operativa” del 3° Reparto “piani ed Operazioni”, e periferica, le Capitanerie assolvono compiti relativamente alla sorveglianza antinquinamento in mare, di pattugliamento per mezzo di unità navali dei reparti “Guardia Costiera”, al fine di prevenire, reprimere e sorvegliare quanto possa costituire pericolo o minaccia per gli ecosistemi marini. A quest’importante attività, prevalentemente navale, si affianca, il «Servizio di Telerilevamento Ambientale e Istituzionale della G.C.» (S.T.A.I), con il compito di predisporre e pianificare missioni di telerilevamento ambientale avvalendosi dei mezzi della componente aerea. Allo stato attuale, essa è costituita da 9 elicotteri AB412 (“Koala”), 6 bimotori turboelica Piaggio P-166DL3 (“Orca”) e 2 bimotore turboelica a lunga autonomia ATR – 42MP (“Manta”).

Né poteva mancare, anche in tale contesto operativo del Corpo, un impegno propulsivo dal punto di vista "tecnologico" finalizzato all’individuazione di sempre migliori soluzioni tecniche volte a prevenire il fenomeno dell’inquinamento marino ed a contrastarne con efficacia gli effetti.

Il sistema N.I.S.A.T. (Navigation Information System in Advanced Technology) ha consentito un notevole passo in avanti nella gestione dei compiti della Centrale Operativa nei settori della sicurezza della navigazione, salvaguardia della vita umana in mare e lotta agli inquinamenti marini. Infatti, un’informatizzazione avanzata permette di avere a disposizione, in tempo reale, i dati necessari agli operatori per poter intervenire efficacemente nei casi di emergenza.

  • I settori d'intervento della Centrale Operativa fanno capo ai vari sottosistemi che compongono il NISAT:
  1. COSPAS SARSAT per la rilevazione satellitare delle emergenze in mare;
  2. ARES per il controllo del traffico navale mercantile nazionale;
  3. HAZMAT per il controllo del trasporto di merci pericolose o inquinanti;
  4. LOCSAT per la radiolocalizzazione satellitare delle unità nazionali da pesca;
  5. NAVTEX per la trasmissione di avvisi urgenti e di pericolo ai naviganti;
  6. MAREM per quanto concerne la lotta agli inquinamenti marini.

Il sistema è sostanzialmente un data-base contenente tutte le informazioni relative alle risorse esistenti sul territorio nazionale per la lotta agli inquinamenti marini, tenuto conto che la legge 31.12.1982, n.979 attribuisce alle Autorità marittime competenze operative in tale settore.

In particolare, relativamente alla lotta agli inquinamenti, con l’introduzione del «Sistema HAZMAT» (Hazardous Materials), già previsto dalle direttive 93/75 e 96/39 della Comunità Europea, è stato possibile monitorare il movimento delle navi che trasportano carichi pericolosi o inquinanti in arrivo o in partenza dai porti comunitari, al fine di prevenire, nei limiti del possibile, gli incidenti in mare, ridurre gli eventuali danni e individuare i responsabili nei casi di inquinamento doloso del mare. Le segnalazioni riguardanti i movimenti delle navi e la natura dei carichi trasportati, originate dal comandi di bordo, sono inviate all’IMRCC (Italian Maritime Rescue and Coordination Center) dalle Autorità Marittime a cui prevengono tramite gli Agenti Marittimi. I messaggi, di tipo formattato, contengono una serie di informazioni standard necessarie per il riporto dei dati riguardanti la navigazione e quelli relativi al carico trasportato. Vengono inviati all'IMRCC tramite posta elettronica, per essere automaticamente inseriti nel sistema grazie ad un apposito software. L'HAZMAT è in grado di interfacciarsi con l'ARES e con gli altri sottosistemi di elaborazione dati. Al momento le informazioni sono messe a disposizione dei Paesi comunitari o di altri che ne facciano richiesta con sistemi di telecomunicazione convenzionali (fax, E Mail). Recentemente l'Italia ha aderito ad un protocollo d'intesa tra alcuni Paesi dell'Unione Europea per la realizzazione dell' EU EDI HAZMAT (Sistema di scambio dati elettronico - Electronic Data Interchange) per la connessione in rete delle banche dati HAZMAT.

Il «Sistema MAREM» (Maritime emergency), inoltre, quale sottosistema del N.I.S.A.T. (Sistema informativo per la Navigazione ad Avanzata tecnologia), gestisce un data–base contenente tutte le informazioni relative al naviglio italiano, sue caratteristiche e dotazioni di bordo e di tutte le risorse esistenti sul territorio nazionale per la lotta agli inquinamenti marini, evidenziando pertanto le attribuzioni conferite alle Capitanerie in tali settori. Tale sottosistema è anche equipaggiato con uno specifico software adatto proprio alla gestione delle emergenze ambientali e recentemente interfacciato, a livello del tutto sperimentale, con il server RAMSES, sistema in rete per la trasmissione di informazioni satellitari afferenti l’avvistamento di sversamenti di idrocarburi in mare.

Nel contesto della protezione dell’ecosistema marino non è da dimenticare - in applicazione del Memorandum di Parigi del 26 gennaio 1982 (Paris MOU – Paris Memorandum of Understanding on the Port State Control), stipulata tra gli Stati Europei ed alcuni Stati extraeuropei, per arminizzare i controlli a bordo delle navi che approdano nei porti dei paesi aderenti - l’attività di Port State Control (PSC) e tutte le analoghe azioni mirate a riconoscere, in anticipo rispetto al danno ambientale consumato, l’incidenza di rischio connesso con le carenti condizioni delle navi straniere che approdino nei porti degli stati firmatari. L’attività che riguarda il Port State Control è rivolta principalmente a contrastare il fenomeno delle c.d. navi sub-standards ed è strumentale allo svolgimento di quell’attività di controllo e vigilanza tesa a salvaguardare la salute del nostro mare. L’accordo di Parigi prevede tra l’altro che ogni Stato firmatario ispezioni almeno il 25% delle navi straniere in arrivo nei propri porti, al fine di verificare le condizioni di adeguatezza e di conformità alle norme internazionali di sicurezza, fra cui spicca anche la Marpol 73/78.

Esiste, inoltre, un ulteriore e non ultimo servizio svolto a terra dalle Capitanerie che investe due livelli organizzativi, centrale e periferico; il primo facente capo al Ministero dell’Ambiente, ove è stata istituita, a mezzo apposita convenzione, stipulata in data 06 Agosto 1999 tra detto dicastero e quello delle infrastrutture e dei trasporti, l’ Unità Organizzativa del Corpo delle Capitanerie di Porto, composta da 10 elementi tra Ufficiali, Sottufficiali e marinai con l’obiettivo primario di avvalersi da tale personale specializzato per il miglior perseguimento dei fini individuati non soltanto dalle leggi 979/82, 349/86 e 394/91, modificata dalla 426/98 ed istitutiva delle riserve marine protette, ma anche delle convenzioni internazionali ed accordi comunitari. Il secondo, invece, facente capo ad ogni singolo ente periferico del Corpo, individuabile come sede compartimentale – capitaneria di porto, ove sono stati appositamente istituiti i “Nuclei per la Difesa del Mare” (N.O.D.M.), composti da personale in forza a codesti enti. La relativa organizzazione funzionale è disciplinata con apposito ordine di servizio sulla base della circolare 1/1997 in data 31/01/1987 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, al cui servizio devono ricondursi tutte le attività svolte da altri nuclei operativi quali il “Nucleo Operativo Intervento Portuale" (N.O.I.P.), “Nucleo Operativo Ambiente” (N.O.A.) ed il personale addetto ai controlli sulla pesca, secondo quanto disposto dalla Circolare n° 82/35668/II in data 30/05/2000, del Comando Generale.

In ogni compartimento marittimo, infine, esiste un “Piano Locale di Pronto intervento”, che è attuato dal Capo del Compartimento in caso di inquinamento o di imminente pericolo di inquinamento, il quale, inoltre, provvede a disporre le misure necessarie per prevenire o eliminare gli effetti inquinanti ovvero attenuarli qualora risulti tecnicamente impossibile eliminarli mettendosi in contatto con   la Direzione Generale per la protezione della natura ( ex Servizio Difesa Mare) del Ministero dell’Ambiente.

Tutte queste attività, naturalmente, trovano il loro centro nevralgico nelle varie Centrali Operative presenti sul territorio nazionale che fanno riferimento, per ogni attività di coordinamento, ai 15 centri M.R.S.C. (Marittime Rescue Sub Center) costituiti presso le Direzioni Marittime della Guardia Costiera ed istituiti in attuazione della Convenzione di Amburgo del 1979 che ha introdotto, su scala Europea, sostanziali innovazioni nel campo dell’organizzazione e nel coordinamento delle attività di ricerca e soccorso e, comunque, di pronto intervento in mare.

E’ infatti in questo settore che, a seguito dell’entrata in vigore del D.P.R. 28/09/1994, n. 662, si sono notati i più grandi elementi di innovazione che hanno consentito di creare un più rapido e coordinato assetto organizzativo delle varie attività operative sotto la guida, a livello nazionale, del Centro Italiano di Coordinamento del Soccorso Marittimo (I.M.R.C.C.) che fa capo, attualmente, alla Centrale Operativa del Comando Generale delle Capitanerie di Porto di Roma.

Ciò premesso dal punto di vista della sicurezza e della tutela dell’ambiente marino dagli inquinamenti, bisogna fare alcune considerazioni che riguardano direttamente, per ciò che concerne le attività portuali e non solo, l’attività di polizia latu sensu. L’attività di controllo e vigilanza, nonché di polizia preventiva e giudiziaria inerente il fenomeno dell’inquinamento marino proveniente dalle navi può estrinsecarsi in:

  1. Attività tecnico/amministrativa di controllo e vigilanza: trattasi dell’attività effettuata da personale, normalmente specializzato, facente parte dell’equipaggio della nave o del terminal di attracco o da tecnici privati aventi pubbliche funzioni (cosiddetti Consulenti Chimici di Porto o Periti dei Registri Navali riconosciuti ed autorizzati dallo Stato) come anche dal personale delle Capitanerie di Porto/Guardia Costiera, soprattutto per quanto riguarda quell’attività di controllo amministrativo attinente l’arrivo e la partenza delle navi. Tutta l’attività predetta è svolta, prevalentemente, a bordo delle navi nazionali, ovunque esse siano, e su quelle straniere ormeggiate nei porti nazionali, nonché ai terminal dove dette navi sono attraccate;
  2. Attività di polizia preventiva e giudiziaria: trattasi dell’attività effettuata da personale dello Stato, aventi poteri di polizia generale o speciale (come il personale delle Capitanerie di Porto/Guardia Costiera od il personale della Marina Militare nel mare internazionale), sia nell’ambito del mare territoriale che nel mare internazionale a bordo di navi nazionali o straniere.

 


[1] Le attribuzioni in materia di tutela ambientale demandate al Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera –, derivano ad hoc dall’art. 23 della Legge 979/82, che così recita “la sorveglianza per la prevenzione degli inquinamenti delle acque marine da idrocarburi e dalle altre sostanze nocive nell’ambiente marino e l’accertamento delle infrazioni alle norme relative, sono affidati agli Ufficiali ed Agenti di P.G. di cui all’art. 57 del Codice di procedura penale e all’articolo 1235 del Codice della navigazione nonché al personale civile dell’ Amministrazione dell’ambiente, agli Ufficiali e Sottufficiali e Sottocapi della Marina Militare”.