Corruzione

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In linea generale, ricorre il reato di "corruzione" (artt. 318-322) in tutti i casi in cui, per effetto di un accordo intervenuto fra un Pubblico Ufficiale ed un privato cittadino, il primo accetta dal secondo, per un atto relativo all’esercizio delle sue attribuzioni, un «compenso» che non gli sia dovuto.

Oggetto della tutela penale delle norme incriminatici in questione è l’interesse della Pubblica Amministrazione alla imparzialità, onestà e correttezza dei propri funzionari.

Il Codice distingue due forme fondamentali di corruzione:

  1. corruzione impropria: che ricorre quando il compenso è relativo ad un normale atto di ufficio (un atto,cioè, legittimo, di competenza dell’ufficio cui appartiene il funzionario – art.  318 c.p.);
  2. corruzione propria: che si ha quando il compenso è relativo ad un atto contrario ai doveri d’ufficio (un atto,cioè, illegittimo perché in contrasto con norme giuridiche o con istruzioni di servizio – art. 319 c.p.).

► Nell’ambito di ciascuna ipotesi, il codice distingue, inoltre, tra:

  1. corruzione antecedente, quando si riferisce ad un atto ancora da compiersi, che è oggetto della corruzione;
  2. corruzione susseguente, quando si riferisce ad un atto già compiuto dal funzionario.

Esaminando distintamente le quattro ipotesi criminose possiamo dire che rispondono del reato di «corruzione impropria antecedente» il Pubblico Ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che rivesta la qualità di impiegato che, per compiere un atto del suo ufficio riceve, per sé o per un terzo, in danaro o altra utilità, una retribuzione che non gli è dovuta o ne accetta la promessa,nonché colui che dà o promette la retribuzione.

  • E’ il caso, ad esempio, del medico dell' IPSEMA che accetta danaro per visitare un marittimo; il funzionario che accetta la somma che gli viene spontaneamente consegnata quale compenso per il rilascio di un certificato che egli è tenuto a rilasciare gratuitamente nell’esercizio delle sue funzioni.

Rispondono del reato di «corruzione impropria susseguente» il Pubblico Ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che riceve la retribuzione indebita per un atto d’ufficio da lui già compiuto.

  • E’ il caso, ad esempio, del medico dell' IPSEMA che riceve un compenso non dovutogli dopo aver visitato un marittimo.

Di tale reato risponde solo il Pubblico Ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio e non anche il corruttore.

Rispondono del reato di «corruzione propria antecedente» il Pubblico Ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio il quale, per ottenere o ritardare un atto del suo ufficio o per fare un atto contrario ai doveri di ufficio, riceve, per sé o per un terzo, denaro od altra utilità.

  • E’ il caso, ad esempio, dell’Agente di p.s. che, dopo aver sorpreso un ladro in flagranza di reato, accetta l’offerta di questi di consegnargli una determinata somma di danaro per non farsi arrestare; il funzionario che ritarda l’istruttoria di una pratica del suo ufficio a seguito di un compenso offertogli dal privato che verrebbe ad esserne danneggiato.

Rispondono del reato di «corruzione propria susseguente» il Pubblico Ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che riceve denaro o l’utilità per aver agito contro i doveri del suo ufficio o per aver omesso o ritardato un atto di ufficio, nonché colui che ha dato il danaro o l’utilità.

  • E’ il caso, ad esempio, del funzionario che riceve un compenso per aver ritardato l’istruttoria di una pratica.

La corruzione pur avendo in comune con la concussione l’abuso delle funzioni e l’illiceità del profitto se ne differenzia per la posizione in cui si trovano le parti è per l’elemento psicologico.  Nella corruzione le parti si trovano in condizioni di parità ed il privato è libero di porre in essere, d’accordo con il un illecito rapporto.

Nella concussione invece è caratteristica la posizione di preminenza del il Pubblico Ufficiale, di conseguenza, la determinazione all’illecito è la conseguenza della coartazione della volontà del privato soggiogata dall’impossibilità di conseguire in altro modo l’utile sperato.