Fenomeni trasformativi distruttivi

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I fenomeni cadaverici comprendono l’insieme dei cambiamenti della struttura organica e dello stato fisico-chimico, cui va incontro il corpo dopo la morte. I fenomeni «trasformativi» determinano modificazioni importanti del cadavere. I segni che li rivelano sono pertanto detti "positivi".

  • Autolisi e autodigestione

L’autolisi prende avvio quando cessano nella cellula le attività della vita residua e comincia l'acidificazione del mezzo ambiente. Questa autodistruzione avviene a opera degli enzimi endocellulari, contenuti nei lisosomi, i quali distruggono le strutture fondamentali della cellula, modificandone l'aspetto.
Al microscopio è possibile osservare: vacuolizzazione e granulosità del citoplasma, picnosi e disfacimento del nucleo nonché rottura della membrana cellulare. L'autolisi è presente in tutti gli organi, ma in particolare la mucosa gastrica, il pancreas e la midollare surrenale.
Oltre l'autolisi, nel cadavere avvengono processi di autodigestione vera e propria, dovuta ai fermenti proteolitici e lipolitici contenuti nei succhi gastrico e pancreatico. Avvenuta la morte, questi succhi attaccano le cellule devitalizzate iniziando dagli organi in cui essi sono prodotti e poi interessando quelli vicini.

  • Putrefazione

Questo dato tanatologico si evidenzia come fenomeno di trasformazione cadaverica dovuto all’attività di particolari fattori che distruggono la materia organica, così da scinderla in composti chimici più semplici quali l’acqua, l’anidride carbonica. In determinate circostanze la putrefazione viene sostituita da anomale trasformazioni del cadavere, quali:

  1. macerazione (tale processo si svolge soltanto quando il cadavere non contiene germi putrefattivi, dissolvendosi all’infuori della loro influenza a causa di fenomeni di autolisi);
  2. mummificazione (il cadavere si presenta con la pelle secca, di colore giallo, con consistenza di cuoio o di pelle nera, con i tessuti sottostanti fortemente disidratati, la cui caratteristica va rinvenuta nello stato di grande leggerezza del cadavere);
  3. saponificazione (processo trasformativo che avviene in particolari condizioni d’ambiente, ad esempio quando il cadavere si trova sommerso o inumato in terreno umido o sommerso, assistendosi ad una trasformazione degli acidi grassi, che infiltrano la cute in saponi agevolati dalla loro combinazione con basi alcaline di natura terrosa di origine ambientale).

Il meccanismo putrefattivo consiste nella degradazione e decomposizione dei tessuti ad opera di germi anaerobi e aerobi, i cui enzimi provocano la fermentazione putrida dei tessuti stessi con formazione di gas.
I germi, in prevalenza anaerobi, sono per gran parte ospiti abituali dell’intestino, dove vivono come saprofiti; altri batteri provengono dall'esterno e penetrano nel cadavere attraverso le aperture naturali o le eventuali soluzioni di continuo della cute.
I principali microrganismi della putrefazione appartengono al gruppo dei B. perfrigens, dei putrifici, dei clostridi, dei protei, dei cocchi e dei coli, i quali, superata la parete intestinale, si diffondono a tutto il corpo.
Per azione dei germi vengono scisse le proteine, che sono degradate a peptidi, aminoacidi, amine libere e gas (idrogeno solforato, ammoniaca, azoto e altri gas putrifici). Dalla decomposizione putrefattiva delle sostanze organiche si formano, composti basici azotati, dette ptomaine.

La putrefazione è influenzata da fattori di diversa natura:

Tra i fattori intrinseci si ricordano: l’età, (la putrefazione è rallentata nei feti per la sterilità del canale digerente); la costituzione fisica (la putrefazione è più rapida nei soggetti pletorici rispetto a quelli magri poiché la quantità di liquidi nei tessuti).
Importante è il genere di morte poiché la putrefazione è precoce e rapida nei soggetti defedati ed in deceduti a seguito di infezioni settiche.
Anche le morti asfittiche accelerano i processi putrefattivi poiché lo stato fluido del sangue favorisce la moltiplicazione e la diffusione dei germi.
Per contro, vi sono cause di morte che ritardano la putrefazione (morte per anemia acuta, terapia antibiotica ).
Tra i fattori estrinseci va ricordata la temperatura ambientale: quella compresa tra i 25° e i 35 °C è ottimale per lo sviluppo dei germi putrefattivi. L'influenza delle condizioni ambientali, climatiche e stagionali è stata compendiata nella regola seguente: il grado di putrefazione raggiunto in un'ora nel periodo estivo equivale a quello di un giorno nel periodo invernale.
È nota la formula (x = 1,2,8) enunciata così da Casper: se il grado di putrefazione di un cadavere esposto all'aria in condizioni medie richiede tempo 1, questo tempo sarà del doppio quando il cadavere è stato sott'acqua e sarà 8 volte maggiore se il cadavere è stato sotto terra.

 

 

 

Il processo della putrefazione viene suddiviso in quattro periodi o stadi:

  1. cromatico,
  2. enfisematoso,
  3. colliquativo
  4. di riduzione scheletrica.

Periodo Cromatico: detto così a causa della colorazione verde assunta dalla superficie cutanea del cadavere. Il processo colorativo inizia in sede iliaca destra, corrispondente all'intestino cieco, dove maggiormente pullulano i germi putrefattivi. La macchia verde compare mediamente tra le 18 e le 36 ore dalla morte. La colorazione verde putrefattiva è dovuta alla presenza di idrogeno solforato, prodotto dalla scissione delle sostanze proteiche, il quale si diffonde nei tessuti e si combina col pigmento ematico liberato dalla lisi dei globuli rossi, formando la solfometaemoglobina, cui è dovuta la tinta verde.
Dalla sede ileo-cecale la macchia verde si estende alla parete addominale, poi al tronco, alla testa e agli arti, seguendo il decorso dei vasi venosi superficiali, che si rendono evidenti in forma di arborizzazioni di colorito rosso scuro e poi verdastro (reticolo venoso putrefattivo) alla cui formazione contribuisce lo sviluppo dei gas che dilata i vasi e spinge il sangue verso le aree periferiche.

Periodo Enfisematoso: (3-4 giorni d’estate, 7 giorni d’inverrno) così definito per la formazione dei gas putrefattivi (azoto, idrogeno libero e solforato, anidride carbonica, etc.) ad opera dei germi anaerobi.
In tal modo il cadavere è sottoposto a una distensione notevole, che ne modifica profondamente l'aspetto esteriore. L'addome è tumido, timpanico e di forma batraciana; il volto è tumefatto, le palpebre e le labbra sono rigonfie, i bulbi oculari e la lingua protrudrono (facies negroide). A questo punto l'intero cadavere assume un volume enorme (aspetto gigantesco). La cute conserva
in parte il colorito verdastro, poi vira verso il bruno - nerastro; lo strato corneo è scollato e sollevato da vescicole contenenti sierosità e si distacca a larghi lembi alle mani e ai piedi formando stampi a guisa di guanto o di calza (epidermolisi putrefattiva). Anche i capelli si staccano a ciocche. La pressione dei gas provoca lo spostamento del sangue dentro i vasi (circolazione post-mortale), il sanguinamento delle ferite, la perdita di feci, il prolasso del retto e della vagina e, nelle donne morte gravide, l'espulsione del feto (il c.d. parto nella bara).

Periodo Colliquativo: esso consiste nella fusione putrida dei tessuti, già imbibite rammolliti dai precedenti stadi della putrefazione (malacia cadaverica). Tale processo inizia assai precocemente ma si rende evidente col passare del tempo, cioè dopo 2-3 settimane dalla morte in estate e dopo alcuni mesi in inverno.
Gli organi e i tessuti, attaccati dai processi distruttivi, colliquano non contemporaneamente ma in tempi variabili secondo la struttura parenchimatosa o fibrosa. Gli organi interni perdono la loro elasticità naturale e divengono flaccidi, friabili, pastosi, ridotti di volume e di colorit
o rosso-scuro o bruno- verdastro. La maggiore resistenza alla putrefazione è offerta dai tendini, dai legamenti, dalle fasce aponeurotiche e dai grossi vasi arteriosi alla cui distruzione possono occorrere 3 - 5 anni. La colliquazione dei tessuti molli richiede minore tempo (come accade nelle surrenali, nella milza e nel pancreas). La prostata e l'utero a riposo colliquano tardivamente, per la loro compatta struttura fibro-muscolare (importante per identificare il sesso del cadavere in avanzata putrefazione).

Periodo della Scheletrizzazione: la riduzione scheletrica del cadavere si completa in media dopo 3-5 anni. Avvenuta la distruzione delle parti molli, scompaiono poi i tessuti fibrosi, tendinei e cartilaginei e restano le sole ossa, isolate dalla primitiva impalcatura scheletrica. Col passare del tempo le ossa si liberano anche dai più piccoli residui i parti molli ancora adesi, essiccati o incrostati. Dopo molti anni avviene la decalcificazione che rende i resti ossei leggeri, porosi, friabili e suscettibili di polverizzazione al minimo contatto. In particolari condizioni, grazie a lenti processi di mineralizzazione, le ossa possono fossilizzare.