Fenomeni trasformativi speciali: altre forme di distruzione del cadavere
Alla distruzione del cadavere, oltre i processi ordinari della putrefazione, possono partecipare la «fauna», rappresentata da animali di varia specie (larve di insetti, insetti, crostacei, uccelli, mammiferi roditori e carnivori) e la «flora» (miceti) che attaccano le parti molli dei cadaveri abbandonati all'aperto, immersi nell'acqua o inumati a poca profondità.
La «fauna cadaverica» è costituita soprattutto da insetti i quali, nei cadaveri esposti all'aria, si avvicendano a «squadre», attratti dai prodotti organici della decomposizione post-mortale. Già nel periodo cromatico compare la prima squadra, formata da ditteri, cioè la comune mosca domestica, la calliphora e la curtoneura.
Quando inizia l'enfisema putrefattivo, compare la seconda squadra di mosche, del genere Lucilia, Sarcophaga e Cynomya. Dopo 3-6 mesi interviene la terza squadra, composta da coleotteri e lepidotteri.
In seguito, attratta dai liquami putridi, interviene la quarta squadra, costituita da altre specie di mosche e da alcuni coleotteri, che invade il cadavere dopo circa un anno dalla morte.
Una volta iniziata la colliquazione putrida, si presentano altre specie di ditteri e di coleotteri, formanti la quinta squadra, quali i generi Tyreophor, Ophyra.
Quando è stata distrutta gran parte della materia organica, entra in campo la sesta squadra, formata da acari prosciugatori che assorbono la maggior parte dei liquami cadaverici.
Le parti molli così disseccate vengono attaccati dalla settima squadra, composta da alcuni coleotteri e lepidotteri, cioè farfalle e scarafaggi che provvedono alla riduzione scheletrica operando a distanza di circa 1-3 anni dalla morte.
Gli ultimi resti di sostanza organica ancora presenti vengono eliminati dalla ottava squadra, formata da piccoli coleotteri, che dal quarto al quinto anno completano la scheletrizzazione.
L'ordine di successione dei cosiddetti «lavoratori della morte» può essere utilizzato, con le dovute cautele,tenuto conto delle regioni e dei climi, per dedurre l'epoca a cui risale la morte.
La «flora cadaverica», è rappresentata da talune specie di funghi che possono colonizzare nel cadavere inumato o tumulato, interessa la tanatologia. Queste muffe, tipo aspergilli, penicilli, chenomiceti, trichoderma, ecc., limitano la loro azione ai piani superficiali della cute perciò il potere distruttivo esercitato sui tessuti cadaverici è minimo.
Qualche interesse può avere lo studio delle diverse colonizzazioni fungine per fissare l'epoca della morte.
- Macerazione
È un processo trasformativo che consiste nell'imbibizione idrica dei tessuti quando il cadavere soggiorna in ambiente liquido.
La forma di macerazione tipica, in assenza di germi putrefattivi, è quella subita dal feto morto nell'utero, il quale ha il canale digerente ancora sterile ed è immerso nel liquido amniotico, a membrane integre.
Negli stadi iniziali il liquido imbeve l'epidermide, che rigonfia, si solleva in pieghe e in bolle e si distacca in larghi lembi, mettendo a nudo i tessuti sottostanti, che appaiono di colore rosso-roseo, umidi e viscidi. I feti macerati, rimasti nell'utero da una a tre settimane e più, mostrano l’accentuazione dei fenomeni di macerazione cutanea, gli organi e i tessuti fortemente imbibiti e infiltrati di sierosità ematica (feto sanguinolento).
Il cervello è ridotto a una massa poltigliosa; le cavità celomatiche sono piene di liquido tinto in rosso pallido; i polmoni e il fegato sono molli e friabili. Nel feto avviene il riassorbimento della parte liquida; in un secondo tempo, sui tessuti disseccati si possono formare precipitazioni calcaree trasformando il feto in litopedio, calcificatosi per la lunga ritenzione nell'utero.
La macerazione, nel cadavere annegato, si rende evidente nell'epidermide, specie dove questa è spessa e callosa (palmo delle mani e pianta dei piedi) la quale, già dopo qualche ora di permanenza in acqua, rigonfia, rammollisce, diviene bianca, viscida e grinzosa. Dopo vari giorni di sommersione il rivestimento cutaneo comincia a distaccarsi a modo di guanto o di calza.
- Mummificazione
La mummificazione consiste in un processo di essiccamento dei tessuti del cadavere, i quali, in determinate condizioni ambientali, subiscono una rapidissima disidratazione e si prosciugano assumendo aspetto e consistenza coriacei. Questo fatto priva i tessuti cadaverici dell'acqua necessaria allo sviluppo dei germi della putrefazione, che viene perciò inibita (Vedi figura).
Le condizioni naturali che favoriscono la mummificazione sono, in primo luogo, la temperatura elevata e la buona ventilazione dell'ambiente, che rendono secca l'aria e agevolano in tal modo l'evaporazione e la sottrazione dei liquidi dal cadavere. La mummificazione avviene anche in ambienti freschi, purché molto asciutti e ventilati, ad esempio, nel buio delle caverne e dei sotterranei. Si conoscono località (cimiteri, chiostri, chiese, cripte, ecc.) nelle quali i cadaveri vanno incontro alla mummificazione in modo quasi costante.
Le condizioni individuali sono altrettanto importanti, poiché la mummificazione avviene più facilmente nei cadaveri di persone magre, denutrite, morte per cachessia, per profuse emorragie o in stato di disidratazione.
Tranne le mummificazioni molto rapide, avvenute dopo alcune settimane, o dopo 2-3 mesi, il processo si completa generalmente entro un anno e tale si mantiene per decenni o per secoli.
È nota la mummificazione cui può andare incontro il feto morto entro l'utero in presenza di scarso liquido amniotico, così detto feto papiraceo, i cui tessuti assumono aspetto pergamenaceo.
- Saponificazione
La saponificazione, come dice il nome, consiste nella formazione dei saponi ad opera di batteri che producono enzimi (lecitinasi) capaci di scindere i grassi del cadavere, trasformandoli in adipocera.
L' adipocera è costituita in parte da acidi grassi liberi (oleico, palmitico, stearico) e in parte da saponi insolubili (acidi grassi del cadavere si combinano coi sali di calcio, di sodio e di magnesio presenti nell'acqua o nel terriccio).
Secondo ipotesi recenti non si avrebbe la saponificazione vera e propria dei tessuti, bensì avverrebbe l'idrolisi dei trigliceridi (in massima parte di acido palmitico) con trasformazione degli acidi grassi insaturi in acidi saturi e in altri composti oleici (ossiacidi, idrossiacidi, ecc.). L'adipocera si presenta come una sostanza biancastra, untuosa, viscida, più o meno consistente, di odore rancido simile a quello del formaggio alterato.
- Corificazione
La corificazione, cioè la trasformazione in cuoio, è un fenomeno che si osserva nei cadaveri chiusi ermeticamente in casse foderate con rivestimento metallico di zinco o di piombo. In queste condizioni si ha un notevole rallentamento dei processi putrefattivi (dovuto probabilmente all'azione chimica di composti metallici) e si verifica una singolare modificazione della cute, la quale si prosciuga alquanto ma senza essiccarsi, mantiene elasticità e morbidezza e assume l'aspetto gialliccio del cuoio di concia recente. La cute corificata, si retrae e si modella sul cadavere, si infossa a barca sull'addome e pone in evidenza le salienze dello scheletro.
I visceri, preservati dalla putrefazione e protetti dall'involucro corificato, sono asciutti, ridotti di volume e di consistenza pastosa.
Il processo di corificazione, già palese dopo un anno di permanenza nella cassa metallica, si completa nel corso del secondo anno di morte. A processo ultimato, residua sul fondo della cassa un liquame bruno e torbido.
Mummificazione: processo di essiccamento dei tessuti del cadavere