Rispetto alla dimensione pianificatoria, vista la presenza di una pluralità di soggetti e di mezzi coinvolti a vario titolo nell’attività di prevenzione e di intervento in caso di inquinamento, la normativa nazionale prevede una pianificazione operativa strutturata su due livelli:
E’ stato approvato nel 1998 il “Manuale delle procedure operative in materia di tutela e difesa dell’ambiente marino e per gli interventi di emergenza in mare”, al cui interno sono analiticamente disciplinati i procedimenti da seguire per affrontare gli eventi inquinanti, secondo la loro gravità. In particolare si dispone che, in presenza di un inquinamento di piccola rilevanza, sono competenti a provvedere le Autorità marittime locali, le quali devono comunicare al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare[1] [1] gli interventi effettuati.
Il criterio base cui si ispira la Legge n. 979/82 è caratterizzato dalla entità del danno che un inquinamento può provocare nei riguardi degli interessi nazionali, della salvaguardia della vita umana e dell’ambiente in mare e lungo le coste.
Il piano trova applicazione in tutti i possibili inquinamenti marittimi o costieri qualunque siano le fonti e le situazioni che li hanno originati. Poiché un inquinamento può verificarsi in forme, modalità e situazioni diversissime, non è possibile, peraltro, dettare norme dettagliate ma solo dare direttive che siano valide in ogni circostanza.
► Il piano agisce su tre livelli temporali:
Al fine di rendere agevole la scelta delle operazioni da intraprendere, è opportuno fare una distinzione degli inquinamenti, tenendo conto delle diverse possibilità e disponibilità dei mezzi con i quali vengono affrontati gli sversamenti in mare.
In relazione all’ampiezza, natura e alla zona inquinata si possono distinguere, pertanto:
Un grande inquinamento può determinare situazione di “emergenza nazionale” quando si ritiene che non possono fronteggiarsi con i mezzi di cui l’Amministrazione Marittima dispone o può disporre. In particolare rientrano nella situazione di emergenza nazionale i seguenti casi (sempre che non siano fronteggiabili con i mezzi che dispone il nostro Ministero):
Questo tipo di classificazione degli inquinamenti in relazione alla possibilità di affrontarli permette di poter intervenire in base alla reale situazione
► Emergenza
Qualora il pericolo di inquinamento o l’inquinamento in atto sia tale da determinare una situazione di emergenza e non è fronteggiabile con i mezzi di cui dispone il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, viene richiesto al Capo del Dipartimento della Protezione Civile - presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e su richiesta del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - di proporre al Presidente del Consiglio dei Ministri la emissione della «dichiarazione di emergenza nazionale».
In tale caso il Ministro del Dipartimento della Protezione Civile assume la direzione di tutte le operazioni sulla base del “piano di pronto intervento nazionale” (art.11 L. 979/82). Il piano comincia ad essere operativo con l’attivazione del centro operativo del Dipartimento nel momento in cui il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti da notizia dell’avvenuta dichiarazione di emergenza nazionale.
[1] Alla luce dell’art. 10, comma 1, della Legge n. 537 del 24.12.93 e del correlato D.M.19.1.94, sono state trasferite al Ministero dell’Ambiente tutte le funzioni in materia di tutela e difesa dell’ambiente marino in precedenza attribuite al soppresso Ministero della Marina Mercantile. A seguito di tali provvedimenti normativi è, quindi, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare che provvede, nel quadro del Servizio Nazionale di Protezione Civile, d’intesa con le altre amministrazioni civili e militari dello Stato e mediante il concorso degli enti pubblici territoriali, alla organizzazione del pronto intervento per la difesa del mare e delle zone costiere dagli inquinamenti causati da incidenti. Più precisamente, nel disimpegno di tale delicata competenza, il Ministero dell’Ambiente si avvale, a livello centrale, della Direzione per la Protezione della Natura (ex Servizio difesa Mare - DIFMAR) e dell’Istituto Centrale di Ricerca Applicata al Mare (ICRAM), entrambi istituiti presso lo stesso Ministero. A livello periferico, organi funzionalmente dipendenti, in questo specifico campo, dal Dicastero dell’Ambiente sono, invece, le Capitanerie di Porto, alle quali la normativa vigente assegna il compito di attuare il c.d. “pronto intervento”, in stretto contatto con i Centri Operativi Periferici esistenti presso i Servizi Supporto Navale (S.S.N..) delle Direzioni Marittime.
[2] [1] [1] Inquinamenti da idrocarburi: la conseguenza dell’immissione in mare di petroli e derivati, elencati nell’Allegato 1 e relativi aggiornamenti della Marpol 73/78, nonché dall’Allegato A della Legge n. 979/82 e successive modificazioni. Inquinamenti da altre sostanze nocive: la conseguenza dell’immissione in mare delle sostanze elencate nell’Allegato II e relativi aggiornamenti alla Marpol 73/78, nonché di quelle di cui all’allegato A e successive integrazioni della legge 31.12.1982 n. 979
Nell’ipotesi di eventi di particolare gravità ovvero nel caso di inquinamneto da idrocarburi o da altre sostanze nocive, ove l’ampiezza dell’area inquinata o il grado di pericolo per le vitre umane, le popolazioni rivierasche, l’ambiente o l’economia della zona colpita, sia tale da determinare una situazione di emergenza, il Capo del Compartimento marittimo (vale a dire il Comandante della Capitaneria di Porto) competente per territorio, dichiara lo stato di “emergenza locale”, dando di ciò tempestiva comunicazione:
L’attività di coordinamento e di direzione operativa degli interventi è assunta, allora, dal Comandante della Capitaneria di Porto. A tal fine ogni Capitaneria di Porto adotta un “Piano locale di pronto intervento antinquinamento” e può disporre di mezzi e dotazioni antinquinamento in convenzione con il Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
Tramite la Direzione Generale per la Protezione della Natura, a sua volta, Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare provvederà a dare immediata comunicazione dell’avvenuta dichiarazione dell’emergenza locale al Dipartimento della Protezione Civile – Centro Operativo Energenze Marittime (C.O.E.M.M.).
Va rilevato che qualora lo stato di emergenza locale riguardi un inquinamento che investi o minacci di investire la costa, con l’Autorità Marittima interagirà la Prefettura, nella veste di massimo Organo periferico di Protezione Civile, alla quale spetta la direzione e il coordinamento delle operazioni di bonifica svolte sulla terraferma, ferma in attuazione di un “Piano provinciale di emergenza di protezione civile” (per il caso di emergenza inquinamento marino in costa), ferma restando la responsabilità del Capo del Compartimento Marittimo per quanto concerne la direzione ed il coordinamento operativo, a livello locale, di tutte le operazioni in mare.
Diversa da quella sinora esaminata è l’ipotesi in cui l’emergenza derivante da un inquinamento marino sia tale da non poter essere fronteggiata con i mezzi a disposizione del Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
Qualora, infatti, l’emergenza locale non sia fronteggiabile con le risorse disponibili a livello locale, il Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - interessato dal Capo del Compartimento Marittimo colpito dall’inquinamento, per il tramite della Centrale Operativa del Comando Generale delle Capitanerie di Porto - deciderà in merito alla dichiarazione di stato di “emergenza nazionale” interessando il Dipartimento della Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Le procedure da seguire dopo tale dichiarazione sono regolamentate nel “Piano di pronto intervento nazionale per la difesa da inquinamento di idrocarburi o di altre sostanze nocive causate da incidenti in mare”.
Approvato con il D.M. 11.01.93. tale «Piano», in particolare, costituisce il “terzo livello temporale” di quello che può essere considerato come un unico piano operativo nazionale che vede ai primi due livelli, rispettivamente, i “Piani di pronto intervento locale” delle singole Capitanerie ed il “Piano di pronto intervento per la difesa del mare e delle zone costiere dagli inquinamenti causati da incidenti” approvato, quest’ultimo, con D.M. 03.3.87, dall’allora Ministro della Marina Mercantile. Si tratta di un piano dettagliato recante le modalità di intervento che le Autorità dello Stato, centrali e periferiche, con la collaborazione delle Regioni, devono porre in essere al fine di conseguire il massimo risultato possibile nell’azione di bonifica e di contenimento dei danni che possono essere causati a persone ed ambiente in seguito a simili eventi.
La "dichiarazione di emergenza nazionale", in attuazione della Legge n. 285/2002, avviene per Decreto emesso da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri. In emergenza nazionale, il Capo del Dipartimento della Protezione Civile assume la direzione di tutte le operazioni sulla base del “Piano di pronto intervento nazionale”. In ogni caso il Capo del Compartimento mantiene il controllo operativo, a livello locale, delle forze a disposizione ed alla responsabilità dell’esecuzione di tutte le attività in mare, con esclusione delle attribuzioni riconducibili ai concetti di direzione e coordinamento delle operazioni, nominando a tal fine per il controloo tattico dei mezzi assegnati per la lotta antinquinamento il Comandante in zona (O.S.C.).
La dichiarazione dello stato di emergenza nazionale antinquinamento costituisce, in generale, la naturale conseguenza di una situazione di “grande inquinamento”, intendendosi, come tale, quello difficilmente contenibile e/o che coinvolga, a causa dell’estensione della zona interessata, più Centri Operativi Periferici (C.O.P.) ovvero che minacci tratti di costa e/o di litorale di particolare pregio e valore. A prescindere da valutazioni di carattere economico/ambientale, rientra, altresì, nella nozione di “grande inquinamento” anche l’immissione in mare di sostanze che costituiscano seria minaccia per l’incolumità e la salute delle popolazioni rivierasche. Inoltre, per quanto riguarda, in particolare, lo sversamento di idrocarburi, esiste un limite quantitativo, pari a 1.000 metri cubi, al di sopra del quale le immissioni sono convenzionalmente considerate “grandi inquinamenti”.
Sotto il profilo organizzativo, nel caso di emergenza nazionale, viene attivato, presso il Dicastero della Protezione Civile, il Centro Operativo Emergenza in Mare (C.O.E.M.) che ha il compito di seguire continuamente l’evolversi della situazione acquisendo tutti i dati e le notizie utili per consentire al titolare del Dicastero stesso di disimpegnare al meglio la propria attività direttiva e di coordinamento di tutte le forze impegnate.
Nello svolgimento di tale delicata attività, il Dipartimento della Protezione Civile si avvale, altresì, a livello periferico, dei Centri Operativi Periferici e dei Capi di Compartimento Marittimo mentre, a livello centrale, di notevole ausilio risulta l’opera svolta dal Comitato Tecnico - Scientifico (previsto dal D.M.11.8.90) e dalla Direzione per la Protezione della Natura (ex Servizio difesa Mare - DIFMAR), a sua volta collegato al Centro Nazionale di Coordinamento e Raccolta Dati (esistente presso la stessa Direzione) ed alla Centrale Operativa del Comando Generale delle Capitanerie di Porto (Maricogecap).
Un’ulteriore ipotesi di emergenza che può verificarsi è, infine, quella in cui si renda necessaria l’attuazione di un intervento antinquinamento in acque internazionali al fine di scongiurare la possibilità di danni alle coste ed all’ecosistema delle nostre acque territoriali e interne. Tale intervento è previsto e disciplinato, a livello internazionale, dalla Convenzione di Bruxelles del 1969, meglio nota come “Intervention 69”, alla quale è stata data regolare attuazione nell’ambito del nostro ordinamento giuridico.
In particolare, l’art.1 del D.M.25.9.95, in considerazione della particolarità e delicatezza dell’intervento in alto mare e della complessità degli interessi che, in questo caso, possono essere coinvolti, ha precisato che la relativa decisione deve essere adottata dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare solo previa intesa con i Ministeri degli Affari Esteri e della Difesa, sentiti il Ministero dei Infrastrutture e dei Trasporti e il Ministero dello Sviluppo Economico.
Una volta adottata tale decisione, la direzione delle operazioni sarà assunta dal Direttore Generale per la Protezione della natura (o da un suo delegato) il quale, qualora l’intervento risulti alquanto complesso, si avvarrà dell’opera del Comitato Permanente Interministeriale di Pronto Intervento (previsto dal D.P.R. 504/78) che, in questo caso (come in altri di una certa gravità), viene convocato d’urgenza tramite il C.O.A. della stessa Direzione per la Protezione della Natura.
L’attivazione, nei diversi stati di emergenza sopra esaminati, della struttura organizzativa del “pronto intervento” antinquinamento, per poter produrre risultati soddisfacenti, deve essere necessariamente connotata, come è ovvio, dal requisito della tempestività. A tal fine, il Protocollo I alla Convenzione Marpol 73/78 e l’art.12 della L. 979/82 prevedono che nel caso di avarie o incidenti suscettibili di arrecare danno all’ambiente marino attraverso lo sversamento di idrocarburi o di altre sostanze nocive o inquinanti, il comandante, l’armatore o il proprietario della nave debbano informare, senza indugio, l’Autorità Marittima più vicina al luogo del sinistro, adottando, nel contempo, “ogni misura che risulti al momento possibile per evitare ulteriori danni ed eliminare gli effetti dannosi già prodotti”.
In questo caso i summenzionati soggetti vengono «diffidati» ad adottare le suddette misure dalla stessa Autorità Marittima la quale, nel caso in cui tale diffida resti senza effetto ovvero non produca gli effetti sperati entro un termine a tal fine assegnato, provvederà ad eseguire gli interventi necessari per conto dell’armatore o del proprietario, recuperando poi dagli stessi le spese sostenute. Nei casi di comprovata urgenza, tuttavia, l’Autorità Marittima adotterà tali interventi, sempre per conto dell’armatore o del proprietario, anche in assenza della preventiva diffida.
Va aggiunto che, al fine di rendere gli interventi antinquinamento “mirati” e, quindi, efficaci,, le segnalazioni circa la presenza in mare di sostanze inquinanti dovranno essere quanto più possibile dettagliate con riferimento, in particolare, alle condimeteo in atto, alla esatta posizione ed estensione della “macchia”, alla natura, alla quantità ed alla denominazione tecnica delle sostanze sversate. Nel caso di trasporto in colli, inoltre, occorrerà fare riferimento anche al tipo ed alle condizioni dell’imballaggio, indicando, altresì, il nome del fabbricante, del caricatore e del destinatario del carico.
Tali dati, nel caso in cui a ciò non provveda la nave che ha provocato l’inquinamento, dovranno essere forniti, ove possibile, da chiunque rilevi l’immissione in mare di sostanze inquinanti. Infatti, va ricordato che l’obbligo di segnalare uno stato di inquinamento marino sussiste non solo a carico dei soggetti individuati dalle summenzionate disposizioni normative, ma anche dei Comandanti di qualsiasi unità aeronavale, civile o militare.
[1] [2] [2]La Direzione generale svolge le funzioni previste dall’art. 5 D.P.R. 3 agosto 2009, n. 140. Per l’espletamento dei propri compiti, la Direzione è articolata nelle seguenti sette Divisioni.
[2] [2]Organo periferico del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti al momento non operativo. Fino alla sua attivazione le funzioni del C.O.P. sono svolte dalla Direzione Marittima di giurisdizione.
Il sottoscritto ____________(CP) Capo del Compartimento Marittimo di _________________, Visti gli artt. 11 e 12 della legge 31.12.82 n° 979; Considerata l’oggettiva possibilità di arrecare danni all’ambiente marino, al litorale e agli interessi connessi, a causa del versamento in mare (descrivere sinteticamente l’ evento) _____________________________________________________________________________
D I F F I D A
la _____________ nella qualità di ______________ affinché provveda ad adottare urgentemente ogni misura ritenuta necessaria, e comunque entro e non oltre __________, atta ad eliminare gli effetti dannosi già prodotti e prevenire ulteriore pericolo di inquinamento. L’adozione delle predette misure deve essere preventivamente autorizzata dall’Autorità Marittima. Nel caso che la presente diffida resti senza effetto, ovvero non produca gli effetti sperati, questa Autorità Marittima farà eseguire le misure necessarie per conto della S.V. recuperando successivamente, nei termini di legge, le spese sostenute.
______________, lì__________
IL CAPO DEL COMPARTIMENTO MARITTIMO
RELATA DI NOTIFICA
Il sottoscritto ________________________________________ dichiara di aver notificato la presente diffida il giorno__________________ al sig .__________________________ alle ore _________ firma _______________________
Il notificatore __________________________
|
Spetta all’Amministrazione Marittima provvedere a fronteggiare in mare gli inquinamenti causati da immissione anche accidentale di idrocarburi o altre sostanze nocive provenienti da qualsiasi fonte e suscettibili di arrecare danno all’ambiente marino, al litorale e agli interessi connessi.
In detta evenienza l’Autorità Marittima, nella cui area di competenza si verifichi l’inquinamento o la minaccia di inquinamento, è tenuta a disporre tutte le misure necessarie, non escluse quelle di rimozione del carico o della nave, allo scopo di prevenire che la minaccia d'inquinamento possa evolvere in inquinamento reale ed eliminare gli effetti inquinanti ovvero attenuarli, qualora risulti tecnicamente impossibile eliminarli.
Nell’ipotesi in cui il pericolo di inquinamento in atto sia tale da determinare una situazione di "emergenza", nell’ambito delle acque ricadenti sotto la giurisdizione della Capitaneria di Porto, il Capo del Compartimento Marittimo dichiara l’«emergenza locale», assumendo la direzione di tutte le operazioni fino al momento in cui non venga dichiarato lo stato di emergenza nazionale e coordinando gli interventi delle Amministrazioni ed Enti pubblici e privati finché esso non venga assunto dal Dipartimento della Protezione Civile, in emergenza nazionale.
Nel caso in cui l’inquinamento interessasse anche le acque di altri Compartimenti Marittimi, le misure del piano dovranno essere attuate in concorso con quelle dei piani emanati dai Compartimenti interessati finché esso non venga assunto dal Dipartimento della Protezione Civile, in emergenza nazionale
Nel caso l’inquinamento investa o minacci di investire la costa, la Prefettura–Ufficio Territoriale del Governo, nella veste di massimo Organo periferico di Protezione Civile, assume la direzione e il coordinamento operativo di tutte le "operazioni a terra", ai fini di difesa dell’incolumità delle popolazioni, dei loro interessi e della bonifica costiera. A tal fine è indispensabile mantenere un costante flusso informativo con la predetta Prefettura per i connessi aspetti di difesa della costa e fermo restando la responsabilità del Capo del Compartimento marittimo per quanto concerne la direzione ed il coordinamento operativo, a livello locale, di tutte le operazioni in mare.
La Prefettura esegue le operazioni previste nel "Piano provinciale di emergenza di protezione civile" per il caso di emergenza inquinamento marino in costa (al momento non risulta essere stato redatto)
Per inquinamenti, che interessano aree di mare o di litorale estese, non affrontabili con l’intervento dei mezzi localmente disponibili, il Capo del Compartimento richiede l’intervento di uno o più “Centri operativi periferici” (C.O.P.)[1] [2], mediante l’applicazione del “Piano di pronto intervento redatto dai predetti C.O.P”
In particolare, ai centri operativi spetta il compito di:
Il Centro Operativo Periferico, una volta collegato con il sistema NISAT (Navigation Information System in Advanced Technology) del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, sarà in grado di fornire in tempo reale all’Autorità Marittima locale tutte le informazioni contenute nella componente POLEM (Pollution Emergency) del sottosistema MAREM (Maritime Emergency), per una migliore gestione dell’emergenza (vedi messaggistica).
Il Dicastero è responsabile della definizione delle linee politico-programmatiche e della strategia nazionale in materia di difesa del mare, nel suo complesso. Attraverso la Direzione Generale per la Protezione della Natura (ex Servizio Difesa Mare - SDM) esplica, altresì, alcune importanti funzioni riguardanti la fase di risposta all’inquinamento, o ad essa connesse, quali:
Nell’ipotesi di cui all’art. 2 del D.P.R. 504/78 (inquinamento in alto mare) il Ministero dell’Ambiente, e della Tutela del Territorio e del Mare previa intesa con i Ministri degli Esteri, Difesa, Sviluppo Economico ed Infrastruttire e Trasporti, assume la direzione di tutte le operazioni, durante l’emergenza, secondo le indicazioni operative contenute nel “Manuale delle procedure operative in materia di tutela e difesa dell’ambiente marino e per gli interventi di emergenza in mare”, edizione 1987 dell’ex Ispettorato Centrale per la Difesa del Mare – Centro Operativo Antinquinamento.
Presso il Gabinetto del Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, è istituito il Reparto Ambientale Marino (R.A.M.), composto da personale appartenente al Corpo delle Capitanerie di Porto. Tale Reparto svolge un’attività di organizzazione e raccordo tra suddetto Dicastero e la struttura amministrativa periferica rappresentata dai vari Comando di Porto.
Il Dipartimento è responsabile della direzione di tutte le operazioni una volta dichiarato lo stato di "emergenza nazionale", nonché del reperimento di tutte le risorse necessarie. All’interno del Dipartimento della protezione civile è inserito il Centro Operativo Emergenza Marittime (C.O.E.M.M.) - con personale appartenente al Corpo delle Capitanerie di Porto, il quale provvede alla gestione operativa dell’emergenza in caso di attivazione del “Piano di pronto intervento nazionale per la difesa da inquinamento di idrocarburi o di altre sostanze nocive causate da incidenti in mare”.
Il C.O.E.M.M. studia tutte le problematiche connesse all’inquinamento marino cagionato da idrocarburi o da altre sostanze nocive, curando i rapporti con enti ed organismi nazionali ed internazionali operanti in materia e presiede e coordina, altresì, l’attività del Comitato tecnico-scientifico.
Presso il Dipartimento della Protezione Civile è attivo un Centro di Coordinamento denominato SISTEMA che opera 24 ore su 24 per tutto l’anno e nel quale èp presente un operatore del Corpo delle Capitanerie di Porto. SISTEMA mantiene un collegamento operativo ed informativo costante con il Centro di informazione e monitoraggio di Bruxelles (MIC) della Commissione Europea il quale, tra le varie funzioni, ha quella di coordinare le richieste e le offerte d’aiuto per il Paese colpito dall’emergenza nell’ambito del Meccanismo Europea di Protezione Civile.
[1] [2]Organo periferico del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti al momento non operativo. Fino alla sua attivazione le funzioni del C.O.P. sono svolte dalla Direzione Marittima di giurisdizione.
Ai fini e per gli scopi del piano operativo, si definisce “emergenza in mare” ogni situazione eccezionale, comunque originata e causata, caratterizzata dalla presenza di inquinamento o imminente pericolo di inquinamento del mare e delle coste da idrocarburi o da altre sostanze nocive, suscettibile di creare anche una grave minaccia per la vita umana, le popolazioni rivierasche, l’ambiente e l’economia della zona colpita.
► L’emergenza consta di due fasi:
L’emergenza locale è l’ipotesi prevista dal comma 2 dell’art. 11 della legge 21/12/82 n. 979. Essa è dichiarata dal Capo del Compartimento marittimo colpito, o minacciato di essere colpito da inquinamento da idrocarburi o da altre sostanze nocive, ove, per l’ampiezza dell’area inquinata, ovvero per il grado di pericolo che tale situazione costituisce, o può costituire, per le vite umane, le popolazioni rivierasche, l’ambiente, o l’economia della zona colpita, si richieda, anche attraverso l’attivazione di procedure espressamente previste per tale tipo di situazione, la mobilitazione di risorse che, per qualità e quantità, eccedano quelle di cui normalmente il Capo del Compartimento marittimo dispone.
Dichiarata l’emergenza locale, il Capo del Compartimento marittimo assume la direzione di tutte le operazioni sulla base del presente “Pano operativo di pronto intervento locale”, dando di ciò tempestiva comunicazione al Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – Direzione Generale per la Protezione della Natura, al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Centrale Operativa del Comando Generale delle Capitanerie di Porto e al Centro Operativo Periferico di giurisdizione (C.O.P.).
L’emergenza nazionale è l’ipotesi prevista dal comma 4 dell’art. 11 della legge 31.12.1982 n. 979. Essa è promossa dal Capo del Dipartimento della Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, su richiesta del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare interessato a tal fine dal Capo del Compartimento marittimo colpito dall’inquinamento, per il tramite della Centrale Operativa (C.O) del Comando Generale nel caso in cui l’emergenza locale non sia fronteggiabile con i mezzi del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare disponibili a livello locale.
Chiunque rilevi la presenza di idrocarburi o abbia comunque cognizione di una immissione o di una minaccia di immissione di idrocarburi o di altre sostanze nocive nelle acque del Compartimento Marittimo interessato, deve darne rapida e tempestiva segnalazione alla Capitaneria di Porto competente oppure alla più vicina Autorità Marittima, ad un ufficio di P.S., alla stazione C.C. o al Sindaco competente per territorio. Tale segnalazione, oltre che a mezzo telefono utilizzando il numero blu 1530 potrà essere data:
La segnalazione di allarme dovrà specificare:
In particolare, i “messaggi rapporto” che il Comandante, l’armatore o il proprietario della nave, di un mezzo o di un impianto responsabile dell’inquinamento o della minaccia di inquinamento sono obbligati ad inviare, a norma del prot. I alla convenzione MARPOL 73/78 e della L. 979/82 art.12, devono comunque contenere, ad integrazione delle notizie generali di cui sopra, i seguenti dati:
La Sala Operativa della Capitaneria di Porto si attiva con il pronto intervento del Capo Sezione Operativa o Ufficiale/Sottufficiale d’ispezione e del Comandante che, dopo aver valutato l’entità dell’evento le sue modalità e gli eventuali responsabili, danno attuazione alle fasi di emergenza. Il Capo Sezione Operativa o l’Ufficiale/Sottufficiale d’ispezione, ove possibile si reca con i mezzi disponibili nella zona interessata e fornisce una prima valutazione dell’inquinamento in corso, soprattutto per quanto attiene all’ampiezza e alla natura; diversamente viene designato un Ufficiale/Sottufficiale appartenente anche alla struttura periferica più vicina al luogo dell’inquinamento, da inviare sul posto per riferire le informazioni necessarie.
Il Capo del Compartimento assume la supervisione e, valutata la situazione, può dichiarare lo stato di “emergenza locale” assumendo la direzione di tutte le operazioni oppure può non dichiarare lo stato di ”emergenza locale” mantenendo comunque il coordinamento di tutte le operazioni ovvero delegare il coordinamento.
Il Capo Servizio Operativo-Ambiente o, in sua assenza l’Ufficiale Superiore più anziano/reperibile, coordina e dispone l’intervento del personale e dei mezzi in relazione alle direttive impartite dal Comando.
Il Capo Sezione Operativa o, in sua assenza l’Ufficiale/Sottufficiale addetto alla Sala Operativa/d’ispezione, provvede affinché sia possibile:
L’emergenza consta di «due fasi operative». Allorché si ha notizia di un qualsiasi evento che possa costituire minaccia di inquinamento, ma di cui non si hanno ancora notizie certe o che vi è fondato pericolo di inquinamento, scatta la “Fase di allertamento ” (Alerfa). In questa fase occorre verificare l’attendibilità della notizia e predisporre le misure necessarie per un eventuale pronto intervento. Verranno allertati il Ministero dell’Ambiente - Direzione Generale della Natura, la propria organizzazione e, ove del caso, la Prefettura-Ufficio del Territoriale del Governo.
Se la notizia che la minaccia di inquinamento è fondata o è in atto un inquinamento, scatta la “ Fase di pericolo” (Detresfa) e quindi l’esecuzione delle operazioni. Il Capo del Compartimento marittimo interessato informerà al più presto, il Ministero dell’Ambiente - Direzione Generale della Natura, il Comando Generale delle Capitanerie di Porto - Centrale Operativa, la Prefettura-Ufficio del Territoriale del Governo e il Centro Operativo Periferico di giurisdizione.
In questa fase occorre verificare l’attendibilità della notizia e predisporre le misure necessarie per un eventuale pronto intervento, allertando i mezzi più idonei a disposizione nell’ambito del Compartimento Marittimo.
Verificata l’attendibilità della notizia, si procede a predisporre le misure necessarie per un eventuale pronto intervento, con contestuale allertamento dei mezzi a disposizione nell’ambito del Compartimento Marittimo interessato dalla minaccia di inquinamento o dall'inquinamento in atto. In questa fase occorre, altresì, assumere il maggior numero di informazioni relativamente all’inquinamento (localizzazione, natura, quantità, superficie coperta e struttura della macchia); le cause o condizioni che lo hanno prodotto (sinistro marittimo, sversamento volontario o colposo, condizioni climatiche particolari, ecc.); orario in cui è iniziato lo sversamento ed infine, individuare i presunti responsabili (nazionalità e nome della nave, identità del Comandante, del suo Armatore ed dell’Agente marittimo).
Si procederà ad allertare il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – Direzione Generale per la Protezione della Natura, il Comando Generale delle Capitanerie di Porto – Centrale Operativa e, ove del caso, la Prefettura-Ufficio del Territoriale del Governo competente per territorio, l’Amministrazione Comunale interessata dall’eventuale spiaggiamento nonché altri Enti interessati richiedendo se del caso, qualora le risorse a disposizione non dovessere risultare idonee o insufficienti a fronterggiare l’inquinamento, richiedere l’autorizzazione all’impiego delle risorse e mezzi non dipendenti alla Direzione generale-Div. VI^-Centro Operativo Emergenze in mare (C.O.E.M)
► La fase di allertamento può concludersi con:
Se la notizia che la minaccia di inquinamento è fondata o è in atto un inquinamento, scatta la“Fase di pericolo (Detresfa)”e quindil’esecuzione delle operazioni.
Verificata la fondatezza della notizia di minaccia di inquinamento o inquinamento in atto, il Capo del Compartimento marittimo colpito predispone il piano per le operazioni (c.d Schema sulle priorità d’intervento operativo immediato) e informa immediatamente, circa l’evolversi della situazione, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – Direzione Generale per la Protezione della Natura, la Centrale Operativa del Comando Generale delle capitanerie di Porto, il Reparto Ambiente Marino (R.A.M.), la Prefettura-Ufficio Territoriale del Governo e il Centro Operativo Periferico di giurisdizione (la cui funzione è svolta dalla Direzione Marittima competente), la Regione, la Provincia, i Comuni rivieraschi interessati e il Dipartimento della Protezione Civile (per conoscenza).
Il Capo del Compartimento marittimo dovrà valutare, se neccessario, la possibilità di emanare un’ Ordinanza d’interdizione dell’area (zona di mare o di litorale) interessata dalla minaccia di inquinamento o inquinamento in atto o comunque dalle operazioni di disinquinamento, al fine di delimitare e sterilizzare la zona o impedirne l’accesso ai soggetti estranei alle suddette attività.
Si dovranno inoltre assumere informazioni allo scopo di prevedere il possibile impatto ambientale e l’utilizzo delle appropriate tecniche di disinquinamento, come ad esempio:
Al fine di fronteggiare l’emergenza, previa autorizzazione del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, di concerto con la Prefettura e Sindaci dei comuni rivieraschi interessati, il Capo del Compartimento marittimo predisporrà l’intervento dei mezzi, uomini e materiali a disposizione e qualora tali risorse non fossero sufficienti, informare Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare–Direzione Generale per la Protezione della Natura per gli opportuni interventi di competenza.
Qualora, per motivi di urgenza, si sia verificata la necessità di assicurare l’immediata disponibilità di materiale di pronto impiego, il Capo del Compartimento Marittimo, previa autorizzazione del suddetto Dicastero, attuerà le procedure contrattuali previste dall’art 13 legge 979/82.
Valutata la necessità di convocare il Centro Comando e Controllo Locale Antinquinamento, il Capo del Compartimento infine potrà dichiarare l’emergenza locale oppure, tramite la Centrale Operativa del Comando Generale delle Capitanerie di Porto, interessare il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare al fine di richiedere alla Presidenza del Consiglio dei Minuistri, Capo del Dipartimento della Protezione Civile, il promuovimento della dichiarazione di emergenza nazionale.
L’attivazione, nei diversi stati di emergenza, della struttura organizzativa del “pronto intervento” antinquinamento, per poter produrre risultati soddisfacenti, deve essere necessariamente connotata, come è ovvio, dal requisito della «tempestività». Alla notizia di inquinamento, o di minaccia di inquinamento, comunque pervenuta, l’Autorità marittima è tenuta a disporre tutte le misure necessarie allo scopo di prevenire gli effetti inquinanti, ovvero eliminarli o attenuarli, qualora fosse tecnicamente impossibile eliminarli.
Qualunque inquinamento, indipendentemente dalla dichiarazione di emergenza locale, richiede interventi caratterizzati da rapidità nelle decisioni e nella scelta della strategia da adottare nonché rapidità di intervento. Inoltre, in considerazione che si è in presenza di un evento in grado di produrre comunque danni ambientali, sarà oltremodo opportuno che le scelte strategiche non siano condizionate da interessi di alcun genere se non quello, primario, di limitare i danni.
A prescindere da tale obbligo ad intervenire, vengono individuate due situazioni operative, in funzione dell’Autorità coordinatrice:
E’ quella in cui l’inquinamento interessa uno o più Compartimenti Marittimi ma la situazione non raggiunge una gravità tale da giustificare il passaggio allo stato di emergenza nazionale.
Alla notizia di inquinamento o di minaccia di inquinamento, delle acque del mare causato da immissioni, anche accidentali, di idrocarburi o di altre sostanze nocive provenienti da qualsiasi fonte e suscettibile di arrecare danni all'ambiente marino, al litorale ed agli interessi connessi, il Capo del Compartimento marittimo nella cui giurisdizione si verifichi l'inquinamento o la minaccia di inquinamento, assume la direzione delle operazioni ed il coordinamento operativo degli interventi finché perdura la “prima situazione operativa, attivando se del caso il «piano di pronto intervento locale».
In questo caso il Capo del Compartimento, dopo aver provveduto alla «diffida» di cui l’art. 12 L. 979/82 (comprensiva della diffida ad attivare il SOPE (Shipboard Oil Pollution Emergency) PLAN ex regola 26, Allegato I, MARPOL n 73/78), mette in atto le azioni pertinenti e le seguenti misure:
|
Qualora l’emergenza locale non sia fronteggiabile con le risorse disponibili a livello locale, il Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, richiede alla Presidenza del Consiglio, Dipartimento della Protezione Civile, di promuovere la dichiarazione di “emergenza nazionale” interessando il Dipartimento della Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. La direzione delle operazioni e il coordinamento operativo degli interventi viene assunto dal Capo del Dipartimento della Protezione Civile sulla base del "piano di pronto intervento nazionale" adottato dagli Organi del Servizio Nazionale della Protezione Civile.
I compiti del Capo del Compartimento marittimo in “seconda situazione operativa” rimangono quelli previsti dalla vigente normativa: si limitano al controllo operativo delle forze a disposizione ed alla responsabilità dell'esecuzione delle attività in mare, con esclusione delle attribuzioni riconducibili ai concetti di direzione e coordinamento delle operazioni.
Il Comandante in zona (O.S.C.), precedentemente nominato dal Capo del Compartimento Marittimo manterrà il controllo tattico dei mezzi assegnati per la lotta antinquinamento.
con il cessare dell’emergenza |
Allo scopo di ottenere organicità, efficienza e rendimento nell’attività antinquinamento delle unità e dei mezzi impiegati nelle operazioni in mare, è necessario, che le relative attività siano anche direttamente coordinate nella zona delle operazioni da un “Comandante sul posto” (OSC), il quale viene designato dal Capo del Compartimento secondo i seguenti criteri:
L’ O.S.C., responsabile del coordinamento in zona, deve svolgere i seguenti compiti, qualora non ancora espletati dall’Autorità responsabile della direzione delle operazioni:
Le modalità operative di intervento variano in relazione al tipo di «attuazione operativa» che si dovrà affrontare e possono essere condizionate dal tempo di permanenza in mare della sostanza inquinante. Particolarmente di dovrà agire per limitare il danno ambientale, indirizzando gli sforzi per conseguire la maggiore rapidità nell'intervento di bonifica che dovrà tendere alla: eliminazione della fonte inquinante e alla rimozione meccanica di quanto sversato in mare.
Ricevuta la prima notizia riguardante un inquinamento, anche di origine ignota, ovvero un sinistro che stia causando o sia suscettibile di causare sversamento di idrocarburi o, comunque, immissione di sostanze nocive in mare, l’Autorità marittima locale, salvo che la fonte sia di per sé garanzia di veridicità e completezza dell’informazione, è tenuta a disporre ogni misura tesa a:
A tal fine utilizza i mezzi a propria disposizione per eseguire l’opportuna “attività di ricognizione” per la quale, ove necessario, può essere richiesto tramite il locale Servizio Supporto Navale di Zona Marittima, alla Centrale Operativa (C.O.) del Comando Generale delle Capitanerie di Porto l’intervento dei velivoli PL 166 DL3 della Guardia Costiera in configurazione “monitoraggio”, o, in concorso, di mezzi navali e aeromobili di altre Amministrazioni dello Stato disponibili in zona.
• Attivazione del piano locale
Verificata la veridicità della notizia e acquisite attraverso la ricognizione le informazioni necessarie, l'Autorità Marittima:
In ogni caso vanno informati quantomeno il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - Direzione Generale per la Protezione della Natura, e il Ministero dell Infrastrutture e dei Trasporti , e Comando Generale delle Capitanerie di Porto - Centrale Operativa e il Centro Operativo Periferico di giurisdizione.
L’attivazione dell’emergenza locale di pronto intervento può comportare, a giudizio del Capo del Compartimento, la costituzione, nel suo ufficio, del “Centro Comando e Controllo Antinquinamento” (L.P.C.C. - Local Pollution Coordination Centre), costituito di “gruppi definiti” per le loro funzioni, che fanno capo e rispondono tutti al Capo del Compartimento che resta, per legge, il solo ed unico responsabile della direzione delle operazioni.
Il ruolo del L.P.C.C. è quindi quello di affiancare e supportare il Capo del Compartimento, aiutandolo nell’attività di direzione e coordinamento degli interventi.
Per la gestione di tali attività è necessario:
E’ strutturato in due livelli:
Il primo, cuore del sistema, è articolato in:
Il secondo, di supporto, è suddiviso in:
Il “Comitato direttivo”[1]ha compiti decisionali, ed è responsabile delle strategie generali. In particolare, si occupa di tutto quanto attiene:
Il “Comitato tecnico”[2]è responsabile dello studio dei metodi e delle tecniche più adatte da utilizzare per combattere l’inquinamento, ivi compresi gli aspetti riguardanti il deposito temporaneo e lo smaltimento dei prodotti inquinanti e dei residui oleosi/contaminati recuperati.
Oltre ai compiti prettamente tecnici, si occupa di:
Il “Comitato logistico”[3] è responsabile dell’attività di reperimento delle risorse, in stretto contatto con il “Comitato tecnico”:
Oltre ai compiti esecutivi,in particolare si occupa di coordinare gli aspetti connessi con:
Il “Comitato logistico” mantiene costantemente aggiornato il “Comitato tecnico” sulla consistenza ed efficienza delle risorse in campo e disponibili.
Elementi indispensabile per il buon funzionamento del C.L.P.C.C. sono i “Gruppi di supporto”, costituiti dal personale addetto alle sezioni della Capitaneria (P.G., Naviglio, ecc.):
Il Gruppo finanziario, in stretto contatto con il “Comitato direttivo” e il “Comitato logistico”, mantiene costantemente aggiornati e sotto controllo gli aspetti legati alle spese che vengono impegnate a causa della gestione dell’emergenza.
Si occupa tra l’altro di:
Il Gruppo amministrativo, responsabile del supporto generale al C.L.P.C.C., provvede:
Il “Gruppo ambientale”, in contatto con il “Comitato direttivo” e il “Comitato tecnico” si occupa:
Ed infine il “Gruppo pubbliche relazioni”, in stretto contatto con il Comitato direttivo, è responsabile:
Per i contatti con le strutture decisionali/operative costituite presso le Autorità locali, il “Comitato direttivo” può avvalersi di uno, o più, ufficiali di collegamento.
A far parte dei vari Organismi del “Centro di Comando e Controllo”, il Capo del Compartimento può chiamare anche personale estraneo al Corpo delle Capitanerie di Porto. Ove lo ritenga necessario il Capo del Compartimento marittimo può chiedere al Comando Generale delle Capitanerie di Porto l’invio di personale del Corpo, particolarmente esperto e preparato in particolari discipline (normativa internazionale e nazionale, aspetti tecnici legati agli inquinamenti, aspetti giuridico-amministrativi e assicurativi, comunicazioni, sistemi informatici, problemi ambientali, pubbliche relazioni, ecc.), in grado di fornirgli tutto l’aiuto ed il supporto indispensabile per una migliore e più efficace gestione dell’emergenza
[1] Composizione: Comandante, Comandante in 2^, capo Servizio Operativo-Ambiente, rappresentante Autorità portuale
[2] Composizione: capo Sezione Demanio, Capo Sezione Operativa, Capo Sezione Sicurezza Navigazione, Nostromo (quando l’evento interessa la zona portuale), Chimico del porto, Ente di classifica della Nave coinvolta (a richiesta dal Capo del Compartimento), Rappresentante Armamento della Nave coinvolta (a richiesta dal Capo del Compartimento), Rappresentante del Comune costiero (quando interessato), Rappresentante VV.FF. (a richiesta del Capo del Compartimento).
[3] Composizione: Capo Servizio Mezzi Navali, Capo Servizio Amministrativa, Capo Sezione Ambiente e Rappresentante Autorità Portuale.odalità operative
Secondo quanto previsto dall'art. 20 del D.lgs. 19 agosto 2005, n. 196 il Capo del Compartimento marittimo, nell'ambito della applicazione operativa di pronto intervento locale antinquinamento, di cui all'art. 11[1] [2] della legge n. 979/82, individua le procedure per accogliere le navi in pericolo nelle acque di giurisdizione tenuto conto in via prioritaria dei vincoli ambientali e paesaggistici delle aree costiere ad alta valenza e vocazione turistica, nonché delle caratteristicghe e della tipologia della nave.
Le procedure adottate dagli Stati membri, in conformità con le pertinenti linee guida dell'IMO, stabiliscono dei piani per accogliere nelle acque sotto la loro giurisdizione le navi in pericolo. Detti piani indicano le necessarie modalità e procedure, tenuto conto dei vincoli operativi e ambientali, per assicurare che le navi in pericolo possano raggiungere immediatamente un «luogo di rifugio»[2] [2], previa autorizzazione dell'Autorità individuata dalla pianificazione operativa di pronto intervento locale antinquinamento in relazione al livello di emergenza in corso.
Restano impregiudicati la disciplina ed i relativi piani in materia di ricerca e salvataggio nei casi di pericolo per la vita umana in mare.
Quando una nave mercantile viene a trovarsi in serie difficoltà a causa di un incidente che potrebbe determinare la perdita dell’unità o causare un pericolo per l’ambiente o per la sicurezza della navigazione ovvero ha bisogno di assistenza senza, comunque, mettere in causa il rischio della salvaguardia della vita in mare, il modo migliore per prevenire danni o inquinamenti dovuti dal progressivo peggioramento delle sue condizioni, sarebbe quello di alleggerire la nave dal suo carico e del combustibile, riparando inoltre il danno. Per tale ragione la nave dovrebbe essere ricoverata sottocosta oppure all’interno di un porto o al contrario allontanata verso il largo.
E’ preferibile che il Comandante della nave richieda l’ assistenza ed eventuale accesso ad un «luogo rifugio» all’Autorità dello Stato costiero in quanto risulterebbe quasi impossibile trattare efficacemente un incidente marittimo in mare aperto. Per questa ragione, si ritiene vantaggioso mandare una nave in un luogo rifugio, per limitare l’estensione di litorale minacciato e dove procedere ad un trasferimento del carico o a qualsiasi altra operazione al fine di prevenire o minimizzare i danni o l’inquinamento.
Lo Stato costiero al fine di designare un luogo rifugio deve procedere ad un’analisi dei vantaggi e degli inconvenienti che permettono ad una nave che ha bisogno di assistenza di dirigersi verso un luogo rifugio idoneo, prendendo in considerazione alcuni importanti parametri di valutazione - tenuto conto dei rischi collegati - alla messa a punto dei luoghi di rifugio, in quelle aree di transito particolarmente sensibili e suscettibili di essere messi in pericolo dall’arrivo della nave sinistrata
Nella valutazione della scelta e messa a punto dei luoghi di rifugio entrano in gioco - oltre quello ambientale e sociale – altri fattori legati alle condizioni naturali della zona ineteressata come ad esempio:
Luogo di Rifugio
[1] [2] [2] Si riporta il testo dell'art. 11 della legge 31 dicembre 1982, n. 979, recante: «Disposizioni per la difesa del mare».
«Art. 11. Nel caso di inquinamento o di imminente pericolo di inquinamento delle acque del mare causato da immissioni, anche accidentali, di idrocarburi o di altre sostanze nocive, provenienti da qualsiasi fonte o suscettibili di arrecare danni all'ambiente marino, al litorale agli interessi connessi, l'autorita' marittima, nella cui area di competenza si verifichi l'inquinamento o la minaccia di inquinamento, e' tenuta a disporre tutte le misure necessarie, non escluse quelle per la rimozione del carico del natante, allo scopo di prevenire od eliminare gli effetti inquinanti ovvero attenuarli qualora risultasse tecnicamente impossibile eliminarli.
Qualora il pericolo di inquinamento o l'inquinamento in atto sia tale da determinare una situazione di emergenza, il capo del compartimento marittimo competente per territorio dichiara l'emergenza locale, dandone immediata comunicazione al Ministro della marina mercantile, ed assume la direzione di tutte le operazioni sulla base del piano operativo di pronto intervento locale, ferme restando le attribuzioni di ogni amministrazione nell'esecuzione dei compiti di istituto, da lui adottato d'intesa con gli organi del servizio nazionale della protezione civile. Il Ministro della marina mercantile da' immediata comunicazione della dichiarazione di emergenza locale al servizio nazionale della protezione civile tramite l'Ispettorato centrale per la difesa del mare di cui al successivo art. 34. Quando l'emergenza non e' fronteggiabile con i mezzi di cui il Ministero della marina mercantile dispone, il Ministro della marina mercantile chiede al Ministro della protezione civile di promuovere la dichiarazione di emergenza nazionale. In tal caso il Ministro della protezione civile assume la direzione di tutte le operazioni sulla base del piano di pronto intervento nazionale adottato dagli organi del Servizio nazionale per la protezione civile. Restano ferme le norme contenute nel decreto del Presidente della Repubblica 27 maggio 1978, n. 504, per l'intervento in alto mare in caso di sinistri ed avarie a navi battenti bandiera straniera che possano causare inquinamento o pericolo di inquinamento all'ambiente marino, o al litorale.».
[2] [2]Il porto, la parte del porto o qualsiasi altro luogo di ancoraggio o ormeggio protetto o qualsiasi altra area riparata individuata da uno Stato membro per accogliere una nave in pericolo.
Allorquando un’autorizzazione di accesso ad un luogo rifugio è richiesta, lo Stato costiero non è affatto tenuto ad accordarlo. Portare infatti, una nave in un luogo rifugio sottocosta in una zona sensibile, come le zone di grande valore ecologico suscettibile di essere colpito da eventuale inquinamento, può comportare alcuni rischi per lo Stato costiero, sia dal punto di vita economico che sociale (risorse attrattive e turistiche). Le Autorità locali e le popolazioni rivierasche potrebbero essere riluttanti ad eccettare navi sinistrate o danneggiate nella loro area di responsabilità proprio in virtù del potenziale danno ambientale e minaccia per la sicurezza pubblica.
Il contatto nave – Autorità Stato costiero per il trasferimento dei dati in ordine alla valutazione della situazione reale e delle ragioni per cui la nave ha bisogno di assistenza è reso possibile dall’intermediario del «Servizio Assistenza Marittima» (M.A.S.)[1] [2] dello Stato costiero il quale notifica al Comandante i mezzi e le misure che egli può mettere a disposizione per l’assistenza o l’accoglienza della nave. In attesa che venga individuato ufficialmemte il Servizio Assistenza Marittima (MAS), la responsabilità di acquisire le notizie e costituire il punto di contatto tra il comando di bordo e le Autorità dello Stato costiero sono devolute alla Sala Operativa della Capitaneria di Porto, in veste di MAS.
Il Comandante della nave, valutata la situazione con l’aiuto della sua Compagnia, dovrà fornire alla Sala Operativa, oltre che i dati identificativi dell’unità, una stima delle conseguenze del sinistro (specificando se trattasi di guasto meccanico o strutturale, alterazione della stabilità, incendio a bordo estinto o ancora in atto, esplosione o collisione o incaglio, minaccia di inquinamento o inquinamento in atto). Sarà compito del Comandante dell’unità fornire, altresì, alla Sala Operativa - sulla base della valutazione delle condizioni meteo-marine, le probabilità e le possibili conseguenze di un potenziale incidente, tenendo conto della qualità e quantità di carico e carburante presente a bordo – precise indicazioni circa l’attuale posizione della nave, l’eventuale prosecuzione del viaggio oppure il raggiungimento di un luogo di rifugio.
Sarà cura della Sala Operativa – una volta acquisite le informazioni necessarie al fine della valutazione della reale situazione in cui versa la nave – fornire al Comandante dell’unità le indicazioni neccessarie in ordine ai servizi disponibili nell’area di giurisdizione, specificando se gli stessi potranno essere garantiti in mare aperto oppure in un luogo rifugio.
In caso di inquinamento o imminente pericolo di inquinamento il Capo del Compartimento Marittimo interessato, dovrà provvedere ex art. 11 L. 31 dicembre 1982, n. 789 ad emettere apposita “Diffida”, attivando la procedura di “analisi” dei dati acquisiti al fine di valutare l’opportunità e la possibilità di permettere alla nave di accedere ad un luogo rifugio, qualora ne abbia fatto specifica richiesta.
Al fine di procedere alla individuazione di un luogo rifugio idoneo a ricoverare la nave sinistrata ed autoriazzarne l’eventuale accesso dovranno essere presi in considerazione alcuni importanti elementi:
[1] [2]Il servizio Assistenza marittima, così come previsto dalla risoluzione [A.950(23)]
Al fine di giungere ad una migliore valutazione dei fattori di rischio, viene formato un «Team di ispezione» (Task Forece) - in possesso delle competenze appropriate alla situazione - designato dallo Stato costiero che qualora possibile, in relazione alle condizioni meteo-marine, dovrà imbarcare a bordo della nave interessata.
L’intervento del Team ispettivo deve fornire ulteriori informazioni in ordine alla comparazione tra i possibili rischi se la nave resta in mare aperto e quello che farebbe correre al luogo di rifugio e al suo ambiente, comparazione che dovrebbe portare su ciascuno dei seguenti punti:
I caso di attuazione della procedura, dovranno essere informati del pericolo nonché aggiornati in merito alla situazione contingente ed alle decisioni che saranno assunte oltre ai soggetti interessati durante la fase istruttoria:
Nel caso l’accesso ad un luogo di rifugio venga negato dovranno essere inoltre informati:
[2][1] [2] [2] Ogni nave è soggetta al controllo di Ufficiali debitamente autorizzati dallo Stato del porto allo scopo di verificare la validità dei certificati di cui la nave è munita. Nel caso venga riscontrata una situazione deficitaria o nel caso di certificati scaduti l’Ufficiale preposto al controllo deve adottare ogni misura atta ad assicurare che la nave possa riprendere il mare senza costituire un pericolo per la nave, le persone a bordo o per l’ambiente marino. Il PSC è condotto da un PSCO (Port State Control Officer). Il PSCO è una persona adeguatamente qualificata, autorizzata dall’Autorità Marittima dello Stato del Porto ad effettuare le ispezioni PSC secondo il Paris Mou e agire sotto la propria responsabilità. Ciascun ispettore è provvisto di un documento personale, sotto forma di documento di identità, rilasciato dall’Autorità competente da cui dipende conformemente alla legislazione nazionale, nel quale è indicato che l’ispettore è autorizzato a effettuare l’ispezione.
[2] [2] [2][2] [2] La Legge 133/2008 di conversione, con modificazioni, del Decreto Legge 25 giugno 2008, n. 112 prevede l'istituzione del'ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. L’ISPRA svolge le funzioni, con le inerenti risorse finanziarie, strumentali e di personale, dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici di cui all’articolo 38 del Decreto Legislativo n. 300 del 30 luglio 1999 e successive modificazioni, dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica di cui alla legge 11 febbraio 1992, n. 157 e successive modificazioni, e dell’Istituto Centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica Applicata al Mare di cui all’articolo 1-bis del decreto-legge 4 dicembre 1993, n.496, convertito in legge, con modificazioni, dall’articolo 1, comma 1, della legge 21 gennaio 1994, n. 61.
[2] [2] [2][3] [2]L'Arpas è un'agenzia regionale dotata di personalità giuridica di diritto pubblico, autonomia amministrativa, tecnica, contabile e patrimoniale, istituita con la Legge regionale n. 6 del 18 maggio 2006. L'Agenzia ha compiti di monitoraggio e controllo ambientale e fornisce supporto tecnico alle Autorità competenti in materia di programmazione, autorizzazione e sanzioni in campo ambientale, a tutti i livelli di governo del territorio: la competenza tecnico-scientifica è la sua componente distintiva e qualificante. L'Arpas garantisce lo svolgimento dei propri compiti su tutto il territorio regionale attraverso strutture decentrate (i dipartimenti), coordinati da una struttura centrale. Fa parte della rete nazionale delle agenzie ambientali presenti in tutte le regioni italiane, con le quali intrattiene un costante scambio di esperienze per sviluppare metodologie comuni per la tutela dell’ambiente.
[2] [2][4] [2]La SID S.r.l. dal 1975 è un’azienda leader nel proprio settore ed opera su tutto il territorio nazionale - Servizi integrati di Igiene e Difesa dell’ambiente.
E’ opportuno evidenziare l’importanza della cosiddetta “Attività preventiva” del personale delle Capitanerie di Porto che deve basarsi su accurati e frequenti controlli a tutte quelle attività, che si svolgono sul mare e sul litorale, al fine di mantenere sempre ad un elevato livello l’attenzione e la cura dei vari operatori del settore (tecnici delle industrie, equipaggi delle navi, personale di piattaforme, ecc.), di verificarne il livello professionale e l’idoneità dei mezzi e materiali alle operazioni in atto.
In materia di inquinamento, l’Ispettorato Centrale per la Difesa del mare (ora Servizio Difesa Mare del Ministero dell'Ambiente) ha disposto (Circolare n. 9262157 del 14 Aprile 1989) che per ogni controllo effettuato dal personale delle Capitanerie, venga compilato un apposito “Rapporto NODM”, che in caso di accertata violazione di norme relative alla MARPOL 73/78 dovrà essere inviato al suddetto Ispettorato che provvederà, in caso di nave straniera che ha effettuato sversamenti irregolari in acque internazionali, ad informare lo Stato di bandiera tramite il Ministero degli Esteri.
L’attivazione del sistema di intervento scatta allorché si ha notizia di un qualsiasi evento che possa costituire minaccia di inquinamento. In tale situazione la Capitaneria di Porto deve predisporre tutte le misure necessarie per un eventuale pronto intervento allertando la sua organizzazione.
A seconda del luogo dove è avvenuto o potrebbe avvenire l’inquinamento, diverse saranno le operazioni da compiere, tale considerazione in funzione del luogo (porto mercantile, porto petrolifero, rada, mare territoriale, alto mare, costa, ecc.) deve essere necessariamente fatta avendo a riguardo anche per le condimeteo sussistenti nella zona dell’evento.
In linea di massima, ricevuta la “segnalazione di allarme” (che può giungere anche attraverso i titolari degli Uffici dipendenti, navi coinvolte in un sinistro, responsabili di installazioni fisse o mobili situate in mare o sul litorale ovvero di terzi non responsabili), l'Ufficiale o il Sottufficiale preposti alla Centrale Operativa (o l’Ufficiale di guardia), provvede a informare il Comando il quale dispone, in attuazione del “Piano di Pronto Intervento Locale” ed in relazione all'ampiezza e natura dell'inquinamento, una serie di azioni.
Ai sensi dell’art. 11 Legge 979/82, in caso di inquinamento o di imminente pericolo di inquinamento, l’Autorità marittima, nella cui area di competenza si verifichi l’evento, è tenuta a disporre le misure necessarie allo scopo di prevenire o eliminare gli effetti inquinanti, ovvero attenuarli qualora risultasse tecnicamente impossibile eliminarli, con tecniche di recupero e riduzione delle sostanze sversate in mare. Qualora si renda necessario, in particolare, l’impiego di risorse (uomini e mezzi) non dipendenti o l’uso di prodotti disperdenti, le relative operazioni dovranno essere sempre preventivamente autorizzate dalla Direzione Generale per la Protezione della Natura del Ministero dell'Ambiente – per il tramite del Centro Operativo Antinquinamento), pena il mancato successivo riconoscimento di qualsiasi onere a carico dell’erario; per la qual cosa dovranno instaurarsi dei contatti diretti.
Per le determinazioni salienti (rilascio autorizzazioni all’uso dei disperdenti, ecc…) dovrà preferirsi la comunicazione scritta, ovvero il ricorso a fonogrammi in caso di impossibilità (attività svolte oltre l’orario di servizio, reperibilità festiva dei funzionari responsabili, ecc.).
Viceversa per quanto concerne le attività svolte dagli uffici marittimi con risorse (uomini e mezzi) dipendenti, la Direzione Generale per la Protezione della Natura (per il tramite del C.O.A.) dovrà comunque esserne tempestivamente messo a conoscenza e successivamente informato con rapporto circostanziato scritto (cd. rapporto iniziale di inquinamento).
Il Titolare dell'Ufficio Circondariale Mrittimo è responsabile della immediata attivazione ed assunzione del coordinamento operativo dei mezzi e del personale dipendente per gli inquinamenti che si verificano nei rispettivi ambiti portuali.
L'Ufficio opera sulla base delle disposizioni del presente "Piano" in prima situazione operativa, in quanto applicabile, informando e mantenendo costantemente aggiornato sin dalla fase iniziale la Sala Operativa della Capitaneria di Porto competente (Centro LVTS) e rimanendo a disposizione del Capo del Compartimento Marittimo che assume la direzione degli interventi in loco. In relazione alla gravità dell’inquinamento in atto e/o in previsione della sua possibile evoluzione, o qualora sia necessario l’impiego di risorse eccedenti quelle disponibili in ambito compartimentale, il Capo del Compartimento può in ogni momento assumere il coordinamento delle operazioni a prescindere dalla dichiarazione di emergenza locale.
Nel caso in cui l’inquinamento interessi o minacci i Circondari Marittimi di Giurisdizione, il Capo del Compartimento assume il coordinamento operativo degli interventi, salvo delega al Capo del Circondario che ha giurisdizione sull'area interessata dall'inquinamento.
I titolari degli Uffici Locali Marittimi e delle Delegazioni di Spiaggia dipendenti sono responsabili della immediata attivazione ed assunzione della direzione e del coordinamento operativo per gli inquinamenti che si verifichino nei rispettivi ambiti portuali ed operano sulla base delle disposizioni del presente piano in prima situazione operativa, in quanto applicabili.
A seconda delle priorità della situazione di emergenza locale da fronteggiare, il Capo del Compartimento Marittimo competente potrà richiedere la partecipazione di personale, mezzi e materiali di Autorità. Uffici, Società private e Comandi alla esecuzione del piano, nonché avvalersi della consulenza di esperti locali per la scelte e l’impiego delle opportune tecniche di riduzione/diminuzione.
Ai sensi della Circolare n° 1/1987, prot. n° 258 del 31 gennaio 1987 il Ministro della Marina Mercantile, ora ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha disposto che presso ogni Compartimento Marittimo deve essere istituito un…“Nucleo Operativo per la Difesa del Mare”, composto di personale del Corpo delle Capitanerie di Porto, in numero proporzionale alla disponibilità di personale di ciascun Comando e correlato all’entità dei problemi locali in materia di inquinamento delle acque marine e di salvaguardia delle coste. Detti nuclei sono posti sotto il diretto controllo dei Comandanti/Vicecomandanti, i quali, sulla scorta delle direttive, di ordine generale, da parte dei Titolari dei Comandi, assumono le iniziative ritenute necessarie per l’impiego ottimale degli uomini e mezzi.
L’organizzazione del servizio deve essere disciplinata, con specifico Ordine di Servizio, sulla base dei criteri generali contenuti nella circolare indicata, delle discendenti circolari del Comando Generale e dei seguenti criteri particolari:
Il “Servizio Spiagge sicure” risponde all’esigenza di:
Atteso il carattere stagionale del servizio, il Comando Generale, entro il 31 marzo di ciascun anno, emana direttive specifiche per la relativa organizzazione e il suo espletamento. Tuttavia, allo scopo di evitare che la data di inizio del servizio possa essere differita, ogni Comando assegnatario di battelli della classe GC, al termine della stagione balneare, dovrà curare ogni adempimento necessario per:
I responsabili per il coordinamento del servizio devono esercitare adeguato controllo e puntuale azione ispettiva sull’efficienza e la correttezza del personale destinato al servizio e sulla conduzione dei mezzi nautici affidati.
Le modalità d’azione da attivare per fronteggiare un pericolo di inquinamento causato da sversamento di sostanze nocive all’interno di un’area portuale sono differenti a seconda dell’entità dell’incidente.
In caso di modesti sversamenti di sostanze inquinanti le Autorità Marittime o Portuali devono provvedere a contattare la ditta che ha in gestione il servizio di pulizia degli specchi acquei portuali e richiedere la rimozione in sicurezza dell’inquinamento, mentre se un incidente provoca il rilascio di notevole quantità di sostanze nocive dovranno essere attivate una serie di procedure d’emergenza che saranno definite con il coinvolgimento di diversi soggetti istituzionali, fra cui: Protezione Civile, Enti Locali, Vigili del Fuoco, Forze dell’Ordine, ecc.
Nell’ambito portuale gli inquinamenti si verificano più di frequente durante le operazioni di bunkeraggio per fuoriuscita di modesti quantitativi di olii combustibili ovvero per sversamento di acque di sentina contenenti notevoli quantità di idrocarburi.
In questi casi si deve:
[1] Cfr. Circolare POLL 001 “Attività operativa antinquinamento” in data 21.7.1995. E’ presumibile che il termine abbattimento sia stato originato da una scorretta traduzione del sostantivo abatement, spesso usato in documenti in lingua inglese che, fino a pochi anni fa, erano gli unici disponibili in materia di tecniche di lotta agli inquinamenti marini da idrocarburi.
In effetti abatement ha significato di riduzione o diminuzione che meglio, e correttamente, possono riferirsi all’azione di tecniche e sistemi utilizzati in operazioni di disinquinamento al fine di ridurlo e diminuire l’impatto e gli effetti sull’ambiente marino o costiero.
Nei porti di grandi o medie dimensioni è solitamente presente il servizio di approvvigionamento di combustibili liquidi ed oli lubrificanti alle navi ed è necessario adottare alcuni accorgimenti per compiere in sicurezza queste operazioni presso i distributori fissi o autobotti.
Le operazioni di bunkeraggio dovrebbero essere effettuate solo in occasione di buone condizioni meteorologiche e nelle ore diurne. E’ inoltre buona prassi non eseguire i rifornimenti in concomitanza di operazioni di sbarco, imbarco, trasbordo di passeggeri e merci di qualsiasi natura.
Prima dell’inizio e durante le operazioni di rifornimento il Comandante della nave e gli addetti agli impianti dovranno verificare che lo specchio acqueo circostante sia e rimanga sempre pulito. Qualora si verifichino fuoriuscite, eventi dannosi o stati di pericolo il Comandante della nave e gli addetti agli impianti sono tenuti ad informare immediatamente l’Autorità Marittima e/o Portuale e sospendere le operazioni di rifornimento. In presenza di spandimenti dovrà essere messa in atto ogni attività utile ad evitare la fuoriuscita ed a limitare l’entità dello sversamento.
Saranno a carico del fornitore del servizio o della nave, a seconda delle rispettive responsabilità, le spese per la bonifica della zona inquinata.
Le operazioni di rifornimento in banchina potranno essere eseguite solo se presso il distributore sono adottate tutte le misure necessarie previste per legge (es. presenza di dispositivi di estinzione incendio, controllo periodico delle manichette, opportuno addestramento del personale dell’impianto in tema antincendio, ecc.). In aggiunta è regola comune effettuare il rifornimento a motori spenti e in completa assenza di fiamme libere o scintille. Per la distribuzione di combustibili tramite autobotti potranno essere seguite prescrizioni aggiuntive e in via generale:
Per le operazioni di rifornimento alle navi a mezzo di autobotti per prodotti specifici (ad esempio oli combustibili aventi punti di infiammabilità di poco inferiori ai 100° C) si applicheranno ulteriori disposizioni aggiuntive rispetto a quanto indicato in precedenza, infatti, tenuto conto delle caratteristiche di infiammabilità del prodotto deve essere prevista una vigilanza con finalità prevalentemente antiinquinamento da parte di una guardia ai fuochi dotata di adeguata riserva di sabbia e segatura, di fogli oleoassorbenti, di cascame o di altro materiale utile allo scopo e di attrezzatura idonea per l’utilizzo di tali materiali. L’addetto alla vigilanza deve essere comunque dotato di idonea attrezzatura per il contrasto di eventuali principi di incendio. La guardia ai fuochi deve essere obbligatoriamente dotata di idoneo mezzo di comunicazione efficiente (cellulare, radio VHF marino o altro) con il quale poter immediatamente dare l’allarme ovvero chiedere rinforzi sul posto.
Per gestire adeguatamente le «emergenze» che possono verificarsi nelle aree portuali a causa di incidenti causati da attività, sia industriali che non, che possono dare origine a particolari forme di inquinamento (come accade ad esempio in presenza di stabilimenti a rischio di incidenti rilevanti, come definiti nel D.Lgs. n. 334/199915 e succ. mod.), è necessario predisporre un chiaro quadro sull’organizzazione e sulle modalità di svolgimento dei servizi di soccorso e degli interventi assistenziali, ponendo a conoscenza di tutte le componenti del "Sistema di Protezione Civile" sia l’organizzazione generale del servizio, sia i compiti che per ciascuna di esse derivano.
In Italia già la normativa di settore obbliga alla predisposizione di «Piani d’emergenza provinciali» (art. 14 della Legge n. 225 del 24.02.1992, “istituzione del servizio nazionale della protezione civile”) in cui si delineano chiaramente i “punti deboli” provinciali e le dotazioni in possesso di ciascun componente del Sistema di Protezione Civile.
E’ indubbio comunque che un siffatto sistema non può prescindere da una efficiente rete di comunicazione fra le parti coinvolte, fra cui sono sicuramente da ricordare:
Fra questi soggetti sarà necessario individuare appositi responsabili per le operazioni di soccorso e per gli interventi a terra, comprese le attività di disinquinamento.
In caso di inquinamento delle acque marine causato da immissioni, anche accidentali, di idrocarburi e/o altre sostanze nocive provenienti da qualsiasi fonte, l’Autorità Marittima o Portuale di competenza è tenuta a predisporre tutte le misure necessarie, non escluse quelle per la rimozione degli eventuali carichi o natanti, allo scopo di prevenire od eliminare gli effetti inquinanti ovvero attenuarli qualora risultasse tecnicamente impossibile eliminarli (art. 11 della Legge n. 979 del 31 dicembre 1982, “disposizioni per la difesa del mare”17).
Al verificarsi di un simile incidente nelle acque interne al porto dovranno essere posti immediatamente in allarme (elenco non esaustivo):
I soggetti di cui sopra ed eventuali altri soggetti interessati invieranno sul posto i propri tecnici e personale attrezzato per i lavori di rispettiva competenza.
Di tale attività e dell’evolversi della situazione dovranno essere informati e costantemente aggiornati:
I Vigili del Fuoco, in collaborazione con i tecnici del Comune, della Provincia, dell’ARPA e sotto la direzione della Autorità Portuale e/o Marittima, concorderanno con quest’ultime le strategie di bonifica e di disinquinamento a seconda del tipo di costa e della sensibilità dell’area, considerando anche la pianificazione di settore.
L’A.S.L. e l’A.R.P.A. provvederanno:
Il Sindaco mediante i tecnici del Comune e su indicazioni dell’A.S.L. e dell’A.R.P.A. provvederà ad avvisare la popolazione.
La Questura e i Carabinieri saranno incaricati del mantenimento della sicurezza pubblica.
La stragrande maggioranza delle emergenze antinquinamento, nasce come conseguenza di sinistri marittimi per i quali si richiede innanzi tutto un’attività S.A.R., che deve essere svolta nel rispetto delle procedure fissate dal “Piano nazionale per la ricerca e il salvataggio in mare” edito dal Comando Generale delle Capitanerie di Porto - IMRCC ed approvato dal Ministro dei Trasporti e della Navigazione. E’ quindi verosimile che, per lo meno nelle fasi iniziali, le comunicazioni si basino sulle procedure e sulle reti/sistemi SAR, acquisendo, man mano che la funzione legata alla ricerca e soccorso di persone, ovvero l’assistenza agli infortunati diminuisce, una più chiara e precisa connotazione antinquinamento.
La prima informazione è quindi probabile che giunga all’organizzazione preposta alla ricerca e al salvataggio marittimo (MRCC - MRSC - UCG) che, essendo gli aspetti del soccorso alla vita umana prevalenti rispetto a quelli della difesa del mare e dell’ambiente, utilizzerà la messaggistica formattata prevista dal piano “SAR marittimo” nazionale.
Comunque, superato il primo impatto e avviata a consolidatasi la fase S.A.R., l’aspetto antinquinamento acquisirà la sua giusta importanza e verrà trattato di conseguenza.
La prima notizia di inquinamento, qualora non vi sia coincidenza con attività di ricerca e soccorso, può essere acquisita dall’Autorità marittima:
Ricevuta la notizia, l’Autorità marittima, qualora non ne abbia certezza, ovvero abbia necessità di completarla con maggiori dati, dispone per un’immediata ricognizione.
Fin dalle prime fasi (fase di allertamento) l’Autorità marittima locale informerà opportunamente il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e la propria organizzazione.
A questo scopo la messaggistica da impiegare è formattata, lasciando comunque alla discrezionalità di chi la compila la possibilità di redigerla:
La predetta messaggistica è formattata con riferimento a schemi internazionalmente riconosciuti ed adottati in ambito I.M.O. (International Maritime Organization).
Il sistema POLMES (Pollution Message) è utilizzato a livello nazionale per le comunicazioni riguardanti ogni incidente che abbia causato o sia suscettibile di causare inquinamenti del mare o delle coste da idrocarburi o da altre sostanze pericolose.
Un primo messaggio deve essere inviato al più presto possibile e deve contenere le notizie immediatamente disponibili. Successivi messaggi verranno trasmessi quando in possesso di ulteriori informazioni.
In termini concettuali il messaggio POLMES può considerarsi diviso in tre parti (Stampato):
Le tre parti possono essere utilizzate tutte insieme, o separatamente, tenendo sempre presente che il messaggio dovrà comprendere solo i numeri per i quali vi siano delle notizie da trasmettere.
Nel documento, prima dei punti del messaggio, indicati con una numerazione, di massima, progressiva, sono inseriti i titoli che danno una indicazione di massima del contenuto del punto stesso. I predetti titoli sono sottolineati con una punteggiatura che indica che gli stessi sono visibili al compilatore ma non vengono stampati sul messaggio. A fianco del titoli è posta una casella di aiuto evidenziata in giallo che si attiva quando il puntatore del mouse vi passa sopra. Nella riga sottostante, dopo la numerazione, è posto il moduloin cui è possibile immettere i dati.
Se i moduli non vengono utilizzati deve essere cancellata l’intera riga comprendendo anche la numerazione.
|
Contenuto |
Notazioni |
|
GDO |
Gruppo data-orario (ora locale) |
|
Da ___________ A ___________ Perco ___________ |
Componenti indirizzi. Deve sempre comprendere: - DIFMAR; - MARICOGECAP C.O.; - C.O.P.. |
|
URGENTE-URGENTE-URGENTE |
Qualifica di precedenza, da utilizzarsi quando e se giustificata. |
|
POLMES |
Acronimo identificativo del tipo di messaggio. |
|
PA/ /1 |
Numero di serie. Esso è composto da: - la sigla del Compartimento originatore; - il nome della nave/installazione coinvolta nell’inci-dente; - il numero identificante il progressivo seriale di messaggio originato per uno specifico incidente. Esempio: PA/SIRENA/3 Indica che trattasi del 3° messaggio che Compamare Palermo trasmette con riferimento all’incidente riguardante SIRENA. |
|
NC _______________ |
Numero di protocollo. |
1. |
Data e ora |
Indica il momento in cui si è verificato l’incidente. Va specificato se trattasi di ora locale (preferibile) o GMT. |
2. |
Posizione |
Coordinate geografiche dell’incidente. |
3. |
Tipo di incidente |
Indicare la natura dell’incidente, quali, ad esempio: - collisione; - esplosione; - incendio; - naufragio - incaglio; - sversamento; - altro. |
4. |
Natura inquinamento |
Indicare il tipo di prodotto sversato o suscettibile di esserlo: - greggio - raffinato - slops - zavorra - prodotti chimici (liquidi, solidi) - gas liquefatti fornendo anche la stima della quantità sversata. Qualora vi sia solo minaccia, far seguire il termine “non ancora” al nome del prodotto di cui si teme lo sversamento. |
5. |
Disponibile |
Utilizzare per indicare il livello di emergenza in atto (locale o nazionale). |
11. |
Posizione e dimensione dell’inquinamento |
Indicare le coordinate geografiche della zona maggiormente interessata dall’inquinamento. Ove possibile fornire ogni altra indicazione (lunghezza, larghezza, superficie, spessore, ecc.) atta a dare un quadro il più possibile completo dello scenario, ivi compresi i quantitativi sversati (se diversi da quelli dati al punto 4) o numero di contenitori, bidoni, ecc. alla deriva. |
12. |
Caratteristiche dell’inquinamento |
Caratteristiche chimico/fisiche dell’inquinante (tipo di idrocarburo, viscosità, punto di scorrimento, numero UN, nome specifico e codice IMDG per i chimici, tipo di contenitore). Fornire informazioni sullo stato apparente: liquido, solidi flottanti, agglomerati, emulsioni, colorazione, presenza di vapori. Se conosciuti, vanno forniti numeri, sigle, identificativi presenti su contenitori, bidoni ed altro alla deriva. |
13. |
Origine dell’inquinamen-to |
ogni informazione riguardante la nave e/o l’installazione interessata (in caso di cui trattasi di installazioni off-shore, costiere, ecc.). nome/nominativo internazionale tipo nazionalità equipaggio tsl proprietario/noleggiatore registro classificazione e numero agente raccomandatario assicurazione porto di caricazione porto di destinazione. |
13A |
|
Qualità e quantità del carico. |
14. |
Direzione e intensità del vento |
Intensità in m/s. Scala beaufort |
15. |
Direzione e intensità della corrente |
Intensità in m/s. |
16. |
Stato del mare Visibilità Tendenza |
In miglia nautiche. |
17. |
Deriva dell’inquinamen-to |
Direzione e velocità dello spostamento in miglia nautiche. Per nubi gassose, velocità in m/s.
|
18. |
Previsione |
Possibile arrivo dell’inquinamento in costa o in aree protette. Indicazione di aree minacciate. Livelli di rischio per la popolazione. Risultati di proiezione di modelli (indicare il tipo di modello utilizzato), ove disponibili.
|
19. |
Osservazioni |
Indicare con precisione la fonte delle notizie sull’incidente, soprattutto qualora l’inquinamento sia di origine sconosciuta. Eventuale presenza di osservatori nella zona; risultati delle attività di monitoraggio (specificare tipo, apparato e tecnica utilizzata). |
20. |
Azioni assunte |
Ogni azione assunta in risposta all’inquinamento. |
20A |
|
Vanno indicati gli altri Organismi/Enti pubblici e privati coinvolti a vario titolo. |
20B |
Mezzi impiegati |
Appartenenza, nome/tipo/materiale, costo (se a titolo oneroso), tipo e descrizione intervento, tempo di impiego, persone impiegate, estremi autorizzazione DIFMAR se prevista e richiesta. |
20C |
Materiali impiegati |
(Come sopra). |
21. |
Documentazione acquisita |
Prelievo campioni, avvio in laboratorio, risultati. Documentazione fotografica. Monitoraggio (se non già riferito al punto 19) |
22/30. |
|
Disponibili per ogni altra notizia/informazione quali: - danni alle persone, perdita di vite umane; - costa minacciata e/o già interessata; - tipologia, estensione, insediamento, ecc.; - OSC; - risultati di indagini, sopralluoghi, ispezioni, dichiara-zioni membri equipaggio, testimoni, ecc; - ogni altra informazione che non sia stato possibile dare nei paragrafi precedenti e che si ritiene indispensabile fornire. |
31. |
Esigenze |
Necessità di mezzi, materiali, personale specialistico, esperti, velivoli per monitoraggio, ecc.. |
32 |
Autorizzazioni che si richiedono |
- Ad utilizzare disperdenti; - a stipulare contratti per l’utilizzazione di mezzi e materiali a titolo oneroso.
|
33. |
Affluenza materiali richiesti |
Luogo ove far affluire il materiale; punto di incontro in mare per i mezzi; frequenze da usare; telefoni, telex e telefax; punti di contatto. |
34 |
|
Disponibile. |
Utilizzo del modello di messaggio contenuto nel disco di Emergenza Antinquinamento.
Nel documento, prima dei punti del messaggio, indicati con una numerazione, di massima, progressiva, sono inseriti i titoli che danno una indicazione di massima del contenuto del punto stesso.
I predetti titoli sono sottolineati con una punteggiatura che indica che gli stessi sono visibili al compilatore ma non vengono stampati sul messaggio.
A fianco del titoli è posta una casella di aiuto evidenziata in giallo che si attiva quando il puntatore del mouse[A1] vi passa sopra.
Nella riga sottostante, dopo la numerazione, è posto il modulo in cui è possibile immettere i dati.
Se i moduli non vengono utilizzati deve essere cancellata l’intera riga comprendendo anche la numerazione.
NOTA BENE: Prima di compilare il messaggio assicurarsi che il pulsante di formattazione posto sulla barra degli strumenti è attivo. In caso contrario non saranno visibili i titoli e le caselle di aiuto.
Completato il documento devono essere stampate le pagine seguenti.
(IL MESSAGGIO È DISPONIBILE SOLO SUL SUPPORTO INFORMATICO)
Il sistema POLREP (Pollution Reporting System) è utilizzato a livello internazionale per le comunicazioni dirette agli altri Paesi, o direttamente, o attraverso i Centri Regionali (REMPEC per il Mediterraneo) e gli Organismi Comunitari di collegamento e coordinamento (Urgent Pollution Alert Section EC-DG XI Bruxelles), allo scopo di:
Le tre parti possono essere utilizzate insieme o separatamente.
E’ possibile altresì utilizzare solo una parte dei paragrafi previsti dai formulari standard, con l’avvertenza che la numerazione dei paragrafi che non interessano e/o che non si vuole utilizzare non deve comparire sul messaggio.
Quando la 1^ parte (POLWARN), è utilizzata per lanciare l’allarme di una minaccia di grave inquinamento, bisogna dare al messaggio la qualifica di priorità “URGENTE”.
A tutti i messaggi POLREP che si ricevano e che contengano richiesta di accuso ricevuta (Acknowledge), va data risposta al più presto possibile a cura dell’Autorità nazionale competente.
Una volta concluso l’evento che ha richiesto l’emanazione di POLREP, bisognerà che l’Autorità che ha originato i messaggi ne dia comunicazione a tutte le altre parti.
Per quanto riguarda l’area mediterranea, qualora il POLREP sia inviato per competenza direttamente alle Autorità Nazionali competenti degli altri Paesi, dovrà sempre essere trasmesso per conoscenza anche al REMPEC di Malta (telex 1464 UNROCC MW).
Per gli altri Paesi europei, il POLREP va indirizzato e trasmesso alla Commissione Europea: URGENT POLLUTION ALERT SECTION – TELEX 63960 COMEU B.
Nel documento, prima dei punti del messaggio, indicati con una numerazione, di massima, progressiva, sono inseriti i titoli che danno una indicazione di massima del contenuto del punto stesso. I predetti titoli sono sottolineati con una punteggiatura che indica che gli stessi sono visibili al compilatore ma non vengono stampati sul messaggio. A fianco del titoli è posta una casella di aiuto evidenziata in giallo che si attiva quando il puntatore del mouse vi passa sopra.
Nella riga sottostante, dopo la numerazione, è posto il modulo in cui è possibile immettere i dati.
Se i moduli non vengono utilizzati deve essere cancellata l’intera riga comprendendo anche la numerazione.
|
|
Contenuto |
Notazioni |
|
From ___________ To ___________ Perco ___________ |
Componenti indirizzi. |
|
GDO |
Gruppo data orario, in GMT o LT da indicare subito dopo la componente a sei cifre del GDO. |
|
URGENT |
Da indicare ove sussista minaccia di grave inquinamento. |
|
POLREP |
Acronimo indicativo del messaggio. |
|
ITA/.........../1 |
Numero di serie. Esso è composto: - dall’indicativo del Paese originatore del POLREP (ITA per l’Italia); - dal nome della nave/installazione coinvolta nell’inci-dente; - numero identificanti il progressivo seriale di messaggio originato per uno specifico incidente. Esempio: ITA/POLLUX/3 Indica che trattasi dal 3° maggio che l’Autorità Nazionale Italiana trasmette con riferimento all’incidente riguardante POLLUX. |
1. |
Data e ora |
Dell’incidente. In GMT o LT, come per GDO. |
2. |
Posizione |
Coordinate geografiche dell’incidente. |
3. |
Tipo di incidente |
Indicare la natura dell’incidente: - Blow out; - Tanker grounding; - Tanker collision; - Oil Slick; - etc..
|
4. |
Natura inquinamento |
Indicare tipo di prodotto sversato o suscettibile di esserlo: - crude oil; - chlorine; - refined product (gasoline); - etc.. Se non c’è ancora sversamento, bensi’ minaccia di sversamento, far precedere il nome della sostanza da NOT YET. Per esempio: - NOT YET IRANIAN HEAVY. |
5. |
Richiesta di accuso ricevuta |
Apporre il termine AKNOWLEDGE. |
40. |
Data e ora |
Riguarda la situazione descritta nei paragrafi da 41 a 60 e va indicata se il messaggio non comprende i paragrafi da 1 a 5, ovvero trattasi di dato diverso da quello indicato al n.1.
|
41. |
Posizione ed estensione dell’inquinamento |
Indica le coordinate geografiche della zona maggiormente interessata dall’inquinamento. Ove possibile fornirà ogni altra indicazione (lunghezza, larghezza; superficie, spessore, ecc.) atta a dare un quadro il più possibile completo dello scenario, ivi compresi i quantitativi sversati (se diversi da quelli eventualmente detti al punto 4) o numero di contenitori, bidoni, ecc. alla deriva. |
42. |
Caratteristiche dell’inquinamento |
Caratteristiche chimico/fisiche dell’inquinante (tipo di idrocarburo, viscosità, punto di scorrimento, numero UN) nome specifico per i chimici, tipo di contenitore. Fornire informazioni sullo stato apparente: liquido, solidi flottanti, agglomerati, emulsioni, colorazione, presenza di vapori. Se conosciuti, vanno forniti numeri, sigle, identificativi presenti su contenitori, bidoni ed altro alla deriva. |
43. |
Origine dell’inquinamento |
Ogni informazione riguardante la nave e/o l’installazione interessata (in caso di cui trattasi di installazioni off-shore, costiere, ecc.): - nome/nominativo internazionale; - tipo; - nazionalità; - equipaggio; - tsl; - proprietario/noleggiatore; - qualità e quantità del carico; - registro classificazione e numero; - agente raccomandatario; - assicurazione; - tipo di viaggio; - porto di caricazione. |
44. |
Direzione ed intensità del vento |
Intensità in m/s. |
45. |
Direzione e intensità della corrente |
Intensità in m/s. |
46. |
Stato del mare Visibilità Tendenza |
Scala beaufort. In miglia nautiche. |
47. |
Deriva dall’inquinamento |
Direzione e velocità dello spostamento in miglia nautiche. Per nubi gassose, velocità in m/s. |
48 |
Previsione |
Possibile arrivo dell’inquinamento in costa o in aree protette. Indicazione di aree minacciate. Livelli di rischio per la popolazione. Risultati di protezione di modelli. |
49. |
Osservazioni |
Indicare con precisione la fonte delle notizie sull’incidente, soprattutto qualora l’inquinamento sia di origine sconosciuta. Eventuale presenza di osservatori nella zona; risultati di attività di monitoraggio (specificare tipo, apparato e tecnica utilizzata). |
50. |
Azioni assunte |
Ogni azione assunta in risposta all’inquinamento.
|
51 |
Documentazione acquisita |
Prelievo campioni, avvio in laboratorio, risultati. Documentazione fotografica. Monitoraggio (se non già riferito al punto 49). |
52. |
Nomi di altri Paesi ed Organizzazioni già infor-mate/intervenute |
|
53-59. |
|
Disponibili per ogni altra notizia/informazione quali: - danni alle persone, perdita vite umane; - stato del prodotto inquinante;: - risultati di indagini, sopralluoghi, ispezioni; - dichiarazioni membri equipaggio, testimoni. Ogni altra informazione che non sia stato possibile dare nei paragrafi precedenti. |
60. |
Richiesta di accuso ricevuta |
Vedasi nota punto 5. |
80. |
Data e ora |
Vedasi nota punto 40. |
81. |
Richiesta di assistenza |
Tipo ed ammontare dell’assistenza che si richiede: - specified equipment; - specified equipment with trained personnel; - complete strike team; - personnel with special expertise con indicazione del Paese cui la richiesta è indirizzata. |
82. |
Costi |
Richiesta dei costi per invio e utilizzo del personale/mezzi/materiali di cui al paragrafo 81. |
83. |
Accordi per la consegna del materiale richiesto |
Indicazioni riguardanti le autorizzazioni doganali, accesso alle acque territoriali, spazio aereo, ecc., del Paese richiedente |
84. |
Luogo e modalità per la fornitura dell’assistenza richiesta |
Per esempio: rendez-vous in mare con informazioni sulle frequenze da usare, nominativi ed indicazione dell’OSC del Paese richiedente; autorità a terra con indicativi telefonici, telex, telefax. |
85. |
Nominativi di altri Paesi ed organizzazioni già informati/interessati |
Da utilizzare se non già soddisfatto dal paragrafo 81. Per esempio: in caso in cui si richieda assistenza, in un secondo momento, ad altri Stati. |
86. |
Cambio di Comando |
Nel caso in cui l’inquinamento finisca per interessare o minacciare le acque di un altro Paese e si ritenga di dover trasferire a questi il comando delle operazioni.
|
87. |
Scambio di informazioni |
Da utilizzare per un completo rapporto della situazione, nel caso in cui si perfezioni l’ipotesi di trasferimento di Comando di cui al paragrafo 86. |
88 -98 |
|
Disponibili per ogni ulteriore notizia/richiesta/istru-zione |
99. |
Richiesta di accuso ricevuta |
Vedasi punto 5. |
|
Address |
|
From ITA To FRA and REMPEC |
|
Date Time Group |
|
181100z june |
|
Identification |
|
POLREP |
|
Serial Number |
|
ITA/POLLUX/2 (ITAL/POLLUX/1 for REMPEC) |
|
|
|
|
1. |
Date and Time |
1. |
181000z |
2. |
Position |
2. |
43°31’N - 09°54’E |
3. |
Incident |
3. |
Tanker collision |
4. |
Outflow |
4. |
Crude oil, estimated 3000 tonnes |
|
|
|
|
41. |
Position and/or extent of pol-lution 0n/above/in sea
|
41. |
The oil is forming a slick 0.5 nautical miles. |
42 |
Charcteristics of pollution |
42. |
Venezuela crude. Viscosity 3780 cSt at 37.8°C. Rather viscous. |
43. |
Source and cause of pollution |
43. |
Italian tanker POLLUX of Genoa, 22000 GRT, call sign xxx in collision with French bulk carrier CASTOR of Marseille, 30000 GRT, call sign yyy. Two tanks damaged in POLLUX. No damage in CASTOR. |
44. |
Wind direction and speed |
44. |
90 - 10 m/s. |
45. |
Current direction and speed and/or tide |
45. |
180 - 0.3 knots. |
46. |
Sea state and visibility |
46. |
Wave height 2 m. 10 nautical miles. |
47. |
Drift of pollution |
47. |
240 - 0.5 knots. |
48. |
Forecast of likely effects of pollution and zones affected |
48. |
Could reach Corsica, FRA on th 21st of this month. |
49. |
Identity of observer/reporter Identity of ships on scene |
49. |
CASTOR, figure 43 refers. |
50 |
Action taken |
50. |
3 italian antipollution vessels with high oil recovery and dispersant spraying capacity on route to the area. |
51. |
Photographs or samples |
51. |
Oil samples have been taken. Telex 123456 XYZ ITA. |
52 |
Names of other States and organizations informed |
52. |
REMPEC. |
53. |
Spare |
53. |
Italian national contingency plan is activated. |
|
|
|
|
81 |
Request for assistance |
81. |
FRA is requested for 1 surveillance aircraft with remote sensing equipment. |
82. |
Cost |
82. |
FRA is requested for an approximate cost rate per day of assistance rendered. |
83. |
Pre - arrangements for the delivery of assistance |
83. |
FRA plane will be allowed to enter. |
84. |
To where assistance should be rendered and how |
84. |
Rendez-vous 43°15’N - 09°50’E. Report on VHF channels 16 and 67. OSC Cdr. Rossi - M/V MICHELE FIORILLO call sign xxx. |
99 |
Acknowledge |
|
ACKNOWLEDGE |
Utilizzo del modello di messaggio contenuto nel disco di Emergenza Antinquinamento.
Nel documento, prima dei punti del messaggio, indicati con una numerazione, di massima, progressiva, sono inseriti i titoli che danno una indicazione di massima del contenuto del punto stesso.
I predetti titoli sono sottolineati con una punteggiatura che indica che gli stessi sono visibili al compilatore ma non vengono stampati sul messaggio.
A fianco del titoli è posta una casella di aiuto evidenziata in giallo che si attiva quando il puntatore del mouse[A1] vi passa sopra.
Nella riga sottostante, dopo la numerazione, è posto il modulo in cui è possibile immettere i dati.
Se i moduli non vengono utilizzati deve essere cancellata l’intera riga comprendendo anche la numerazione.
NOTA BENE: Prima di compilare il messaggio il pulsante di formattazione posto sulla barra degli strumenti deve essere attivo. In caso contrario non saranno visibili i titoli e le caselle di aiuto.
Completato il documento deve essere stampata la pagina 3 e seguenti.
(IL MESSAGGIO È DISPONIBILE SOLO SUL SUPPORTO INFORMATICO)
Avviso contenente notizie relative alla installazione, condizione e variazione di qualsiasi servizio, assistenza aeronautica, procedura o pericolo, la conoscenza dei quali è essenziale per il personale interessato alle operazioni di volo.
Esso va richiesto nel caso in cui:
Messaggio formattato utilizzato a livello locale per informare l’A.M. locale del grado di inquinamento costiero in atto.
MAREM (Maritime Emergency): sottosistema informatizzato del NISAT (Navigation information system in advanced tecnology) per la gestione delle emergenze di qualsiasi natura in mare.
POLEM (Pollution Emergency): componente del MAREM per la gestione delle emergenze in mare causate da sversamento di idrocarburi o altre sostanze nocive. EMERGENZA
Il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - Direzione Generale per la Protezione della Natura (ex Servizio difesa Mare) può disporre, in forza di una convenzione stipulata con una Società specializzata nel settore [2] [2] [2] «Castalia Elcomar»[1] [2] [2] [2], di circa 60 unità attrezzate ed equipaggiate miratamente per effettuare un servizio di monitoraggio delle acque e condurre la lotta all' inquinamento marino, distribuite negli approdi nazionali ritenuti più strategici. Attualmente il naviglio dello Stato non dispone di specifiche unità attrezzate per condurre la lotta all'inquinamento marino, eccezion fatta per i Pattugliatori della Marina Militare classe «Cassiopea» che, invece, sono in grado di poter efficacemente effettuare attività antinquinamento, sia nella forma passiva (circoscrivendo mediante panne galleggianti prodotti insolubili sversati in mare), sia nella fase attiva, avvalendosi di sistemi che consentono il contrasto chimico (prodotti disperdenti, assorbenti, emulsionati, ecc.) sia la rimozione meccanica (skimmer). Tali unità, come è noto, sono state costruite al fine di potenziare il servizio di vigilanza e soccorso in mare svolto dal Corpo delle Capitanerie di Porto ai sensi dell'art. 2, commi a, b e c, della Legge 979/82.
Nel complesso panorama nazionale, particolare menzione meritano i mezzi aerei ad ala fissa delle Capitanerie di Porto in quanto dotati di un sistema di telerilevamento ad infrarossi «DAEDALUS» in grado di poter rilevare tracce, anche minime, di idrocarburi presenti sulla superficie del mare, utilizzati, fra l'altro, dalla Direzione Generale per la Protezione della Natura, a seguito di una convenzione che prevede che, durante l'impiego dei mezzi, il controllo operativo sia assicurato dalla Centrale Operativa del Comando Generale.
Infine, è opportuno dover fare una dovuta precisazione. Allo stato attuale il citato piano nazionale deve ancora vedere la luce e devono ancora essere ben definite attribuzioni e competenze dei singoli Organi della Pubblica Amministrazione. Infatti, con l'entrata in vigore del D.Lvo del 30.07.1999, n. 300, che prevede, tra l'altro, la creazione di un sistema di agenziale per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (ABAT), alla istituenda Agenzia devono essere trasferite le attribuzioni dell'Agenzia Nazionale per la Protezione dell'Ambiente, quelle dei servizi tecnici nazionali istituiti presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ad eccezione di quelle del Servizio Sismico Nazionale.
Tale innovativo assetto della Pubblica Amministrazione, se da un lato ha accelerato l'avvio delle soluzioni di molti problemi legati alla protezione dell'ambiente, dall'altro lato ha prodotto ritardi dovuti soprattutto alla certa e definitiva attribuzione dei compiti ed attività come, per esempio, l'approvazione del Nuovo Piano di pronto intervento nazionale per la difesa da inquinamenti da idrocarburi o da altre sostanze nocive causate da incidenti marini. In attesa della definitiva approvazione del sopracitato “piano nazionale”, restano in vigore sia i “piani locali” emanati da ogni Compartimento Marittimo, sia il vecchio Piano Nazionale emanato dall'allora Ministero della Marina Mercantile.
[1] [2] [2] [2] E' stata rinnovata di recente la convenzione con la Castalia. In verità, scaduta la convenzione con la società Castalia il servizio di vigilanza e pronto intervento in caso di inquinamento marino era stato sospeso in tutta Italia. La gara che il Ministero dell'Ambiente aveva bandito per la riassegnazione dell'appalto gestito dalla Castalia è andata deserta. E non perché la società che dal 1999 gestiva il servizio di tutela dei litorali con le sue 35 navi (10 d'altura e 25 costiere) non fosse più interessata a parteciparvi. La verità è che non poteva più garantire, come d'altra parte non potevano farlo le altre imprese italiane specializzate nel settore della sorveglianza costiera, per via delle richieste avanzate dal dicastero giudicate insostenibili.
E' stata costituita nel 1991 da Castalia S.p.A. e fino alla fine del 2009 ha rappresentato una tra le principali società armatoriali operanti nel settore ambientale. «Castalia Ecolmar» lavora per la prevenzione, il controllo e il contenimento dei fenomeni inquinanti dell'ecosistema marino, configuradosi come struttura di pronto intervento in relazione alle normative internazionali, quali la MARPOL '78 e la OPRC Convention del '90. La sua presenza sul territorio è capillare; il modello organizzativo è composto da una struttura operativa a terra ed una a mare che basa l’attività di prevenzione mediante un pattugliamento sottocosta e in altura, nella maggior parte dei casi con mezzi definiti «supply vessel», che superano i 60 metri, con tanto spazio libero in coperta.
Questo servizio ha visto aumentare il numero delle unità, dal 2000 al 2004, fino a raggiungerne 71, per poi diminuire attestandosi fino alla fine del servizio, nel 2009, su 54 unità. La scoperta dell’inquinamento avviene tramite perlustrazioni, pattugliamenti costieri nelle aree a nord e a sud dei porti di locazione, garantendo in questo modo una copertura totale del territorio costiero, comprese le isole. Dal 2005, questo servizio ha introdotto nuove metodologie per la prevenzione, mediante sistema satellitare e radar. La scoperta via satellite restava compito delle Autorità istituzionali, quindi del Ministero dell’Ambiente, mentre Castalia mantiene la scoperta coi sistemi radar e il pronto intervento a mare in caso di emergenza.
La procedura di intervento passa per il «Centro Operativo Emergenze in Mare», istituito presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, con compiti di coordinamento generale degli interventi nei casi di inquinamento o grave pericolo di inquinamento. Da qui viene allarmata la flotta di Castalia Ecolmar: dieci unità d’altura e venticinque unità costiere dislocate in 35 porti italiani, 4 sedi operative periferiche, ad Olbia, Ravenna, Civitavecchia e Messina. Il posizionamento delle unità navali lungo il territorio nazionale garantisce l’intervento entro le 5 ore dal momento in cui viene impartito l’ordine di intervenire, se entro le 3 miglia dalla costa, altrimenti entro le 12 ore per incidenti al largo.
L’attività di monitoraggio viene eseguita anche tramite un sistema radar in grado di localizzare chiazze di idrocarburi da rimuovere. Una volta partito l’allarme ed individuata la zona dell’incidente, si decide quali navi dovessero intervenire.
L’incaglio della “Moby Magic” nel Golfo degli Aranci in Sardegna nel 2003, l’affondamento della nave turca “Tevfik Kaptan 1” nelle acque pugliesi di Santa Maria di Leuca nel 2007, o l’affondamento della nave oceanografica del Cnr “Thesis”, speronata da una portacontainer battente bandiera panamense nel 2007 a Mazara del Vallo, sono solo alcuni degli incidenti verificatisi negli ultimi dieci anni, in cui è stata impiegata anche la flotta di Castalia. Altre operazioni sono state invece effettuate oltre i mari territoriali, come nel caso dell’affondamento del “Prestige” nelle acque galiziane, in Spagna, o in quello della prima azione di bonifica ambientale svolta dall’Italia all’estero, nelle acque del Libano dove esplose una gravissima emergenza in seguito al bombardamento israeliano dei serbatoi della centrale termoelettrica di Jieh, che provocò la fuoriuscita in mare di circa 15 mila tonnellate di olio combustibile.
Tutto ciò senza tener conto del valore deterrente che il pattugliamento della flotta di Castalia rappresenta nei confronti di certi tipi di operazioni illecite che possono compiersi in mare, come ad esempio il lavaggio delle cisterne per oli combustibili o petrolio.
Approfondimenti
Dal 10 maggio 1999 il Ministero dell’Ambiente ha attivato un servizio pubblico finalizzato alla prevenzione e alla lotta agli inquinamenti marini lungo tutti i circa 7.500 Km. di costa italiana, mediante l’impiego di 58 unità navali specializzate.
Questo sistema di tutela e prevenzione nazionale è stato istituito in attuazione della normativa nazionale e in ottemperanza a quanto previsto dalle convenzioni internazionali, cui l’Italia ha aderito, in materia di lotta agli inquinamenti marini da idrocarburi e da sostanze tossico-nocive in genere.
La struttura si compone di 9 unità di altura (SS/VV), 12 unità litoranee/alturiere (UU/SS) e 37 unità costiere (BB/DD), queste ultime dislocate particolarmente in prossimità delle aree marine protette, già istituite o in corso di istituzione o comunque in aree di particolare pregio naturalistico. Le unità navali sono fornite dal Consorzio CASTALIA-ECOLMAR sulla base di contratto di noleggio e appalto di servizio.
I SS/VV (Supply Vessel), sono unità di altura abilitate alla navigazione internazionale lunga; hanno una lunghezza F.T. che varia da 43,00 mt. a 64,00 mt.; inoltre hanno una capacità di stoccaggio degli idrocarburi recuperati di 200mc., una velocità di 12 nodi ed hanno come dotazioni di bordo per l’antinquinamento 400 mt. di panne d’altura, 200 mt. di panne costiere e impianti ed attrezzi specifici per la raccolta degli idrocarburi in mare. Le UU/SS (unità litoranee/alturiere), sono unità navali abilitate alla navigazione internazionale lunga e nazionale costiera; hanno una lunghezza F.T. che varia da 30 mt. a 36 mt., una velocità di 10 nodi ed una capacità di stoccaggio degli idrocarburi recuperati da 40 mc. a 200 mc.; hanno 200 mt. di panne d’altura e 200 mt. di panne costiere; per le altre dotazioni di bordo per l’antinquinamento sono sostanzialmente equivalenti a quelli della classe superiore. I BB/DD (battelli disinquinanti), sono unità abilitate alla navigazione litoranea, hanno una velocità di 8 nodi, lunghezza F.T. che varia da 10,80 mt. a 22,00 mt., hanno una capacità di stoccaggio degli idrocarburi recuperati da 10 mc. a 16 mc., hanno a bordo 100 mt. di panne costiere; sono particolarmente indicati per la raccolta di rifiuti solidi e liquidi inquinanti a pochissima distanza dalla costa. Le unità in questione, dislocate in 71 porti italiani, svolgono servizio di pattugliamento e pronto intervento per la raccolta di idrocarburi in mare secondo rotte programmate per otto ore giornaliere e sei giorni la settimana, festivi non esclusi, nel periodo estivo compreso tra il 1° giugno e il 30 settembre; nella restante parte dell’anno i mezzi navali sono operativi per tre giorni la settimana. Nei giorni in cui non sono operative sono in banchina pronti a partire entro 30 minuti dalla richiesta, soprattutto per far fronte ad eventuali emergenze dovute ad inquinamenti. Durante il normale pattugliamento, i mezzi specializzati sono tenuti a recuperare i rifiuti galleggianti, sia solidi che liquidi, per poi conferirli in banchina e, successivamente, trasferirli e smaltirli in discarica autorizzata. Particolare attenzione, nel corso del pattugliamento, è data all’attività di avvistamento e tutela di mammiferi marini e tartarughe in difficoltà.
Le unità antinquinamento del Ministero dell’Ambiente svolgono, sostanzialmente, due funzioni strategiche:
Le unità convenzionate di maggior tonnellaggio (unità alturiere) possono anche svolgere attività di disincaglio o rimorchio di navi mercantili in difficoltà al fine di prevenire possibili inquinamenti conseguenti al sinistro nonché attività di travaso del carburante o prodotto esistente a bordo della nave mercantile in difficoltà riducendo quindi il pericolo di danno ambientale.
Presso il Servizio Difesa del Mare (Divisione IV) è stato istituito il Centro Operativo per le Emergenze in Mare con compiti di coordinamento generale degli interventi nei casi di inquinamento o grave pericolo di inquinamento.
Le Forze Armate e specificamente la Marina Militare, hanno subito in materia di protezione dell'ambiente, un'evoluzione delle proprie capacità operative, adeguando la propria professionalità ai sempre maggiori compiti che il legislatore ha ritenuto di assegnare nell'ambito di una politica volta alla salvaguardia delle risorse naturali e attenta ad una razionale gestione del territorio sino ad allargare notevolmente il concetto di "difesa nazionale".
Pertanto, a mente dell'art. 2 del D.L.vo 464/97, gli scenari e i campi d'intervento entro cui viene ad operare la Marina Militare, a richiesta degli Organi dell'Amministrazione Centrale, si possono così riassumere:
La Marina dunque è sempre impegnata con tutte le sue forze aeree e navali sulle nuove frontiere della difesa del mare e dell'ambiente; non si dimentichi infatti l'apporto spesso decisivo della componente aerea della Marina nelle operazioni di lotta ecologica e ambientale, dalle azioni anti incendi boschivi alla ricerca delle fonti di inquinamento, al trasporto di uomini e materiali per qualsiasi operazione nel campo specifico. E' una missione, quella della tutela dell'ambiente, che la Marina svolge non solo per senso di responsabilità ma anche e soprattutto perchè essa, in ogni suo uomo, sente questa missione come una grande scelta di civiltà e un sicuro contributo all'affermazione del diritto ed alla tutela della vita della nostra collettività.
Il Consiglio d'Europa ha dichiarato il 1995, Anno Europeo della Conservazione della Natura, iniziativa volta a sensibilizzare l'opinione pubblica dei 42 Paesi aderenti al problema certamente serio, in qualche caso drammatico, della protezione ambientale. Le Forze Armate Italiane hanno dato all'iniziativa la loro più grande disponibilità e, come primo passo, hanno deciso di porre sotto tutela ambientale le aree sottoposte a servitù militari. La Marina ha inoltre preso altre importanti iniziative e si è associata ad iniziative altrui per rendere la difesa dell'ambiente sempre più credibile ed efficace. Ricordiamo qualcuna delle azioni della Marina. La campagna ecologica di Nave Vespucci "Il mare deve vivere" con una mostra itinerante visitata in molti porti italiani da decine di migliaia di cittadini, soprattutto giovani; le successive campagne di sensibilizzazione ambientale della Nave Scuola Palinuro e di unità a vela minori; il supporto decisivo dato ai ricercatori per lo studio dell'ecosistema delle isole Eolie; la partecipazione massiccia di volontari M.M. alla pulizia ecologica dell'isola di Caprera; lo studio sulla distribuzione della Posidonia nelle aree litorali; il lavoro oscuro quanto delicato e pericoloso dei nuclei Sdai per la bonifica di spiagge e fondali da ordigni esplosivi; gli interventi generosi quanto pronti ed efficaci per i disastri delle navi cisterna Haven e Abruzzo Agip. Ultima fondamentale iniziativa l'adesione al Marpol (Maritime Pollution), convenzione internazionale per la prevenzione dall'inquinamento causato da navi, malgrado che la stessa convenzione, obbligatoria per le Flotte mercantili, severa e ferma nelle sue regole, non si applichi alle unità militari. La Marina Italiana, e con essa anche altre Marine della Nato, ha deciso di aderire pur conscia delle serie difficoltà che deriveranno dall'adesione stessa per la necessità di effettuare radicali interventi su unità già in linea e ciò, per di più, in momenti assai difficili per le sopraggiunte restrizioni di bilancio. Il problema è stato affrontato oltreché, come detto, prevedendo interventi sul naviglio esistente programmando l'adeguamento in fase di progettazione alle direttive Marpol delle unità di futura progettazione e costruzione.
La Marina in definitiva, e a conclusione, è ben conscia che il mare debba vivere e che si tratti di una battaglia, per conservare questa vita, lunga, paziente, meticolosa, dura, costosa ma ha fermo l'intendimento di contribuire al buon esito di questa battaglia di civiltà con ogni suo mezzo, ogni sua possibilità di pensiero e di azioni, ogni sua energia. Il "Mare deve vivere" era scritto sul ponte del Vespucci nel lontano 1979; il Mare deve vivere dice oggi con fermezza la Marina Militare Italiana.
Links:
[1] http://www.nonnodondolo.it/edit%23_ftnref1
[2] http://www.nonnodondolo.it/../1031/edit%23_ftnref1
[3] http://www.nonnodondolo.it/book?parent=2953%23_ftn3