Inquinamento marino

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Le vie d'acqua, sono uno dei veicoli maggiori dell'inquinamento ecologico. Il trasporto delle merci da un capo all'atro del mondo, è sempre stato un motivo di ricerca ed evoluzione nella costruzione dei mezzi e di sistemi atti a garantire velocità, sicurezza ed economicità. Le merci oggi si trasportano per terra, per mare, fiumi e per aria, ma nonostante lo sviluppo delle reti stradali e il sempre maggior utilizzo degli aerei, il «mare» garantisce ancora oggi, il mezzo più economico e spesso insostituibili per il trasporto delle merci.

  • Ad esempio, il trasporto del petrolio greggio dai luoghi di produzione ai luoghi di trasformazione e di consumo oppure del gas naturale (metano) che sebbene in alcuni paesi può essere distribuito attraverso una serie di condotte sottomarine, in altre zone della terra può essere trasportato solo con le navi gassiere (navi particolari costruite appositamente per il trasporto di gas ).

L'uomo, da sempre, ha utilizzato il mare come mezzo di comunicazione, ma anche come un grande scarico naturale. Per molti tempo questo non ha creato gravi danni all'ambiente, perché anche se i fiumi immettevano in mare le acque residuali urbane contenenti sostanze organiche e batteri, non vi erano grandi problemi, in quanto le sostanze organiche erano in quantità tale che giunte al mare venivano rapidamente riutilizzate come nutrimento dagli organismi del plancton, i batteri erano diluiti e non sopravvivevano a causa della salinità e della temperatura. I rifiuti industriali non erano molto dannosi poiché erano costituiti quasi esclusivamente da sostanze biodegradabili e da pochi elementi metallici. La capacità depurativa del mare era nettamente superiore alla capacità inquinante delle sostanze immesse. Questa situazione oggi è notevolmente cambiata , la popolazione mondiale negli ultimi 100 anni è cresciuta in modo esponenziale concentrandosi sempre di più nelle aree urbane, proporzionalmente sono aumentati gli scarichi organici prodotti dall'uomo .Anche le industrie si sono moltiplicate e i loro scarichi hanno subito delle trasformazioni radicali, tra i loro rifiuti vi sono sostanze chimiche artificiali non trasformabili, che derivano dalla lavorazione delle materie plastiche, da fibre sintetiche, dai detergenti utilizzati e dall'uso di insetticidi e pesticidi. Tra i metalli spesso si trovano quelli molto tossici come il mercurio, il cadmio, il nichel, lo zinco, il cromo, l'arsenico.

L'agricoltura, anch'essa in evoluzione, ha iniziato a contribuire all'inquinamento immettendo nei fiumi e nelle falde acquifere acque cariche di fosfati e nitrati o contaminate da insetticidi, pesticidi e diserbanti.

Le fonti di inquinamento marino sono molteplici, ed ogn'una contribuisce in quantità maggiore o minore al suo aumento. In ordine di priorità, le principali fonti di inquinamento sono:

  • Fonti terrestri (scarichi fognari non adeguatamente depurati; acque di lavaggio degli allevamenti, ricchi di sostanze eutrofizzanti; scarichi industriali sversati direttamente nei fiumi o in mare; prodotti chimici usati in agricoltura (antiparassitari, fertilizzanti) che con varie modalità raggiungono il mare, ecc.).
  • Fonti di origine atmosferica che determinano ricadute direttamente in mare di sostanze inquinanti da precipitazioni meteoriche (piogge acide).
  • Inquinamento legato ad attività che interessano i fondali marini (attività estrattive):
  1. come risultato diretto di tali attività (detriti, fanghi oleosi);
  2. provocato dalle strutture impiantistiche utilizzate;
  3. determinato da perdite, accidentali o dolose, dei prodotti dell’estrazione (petrolio);
  4. cagionato dai rifiuti prodotti dal personale addetto.
  • Inquinamento determinato da sversamento diretto in mare di sostanze o prodotti tossici quali:
  1. acque di lavaggio di cisterne, serbatoi, ecc. di navi, scaricate direttamente in mare aperto;
  2. inquinamento da perdita accidentale, totale o parziale, del carico da parte delle navi;
  3. inquinamento da smaltimento di rifiuti tossico-nocivi, di solito di derivazione industriale, effettuato da organizzazioni criminali attraverso modalità differenti: dallo sversamento doloso in mare di tali sostanze, all’affondamento della nave stessa con l’intero carico.

Da queste fonti di inquinamento, il mare si "difende" con meccanismi diversi. Di scarso rilievo l’azione «fotodegradante» della componente ultravioletta della luce solare, vista la scarsa trasparenza in profondità, mentre più efficace risulta la «diluizione» delle sostanze inquinanti, che così perdono, almeno in parte, la loro iniziale pericolosità e la «digestione»[1] delle sostanze organiche biodegradabili, da parte di microrganismi che le trasformano in materiale inorganico. Il progressivo aumento della immissione di queste sostanze biodegradabili, tuttavia, specie nei mari “chiusi” come il Mediterraneo, rischia di rendere insufficiente questa attività di «autodepurazione». Non sono suscettibili di tale processo “digestivo” le sostanze inorganiche.

Questa complessa situazione può richiedere anche la necessità di interventi umani di ausilio, spesso però insufficienti o addirittura inefficaci, sempre costosi.

 


[1] E' il processo biologico mediante il quale le sostanze organiche vengono trasformate in metano, anidride carbonica e fanghi biologici, attraverso una serie di reazioni che hanno luogo in vasche chiuse (digestori) in assenza di ossigeno o in vasche aperte in presenza di ossigeno. I materiali solidi vengono solubilizzati da speciali enzimi e quindi fermentati da particolari ceppi batterici che li riducono in acidi organici semplici, ad esempio in acido acetico, a loro volta trasformati in prodotti gassosi (metano e anidride carbonica) da altri batteri. I fanghi ispessiti vengono riscaldati e introdotti a più riprese nel digestore, dove nel giro dii 0-30 giorni vengono definitivamente decomposti Con il processo di digestione èpossibile ridurre la concentrazione di materia organica nei liquami del 45-60%. Per accelerare i processi biologici di depurazione delle acque di scarico vengono utilizzate svariate soluzioni tecniche. Tra le più diffuse si annoverano quella a filtri percolatori, quella a fanghi attivi e quella a lagune.