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Il Piano di pronto intervento per la difesa del mare e delle coste nazionali dagli inquinamenti

Rispetto alla dimensione pianificatoria, vista la presenza di una pluralità di soggetti e di mezzi coinvolti a vario titolo nell’attività di prevenzione e di intervento in caso di inquinamento, la normativa nazionale prevede una pianificazione operativa strutturata su due livelli:

  1. locale
  2. nazionale

E’ stato approvato nel 1998 il “Manuale delle procedure operative in materia di tutela e difesa dell’ambiente marino e per gli interventi di emergenza in mare”, al cui interno sono analiticamente disciplinati i procedimenti da seguire per affrontare gli eventi inquinanti, secondo la loro gravità. In particolare si dispone che, in presenza di un inquinamento di piccola rilevanza, sono competenti a provvedere le Autorità marittime locali, le quali devono comunicare al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare[1] [1] gli interventi effettuati.

Il criterio base cui si ispira la Legge n. 979/82 è caratterizzato dalla entità del danno che un inquinamento può provocare nei riguardi degli interessi nazionali, della salvaguardia della vita umana e dell’ambiente in mare e lungo le coste.

Il piano trova applicazione in tutti i possibili inquinamenti marittimi o costieri qualunque siano le fonti e le situazioni che li hanno originati. Poiché  un inquinamento può verificarsi in forme, modalità e situazioni diversissime, non è possibile, peraltro, dettare norme dettagliate ma solo dare direttive che siano valide in ogni circostanza.

► Il piano agisce su tre livelli temporali:

  • al primo livello, il piano operativo di pronto intervento locale, predisposto da ciascuna Capitaneria di Porto ed i vari piani provinciali di emergenza di protezione civile, per quanto attiene l’inquinamento su costa;
  • al secondo livello, un pianto di pronto intervento nazionale, che comincia ad essere operativo con l’attivazione del Centro Operativo del Dipartimento della Protezione Civile, nel momento in cui il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti da notizia dell’avvenuta dichiarazione  di emergenza. E’ stato approvato nel 1998 dal Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare il “Manuale delle procedure operative in materia di tutela e difesa dell’ambiente marino e per gli interventi di emergenza in mare”,
  • al terzo livello, un “pianto di pronto intervento nazionale, per la difesa da inquinamento di idrocarburi o di altre sostanze nocive causati da incidenti” [2] [1] [1] [1] , edito nel 1993 dal Dipartimento della Protezione Civile.

Al fine di rendere agevole la scelta delle operazioni da intraprendere, è opportuno fare una distinzione degli inquinamenti, tenendo conto delle diverse possibilità e disponibilità dei mezzi con i quali vengono affrontati gli sversamenti in mare.

In relazione all’ampiezza, natura e alla zona inquinata si possono distinguere, pertanto:

  1. piccoli inquinamenti, intendendosi come tali quelli di facile contenimento o neutralizzazione, interessanti un’area di mare o di litorale poco estesa, affrontabili con  l’intervento dei mezzi e delle attrezzature localmente disponibili e, quindi mediante l’applicazione del “Piano di pronto intervento locale” redatto dal Capo del Compartimento marittimo di intesa con il Prefetto. Limitatamente agli idrocarburi si considerano «piccoli inquinamenti» quelli di entità non superiori a 100 mc.
  2. medi inquinamenti, quelli che non possono essere immediatamente contenuti o neutralizzati, interessanti un’area di mare o di litorale estesa, non affrontabili con l’intervento dei mezzi localmente disponibili e per i quali il Capo del Compartimento debba richiedere l’intervento di uno o più “Centri operativi periferici” (C.O.P.) e, quindi mediante l’applicazione del “Piano di pronto intervento redatto dai predetti C.O.P”. Tali inquinamenti possono anche determinare situazioni di “emergenza locale” per particolari caratteristiche della zona interessata o azione particolarmente tossica dell’inquinante. Limitatamente agli idrocarburi si considerano «medi inquinamenti» quelli di entità stimabile compresa tra 100 e 1000 mc.
  3. grandi inquinamenti, quelli di difficile contenimento o neutralizzazione, interessanti un’area di mare o di litorale molto estesa e per il quale il Capo del Compartimento debba richiedere l’intervento dei mezzi di più “Centri operativi periferici”, e l’applicazione del “Piano Nazionale di pronto intervento”.

Un grande  inquinamento può determinare situazione di “emergenza nazionale” quando si ritiene che non possono fronteggiarsi con i mezzi di cui l’Amministrazione Marittima dispone o può disporre. In particolare rientrano nella situazione di emergenza nazionale i  seguenti casi (sempre che non siano fronteggiabili con i mezzi che dispone il nostro Ministero):

  1. inquinamento da idrocarburi che minacci di provocare il disastro ecologico nei tratti di costa e di litorale di particolare pregio e valore, con conseguenti rilevanti danni economici e ambientali;
  2. inquinamento da altre sostanze nocive, con riferimento al grado di minaccia per l’incolumità e la salute delle popolazioni rivierasche, oltre che per il presumibile grave danno economico e ambientale;
  3. ogni altra situazione di grave pericolo che richieda l’impiego di mezzi (terrestri, navali ed aerei) per l’evacuazione e la bonifica delle zone colpite dall’inquinamento.Limitatamente agli idrocarburi si considerano «grandi inquinamenti» quelli di entità stimabile superiore a 1000 mc.

Questo tipo di classificazione degli inquinamenti in relazione alla possibilità di affrontarli permette di poter intervenire in base alla reale situazione

► Emergenza

Qualora il pericolo di inquinamento o l’inquinamento in atto sia tale da determinare una situazione di emergenza e non è fronteggiabile con i mezzi di cui dispone il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, viene richiesto al Capo del Dipartimento della Protezione Civile - presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e su richiesta del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - di proporre al Presidente del Consiglio dei Ministri la emissione della «dichiarazione di emergenza nazionale».

In tale caso il Ministro del Dipartimento della Protezione Civile assume la direzione di tutte le operazioni sulla base del “piano di pronto intervento nazionale” (art.11 L. 979/82). Il piano comincia ad essere operativo con l’attivazione del centro operativo del Dipartimento nel momento in cui il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti da notizia dell’avvenuta dichiarazione di emergenza nazionale.

 


[1]  Alla luce dell’art. 10, comma 1, della Legge n. 537 del 24.12.93 e del correlato D.M.19.1.94, sono state trasferite al Ministero dell’Ambiente tutte le funzioni in materia di tutela e difesa dell’ambiente marino in precedenza attribuite al soppresso Ministero della Marina Mercantile. A seguito di tali provvedimenti normativi è, quindi, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare che provvede, nel quadro del Servizio Nazionale di Protezione Civile, d’intesa con le altre amministrazioni civili e militari dello Stato e mediante il concorso degli enti pubblici territoriali, alla organizzazione del pronto intervento per la difesa del mare e delle zone costiere dagli inquinamenti causati da incidenti. Più precisamente, nel disimpegno di tale delicata competenza, il Ministero dell’Ambiente si avvale, a livello centrale, della Direzione per la Protezione della Natura (ex Servizio difesa Mare - DIFMAR) e dell’Istituto Centrale di Ricerca Applicata al Mare (ICRAM), entrambi istituiti presso lo stesso Ministero. A livello periferico, organi funzionalmente dipendenti, in questo specifico campo, dal Dicastero dell’Ambiente sono, invece, le Capitanerie di Porto, alle quali la normativa vigente assegna il compito di attuare il c.d. “pronto intervento”, in stretto contatto con i Centri Operativi Periferici esistenti presso i Servizi Supporto Navale (S.S.N..) delle Direzioni Marittime.

[2] [1] [1] Inquinamenti da idrocarburi: la conseguenza dell’immissione in mare di petroli e derivati, elencati nell’Allegato 1 e relativi aggiornamenti della Marpol 73/78, nonché dall’Allegato A della Legge n. 979/82  e successive modificazioni. Inquinamenti da altre sostanze nocive: la conseguenza dell’immissione in mare delle sostanze elencate nell’Allegato II e relativi aggiornamenti alla Marpol 73/78, nonché di quelle di cui all’allegato A e successive integrazioni della legge 31.12.1982 n. 979

 

Pianificazione operativa

Nell’ipotesi di eventi di particolare gravità ovvero nel caso di inquinamneto da idrocarburi o da altre sostanze nocive, ove l’ampiezza dell’area inquinata o il grado di pericolo per le vitre umane, le popolazioni rivierasche, l’ambiente o l’economia della zona colpita, sia tale da determinare una situazione di emergenza, il Capo del Compartimento marittimo (vale a dire il Comandante della Capitaneria di Porto) competente per territorio, dichiara lo stato di “emergenza locale”, dando di ciò tempestiva comunicazione:

  1. al Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – Direzione Generale per la Protezione della Natura[1] [2] [2]
  2. al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Centrale Operativa del Comando Generale delle Capitanerie di Porto
  3. al Centro Operativo Periferico di giurisdizione (C.O.P.)[2] [2] [2] [2]. Quest’ultimo, in particolare, assumerà direttamente la direzione delle operazioni qualora l’inquinamento riguardi le acque rientranti nella giurisdizione di due o più Compartimenti marittimi limitrofi, col compito di reperire e cordinare l’afflusso di ulteriori risorse a titolo non oneroso e la messa a disposizione delle stesse a favore del Capo del Compartimento colpito. Il C.O.P., una volta collegato con il sistema NISAT (Navigation Information System in Advanced Technology) del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, sarà in gardo di fornire in tempo reale all’Autorità Marittima locale tutte le informazioni contenute nella componente POLEM (Pollution Emergency) del sottosistema MAREM (Maritime Emergency) per una migliore gestione dell’emergenza.

L’attività di coordinamento e di direzione operativa degli interventi è assunta, allora, dal Comandante della Capitaneria di Porto. A tal fine ogni Capitaneria di Porto adotta un “Piano locale di pronto intervento antinquinamento” e può disporre di mezzi e dotazioni antinquinamento in convenzione con il Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

Tramite la Direzione Generale per la Protezione della Natura, a sua volta, Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare provvederà a dare immediata comunicazione dell’avvenuta dichiarazione dell’emergenza locale al Dipartimento della Protezione Civile – Centro Operativo Energenze Marittime (C.O.E.M.M.).

Va rilevato che qualora lo stato di emergenza locale riguardi un inquinamento che investi o minacci di investire la costa, con l’Autorità Marittima interagirà la Prefettura, nella veste di massimo Organo periferico di Protezione Civile, alla quale spetta la direzione e il coordinamento delle operazioni di bonifica svolte sulla terraferma, ferma in attuazione di un “Piano provinciale di emergenza di protezione civile” (per il caso di emergenza inquinamento marino in costa), ferma restando la responsabilità del Capo del Compartimento Marittimo per quanto concerne la direzione ed il coordinamento operativo, a livello locale, di tutte le operazioni in mare.

Diversa da quella sinora esaminata è l’ipotesi in cui l’emergenza derivante da un inquinamento marino sia tale da non poter essere fronteggiata con i mezzi a disposizione del Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

Qualora, infatti, l’emergenza locale non sia fronteggiabile con le risorse disponibili a livello locale, il Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - interessato dal Capo del Compartimento Marittimo colpito dall’inquinamento, per il tramite della Centrale Operativa del Comando Generale delle Capitanerie di Porto - deciderà in merito alla dichiarazione di stato di “emergenza nazionale” interessando il Dipartimento della Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Le procedure da seguire dopo tale dichiarazione sono regolamentate nel “Piano di pronto intervento nazionale per la difesa da inquinamento di idrocarburi o di altre sostanze nocive causate da incidenti in mare”.

Approvato con il D.M. 11.01.93. tale «Piano», in particolare, costituisce il “terzo livello temporale” di quello che può essere considerato come un unico piano operativo nazionale che vede ai primi due livelli, rispettivamente, i “Piani di pronto intervento locale” delle singole Capitanerie ed il “Piano di pronto intervento per la difesa del mare e delle zone costiere dagli inquinamenti causati da incidenti” approvato, quest’ultimo, con D.M. 03.3.87, dall’allora Ministro della Marina Mercantile. Si tratta di un piano dettagliato recante le modalità di intervento che le Autorità dello Stato, centrali e periferiche, con la collaborazione delle Regioni, devono porre in essere al fine di conseguire il massimo risultato possibile nell’azione di bonifica e di contenimento dei danni che possono essere causati a persone ed ambiente in seguito a simili eventi.

La "dichiarazione di emergenza nazionale", in attuazione della Legge n. 285/2002, avviene per Decreto emesso da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri. In emergenza nazionale, il Capo del Dipartimento della Protezione Civile assume la direzione di tutte le operazioni sulla base del “Piano di pronto intervento nazionale”. In ogni caso il Capo del Compartimento mantiene il controllo operativo, a livello locale, delle forze a disposizione ed alla responsabilità dell’esecuzione di tutte le attività in mare, con esclusione delle attribuzioni riconducibili ai concetti di direzione e coordinamento delle operazioni, nominando a tal fine per il controloo tattico dei mezzi assegnati per la lotta antinquinamento il Comandante in zona (O.S.C.).

La dichiarazione dello stato di emergenza nazionale antinquinamento costituisce, in generale, la naturale conseguenza di una situazione di “grande inquinamento”, intendendosi, come tale, quello difficilmente contenibile e/o che coinvolga, a causa dell’estensione della zona interessata, più Centri Operativi Periferici (C.O.P.) ovvero che minacci tratti di costa e/o di litorale di particolare pregio e valore. A prescindere da valutazioni di carattere economico/ambientale, rientra, altresì, nella nozione di “grande inquinamento” anche l’immissione in mare di sostanze che costituiscano seria minaccia per l’incolumità e la salute delle popolazioni rivierasche. Inoltre, per quanto riguarda, in particolare, lo sversamento di idrocarburi, esiste un limite quantitativo, pari a 1.000 metri cubi, al di sopra del quale le immissioni sono convenzionalmente considerate “grandi inquinamenti”.

Sotto il profilo organizzativo, nel caso di emergenza nazionale, viene attivato, presso il Dicastero della Protezione Civile, il Centro Operativo Emergenza in Mare (C.O.E.M.) che ha il compito di seguire continuamente l’evolversi della situazione acquisendo tutti i dati e le notizie utili per consentire al titolare del Dicastero stesso di disimpegnare al meglio la propria attività direttiva e di coordinamento di tutte le forze impegnate.

Nello svolgimento di tale delicata attività, il Dipartimento della Protezione Civile si avvale, altresì, a livello periferico, dei Centri Operativi Periferici e dei Capi di Compartimento Marittimo mentre, a livello centrale, di notevole ausilio risulta l’opera svolta dal Comitato Tecnico - Scientifico (previsto dal D.M.11.8.90) e dalla Direzione per la Protezione della Natura (ex Servizio difesa Mare - DIFMAR), a sua volta collegato al Centro Nazionale di Coordinamento e Raccolta Dati (esistente presso la stessa Direzione) ed alla Centrale Operativa del Comando Generale delle Capitanerie di Porto (Maricogecap).

Un’ulteriore ipotesi di emergenza che può verificarsi è, infine, quella in cui si renda necessaria l’attuazione di un intervento antinquinamento in acque internazionali al fine di scongiurare la possibilità di danni alle coste ed all’ecosistema delle nostre acque territoriali e interne. Tale intervento è previsto e disciplinato, a livello internazionale, dalla Convenzione di Bruxelles del 1969, meglio nota come “Intervention 69”, alla quale è stata data regolare attuazione nell’ambito del nostro ordinamento giuridico.

In particolare, l’art.1 del D.M.25.9.95, in considerazione della particolarità e delicatezza dell’intervento in alto mare e della complessità degli interessi che, in questo caso, possono essere coinvolti, ha precisato che la relativa decisione deve essere adottata dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare solo previa intesa con i Ministeri degli Affari Esteri e della Difesa, sentiti il Ministero dei Infrastrutture e dei Trasporti e il Ministero dello Sviluppo Economico.

Una volta adottata tale decisione, la direzione delle operazioni sarà assunta dal Direttore Generale per la Protezione della natura (o da un suo delegato) il quale, qualora l’intervento risulti alquanto  complesso, si avvarrà dell’opera del Comitato Permanente Interministeriale di Pronto Intervento (previsto dal D.P.R. 504/78) che, in questo caso (come in altri di una certa gravità), viene convocato d’urgenza tramite il C.O.A. della stessa Direzione per la Protezione della Natura.

L’attivazione, nei diversi stati di emergenza sopra esaminati, della struttura organizzativa del “pronto intervento” antinquinamento, per poter produrre risultati soddisfacenti, deve essere necessariamente connotata, come è ovvio, dal requisito della tempestività. A tal fine, il Protocollo I alla Convenzione Marpol 73/78 e l’art.12 della L. 979/82 prevedono che nel caso di avarie o incidenti suscettibili di arrecare danno all’ambiente marino attraverso lo sversamento di idrocarburi o di altre sostanze nocive o inquinanti, il comandante, l’armatore o il proprietario della nave debbano  informare, senza indugio, l’Autorità Marittima più vicina al luogo del sinistro, adottando, nel contempo,  “ogni misura che risulti al momento possibile per evitare ulteriori danni ed eliminare gli effetti dannosi già prodotti”.

In questo caso i summenzionati soggetti vengono «diffidati» ad adottare le suddette misure dalla stessa Autorità Marittima la quale, nel caso in cui  tale diffida resti  senza effetto ovvero non produca gli effetti sperati entro un termine a tal fine assegnato, provvederà ad eseguire gli interventi necessari per conto dell’armatore o del proprietario, recuperando poi dagli stessi le spese sostenute. Nei casi di comprovata urgenza, tuttavia, l’Autorità Marittima adotterà tali interventi, sempre per conto dell’armatore o del proprietario, anche in assenza della preventiva diffida.

Va aggiunto che, al fine di rendere gli interventi antinquinamento “mirati” e, quindi, efficaci,, le segnalazioni circa la presenza in mare di sostanze inquinanti dovranno essere quanto più possibile dettagliate con riferimento, in particolare, alle condimeteo in atto, alla esatta posizione ed estensione della “macchia”, alla natura, alla quantità ed alla denominazione tecnica delle sostanze sversate. Nel caso di trasporto in colli, inoltre, occorrerà fare riferimento anche al tipo ed alle condizioni dell’imballaggio, indicando, altresì, il nome del fabbricante, del caricatore e del destinatario del carico.

Tali dati, nel caso in cui a ciò non provveda la nave che ha provocato l’inquinamento, dovranno essere forniti, ove possibile, da chiunque rilevi l’immissione in mare di sostanze inquinanti. Infatti, va ricordato che l’obbligo di segnalare uno stato di inquinamento marino sussiste non solo a carico dei soggetti individuati dalle summenzionate disposizioni normative, ma anche dei Comandanti di qualsiasi unità aeronavale, civile o militare.

 


 [1] [2] [2]La Direzione generale svolge le funzioni previste dall’art. 5 D.P.R. 3 agosto 2009, n. 140. Per l’espletamento dei propri compiti, la Direzione è articolata nelle seguenti sette Divisioni.

[2] [2]Organo periferico del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti al momento non operativo. Fino alla sua attivazione le funzioni del C.O.P. sono svolte dalla Direzione Marittima di giurisdizione. 

 

[2]

[2] [2] [2]

Diffida

Il sottoscritto ____________(CP) Capo del Compartimento Marittimo di _________________,

Visti gli artt. 11 e 12 della legge 31.12.82 n° 979;

Considerata l’oggettiva possibilità di arrecare danni all’ambiente marino, al litorale e agli interessi connessi, a causa del versamento in mare (descrivere sinteticamente l’ evento) _____________________________________________________________________________

 

D I F F I D A

 

la _____________ nella qualità di ______________ affinché provveda ad adottare urgentemente ogni misura ritenuta necessaria, e comunque entro e non oltre __________, atta ad eliminare gli effetti dannosi già prodotti e prevenire ulteriore pericolo di inquinamento.

L’adozione delle predette misure deve essere preventivamente autorizzata dall’Autorità Marittima.

Nel caso che la presente diffida resti senza effetto, ovvero non produca gli effetti sperati, questa Autorità Marittima farà eseguire le misure necessarie per conto della S.V. recuperando successivamente, nei termini di legge, le spese sostenute.

 

______________, lì__________

 

IL CAPO DEL COMPARTIMENTO MARITTIMO

 

 

RELATA DI NOTIFICA 

 

Il sottoscritto ________________________________________ dichiara di aver notificato la presente diffida il giorno__________________

al sig .__________________________ alle ore _________ firma _______________________

 

Il notificatore

__________________________

 

Organi responsabili

Spetta all’Amministrazione Marittima provvedere a fronteggiare in mare gli inquinamenti causati da immissione anche accidentale di idrocarburi o altre sostanze nocive provenienti da qualsiasi fonte e suscettibili di arrecare danno all’ambiente marino, al litorale e agli interessi connessi.

In detta evenienza l’Autorità Marittima, nella cui area di competenza si verifichi l’inquinamento o la minaccia di inquinamento, è tenuta a disporre tutte le misure necessarie, non escluse quelle di rimozione del carico o della nave, allo scopo di prevenire che la minaccia d'inquinamento possa evolvere in inquinamento reale ed eliminare gli effetti inquinanti ovvero attenuarli, qualora risulti tecnicamente impossibile eliminarli.

Nell’ipotesi in cui il pericolo di inquinamento in atto sia tale da determinare una situazione di "emergenza", nell’ambito delle acque ricadenti sotto la giurisdizione della Capitaneria di Porto, il Capo del Compartimento Marittimo dichiara l’«emergenza locale», assumendo la direzione di tutte le operazioni fino al momento in cui non venga dichiarato lo stato di emergenza nazionale e coordinando gli interventi delle Amministrazioni ed Enti pubblici e privati finché esso non venga assunto dal Dipartimento della Protezione Civile, in emergenza nazionale.

Nel caso in cui l’inquinamento interessasse anche le acque di altri Compartimenti Marittimi, le misure del piano dovranno essere attuate in concorso con quelle dei piani emanati dai Compartimenti interessati finché esso non venga assunto dal Dipartimento della Protezione Civile, in emergenza nazionale

  • Prefettura – Ufficio Territoriale del Governo

Nel caso l’inquinamento investa o minacci di investire la costa, la Prefettura–Ufficio Territoriale del Governo, nella veste di massimo Organo periferico di Protezione Civile, assume la direzione e il coordinamento operativo di tutte le "operazioni a terra", ai fini di difesa dell’incolumità delle popolazioni, dei loro interessi e della bonifica costiera. A tal fine è indispensabile mantenere un costante flusso informativo con la predetta Prefettura per i connessi aspetti di difesa della costa e fermo restando la responsabilità del Capo del Compartimento marittimo per quanto concerne la direzione ed il coordinamento operativo, a livello locale, di tutte le operazioni in mare.

La Prefettura esegue le operazioni previste nel "Piano provinciale di emergenza di protezione civile" per il caso di emergenza inquinamento marino in costa (al momento non risulta essere stato redatto)

  • Centri operativi periferici

Per inquinamenti, che interessano aree di mare o di litorale estese, non affrontabili con l’intervento dei mezzi localmente disponibili, il Capo del Compartimento richiede l’intervento di uno o più “Centri operativi periferici” (C.O.P.)[1] [2], mediante l’applicazione del “Piano di pronto intervento redatto dai predetti C.O.P”

In particolare, ai centri operativi spetta il compito di:

  1. reperire ulteriori risorse a titolo non oneroso, nell’ambito di sua giurisdizione, quando quelle a disposizione del Capo del Compartimento marittimo competente non sono sufficienti a contrastare l’inquinamento;
  2. coordinare l’afflusso delle suddette risorse e la messa a disposizione delle stesse a favore del Capo del Compartimento marittimo.

Il Centro Operativo Periferico, una volta collegato con il sistema NISAT (Navigation Information System in Advanced Technology) del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, sarà in grado di fornire in tempo reale all’Autorità Marittima locale tutte le informazioni contenute nella componente POLEM (Pollution Emergency) del sottosistema MAREM (Maritime Emergency), per una migliore gestione dell’emergenza (vedi messaggistica).

  • Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Terrirorio e del Mare

Il Dicastero è responsabile della definizione delle linee politico-programmatiche e della strategia nazionale in materia di difesa del mare, nel suo complesso. Attraverso la Direzione Generale per la Protezione della Natura (ex Servizio Difesa Mare - SDM) esplica, altresì, alcune importanti funzioni riguardanti la fase di risposta all’inquinamento, o ad essa connesse, quali:

  1. l’autorizzazione all’uso di prodotti disperdenti;
  2. la procedura di riconoscimento del debito;
  3. la procedura di compensazione dei danni presso il IOPC Fund nonché di coordinamento, d’intesa con gli altri Dicasteri interessati, delle attività dei servizi di cui alle lettere “a” e “c” (in parte) dell’art. 2 della L. 31.12.1982 n. 979, con esclusione degli aspetti operativi di emergenza;
  4. in emergenza locale, il reperimento a titolo oneroso delle risorse necessarie per combattere l’inquinamento, quando non risultino sufficienti quelle di cui il Compartimento Marittimo, può disporre a titolo non oneroso, ivi comprese quelle che il Capo del Compartimento può reperire, attraverso il COP. In questo caso la Direzione Generale per la Protezione della Natura, reperite le risorse, ne coordina l’afflusso e la loro messaa disposizione del Capo del Compartimento marittimo, che rimane responsabile della direzione degli interventi e del connesso coordinamento operativo.
  5. il monitoraggio ambientale e la valutazione di danno ambientale.

Nell’ipotesi di cui all’art. 2 del D.P.R. 504/78 (inquinamento in alto mare) il Ministero dell’Ambiente, e della Tutela del Territorio e del Mare previa intesa con i Ministri degli Esteri, Difesa, Sviluppo Economico ed Infrastruttire e Trasporti, assume la direzione di tutte le operazioni, durante l’emergenza, secondo le indicazioni operative contenute nel “Manuale delle procedure operative in materia di tutela e difesa dell’ambiente marino e per gli interventi di emergenza in mare”, edizione 1987 dell’ex Ispettorato Centrale per la Difesa del Mare – Centro Operativo Antinquinamento.

Presso il Gabinetto del Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, è istituito il Reparto Ambientale Marino (R.A.M.), composto da personale appartenente al Corpo delle Capitanerie di Porto. Tale Reparto svolge un’attività di organizzazione e raccordo tra suddetto Dicastero e la struttura amministrativa periferica rappresentata dai vari Comando di Porto.

  • Il Dipartimento della Protezione Civile

Il Dipartimento è responsabile della direzione di tutte le operazioni una volta dichiarato lo stato di "emergenza nazionale", nonché del reperimento di tutte le risorse necessarie. All’interno del Dipartimento della protezione civile è inserito il Centro Operativo Emergenza Marittime (C.O.E.M.M.) - con personale appartenente al Corpo delle Capitanerie di Porto, il quale provvede alla gestione operativa dell’emergenza in caso di attivazione del “Piano di pronto intervento nazionale per la difesa da inquinamento di idrocarburi o di altre sostanze nocive causate da incidenti in mare”.

Il C.O.E.M.M. studia tutte le problematiche connesse all’inquinamento marino cagionato da idrocarburi o da altre sostanze nocive, curando i rapporti con enti ed organismi nazionali ed internazionali operanti in materia e presiede e coordina, altresì, l’attività del Comitato tecnico-scientifico.

Presso il Dipartimento della Protezione Civile è attivo un Centro di Coordinamento denominato SISTEMA che opera 24 ore su 24 per tutto l’anno e nel quale èp presente un operatore del Corpo delle Capitanerie di Porto. SISTEMA mantiene un collegamento operativo ed informativo costante con il Centro di informazione e monitoraggio di Bruxelles (MIC) della Commissione Europea il quale, tra le varie funzioni, ha quella di coordinare le richieste e le offerte d’aiuto per il Paese colpito dall’emergenza nell’ambito del Meccanismo Europea di Protezione Civile. 

 


[1] [2]Organo periferico del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti al momento non operativo. Fino alla sua attivazione le funzioni del C.O.P. sono svolte dalla Direzione Marittima di giurisdizione.

Fasi dell' Emergenza

Ai fini e per gli scopi del piano operativo, si definisce “emergenza in mare” ogni situazione eccezionale, comunque originata e causata, caratterizzata dalla presenza di inquinamento o imminente pericolo di inquinamento del mare e delle coste da idrocarburi o da altre sostanze nocive, suscettibile di creare anche una grave minaccia per la vita umana, le popolazioni rivierasche, l’ambiente e l’economia della zona colpita.

► L’emergenza consta di due fasi:

  1. emergenza locale;
  2. emergenza nazionale.

L’emergenza locale è l’ipotesi prevista dal comma 2 dell’art. 11 della legge 21/12/82 n. 979. Essa è dichiarata dal Capo del Compartimento marittimo colpito, o minacciato di essere colpito da inquinamento da idrocarburi o da altre sostanze nocive, ove, per l’ampiezza dell’area inquinata, ovvero per il grado di pericolo che tale situazione costituisce, o può costituire, per le vite umane, le popolazioni rivierasche, l’ambiente, o l’economia della zona colpita, si richieda, anche attraverso l’attivazione di procedure espressamente previste per tale tipo di situazione, la mobilitazione di risorse che, per qualità e quantità, eccedano quelle di cui normalmente il Capo del Compartimento marittimo dispone.

Dichiarata l’emergenza locale, il Capo del Compartimento marittimo assume la direzione di tutte le operazioni sulla base del presente “Pano operativo di pronto intervento locale”, dando di ciò tempestiva comunicazione al Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – Direzione Generale per la Protezione della Natura, al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Centrale Operativa del Comando Generale delle Capitanerie di Porto e al Centro Operativo Periferico di giurisdizione (C.O.P.).

L’emergenza nazionale è l’ipotesi prevista dal comma 4 dell’art. 11 della legge 31.12.1982 n. 979. Essa è promossa dal Capo del Dipartimento della Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, su richiesta del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare interessato a tal fine dal Capo del Compartimento marittimo colpito dall’inquinamento, per il tramite della Centrale Operativa (C.O) del Comando Generale nel caso in cui l’emergenza locale non sia fronteggiabile con i mezzi del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare disponibili a livello locale.

  • Allarme

Chiunque rilevi la presenza di idrocarburi o abbia comunque cognizione di una immissione o di una minaccia di immissione di idrocarburi o di altre sostanze nocive nelle acque del Compartimento Marittimo interessato, deve darne rapida e tempestiva segnalazione alla Capitaneria di Porto competente oppure alla più vicina Autorità Marittima, ad un ufficio di P.S., alla stazione C.C. o al Sindaco competente per territorio. Tale segnalazione, oltre che a mezzo telefono utilizzando il numero blu 1530 potrà essere data:

  1. a mezzo VHF sulla frequenza 156,88 MHz (canale 16);
  2. in qualsiasi altro modo efficiente.

La segnalazione di allarme dovrà specificare:

  1. il mittente;
  2. la zona di mare interessata dall’inquinamento e ove sia possibile le sommarie caratteristiche dell’inquinamento stesso (fonte, specie, entità, condizioni meteorologiche in zona ecc.)
  3. gli eventuali provvedimenti già adottati o in corso di adozione.

In particolare, i “messaggi rapporto” che il Comandante, l’armatore o il proprietario della nave, di un mezzo o di un impianto responsabile dell’inquinamento o della minaccia di inquinamento sono obbligati ad inviare, a norma del prot. I alla convenzione MARPOL 73/78 e della L. 979/82 art.12, devono comunque contenere, ad integrazione delle notizie generali di cui sopra, i seguenti dati:

  1. natura delle sostanze nocive in causa, ivi compresa la loro esatta denominazione tecnica;
  2. le quantità esatte o approssimative, la concentrazione, nonché il probabile stato delle sostanze nocive scaricate o suscettibili di essere scaricate in mare;
  3. la descrizione dell’eventuale imballaggio ed i segni di identificazione;
  4. il nome del fabbricante, del caricatore e del destinatario.

La Sala Operativa della Capitaneria di Porto si attiva con il pronto intervento del Capo Sezione Operativa o Ufficiale/Sottufficiale d’ispezione e del Comandante che, dopo aver valutato l’entità dell’evento le sue modalità e gli eventuali responsabili, danno attuazione alle fasi di emergenza. Il Capo Sezione Operativa o l’Ufficiale/Sottufficiale d’ispezione, ove possibile si reca con i mezzi disponibili nella zona interessata e fornisce una prima valutazione dell’inquinamento in corso, soprattutto per quanto attiene all’ampiezza e alla natura; diversamente viene designato un Ufficiale/Sottufficiale appartenente anche alla struttura periferica più vicina al luogo dell’inquinamento, da inviare sul posto per riferire le informazioni necessarie.

Il Capo del Compartimento assume la supervisione e, valutata la situazione, può dichiarare lo stato di “emergenza locale” assumendo la direzione di tutte le operazioni oppure può non dichiarare lo stato di ”emergenza locale” mantenendo comunque il coordinamento di tutte le operazioni ovvero delegare il coordinamento.

Il Capo Servizio Operativo-Ambiente o, in sua assenza l’Ufficiale Superiore più anziano/reperibile, coordina e dispone l’intervento del personale e dei mezzi in relazione alle direttive impartite dal Comando.

Il Capo Sezione Operativa o, in sua assenza l’Ufficiale/Sottufficiale addetto alla Sala Operativa/d’ispezione, provvede affinché sia possibile:

  1. contattare con la nave o l’unità che ha generato la segnalazione;
  2. richiedere, qualora lo ritenga necessario, l’intervento di un velivolo per più particolareggiati rilievi e segnalazioni successive allo spostamento della massa inquinante;
  3. ordinare l’uscita in mare di una o più motovedette;
  4. disporre l’approntamento del personale, dei mezzi e dei materiali ritenuti adeguati all’emergenza;
  5. informare telefonicamente il Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – Direzione Generale per la Protezione della Natura e la Centrale Operativa del Comando Generale delle Capitanerie di Porto, facendo quanto prima seguire le previste comunicazioni formali (vedi messagistica);
  6. dirottare/disporre l’intervento dei mezzi antinquinamento convenzionati con il Ministero dell'Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare in grado di intervenire efficacemente;
  7. richiedere ove necessario, la partecipazione dei Comandi, Autorità, Comuni, Enti, Uffici e Società private interessate all’esecuzione del piano;
  8. segnalare alla Prefettura, all’Autorità Giudiziaria, alla Regione e ai Comuni interessati l’evento verificatosi, la zona colpita e gli interventi necessari per la bonifica costiera;
  9. nei casi di particolare necessità mettere in allarme altre Autorità o Enti non previsti nel presente piano (reparti Militari, Ospedali ecc.).
  10. mantenere costantemente il controllo ed il monitoraggio delle operazioni anche ai fini del successivo procedimento amministrativo di liquidazione di spesa per l’intervento di società private autorizzate.

Fasi Operative

L’emergenza consta di «due fasi operative». Allorché si ha notizia di un qualsiasi evento che possa costituire minaccia di inquinamento, ma di cui non si hanno ancora notizie certe o che vi è fondato pericolo di inquinamento, scatta la “ Fase di allertamento ” (Alerfa). In questa fase occorre verificare l’attendibilità della notizia e predisporre le misure necessarie per un eventuale pronto intervento. Verranno allertati il Ministero dell’Ambiente - Direzione Generale della Natura, la propria organizzazione e, ove del caso, la Prefettura-Ufficio del Territoriale del Governo.

Se la notizia che la minaccia di inquinamento è fondata o è in atto un inquinamento, scatta la “ Fase di pericolo ” (Detresfa) e quindi l’esecuzione delle operazioni. Il Capo del Compartimento marittimo interessato informerà al più presto, il Ministero dell’Ambiente - Direzione Generale della Natura, il Comando Generale delle Capitanerie di Porto - Centrale Operativa, la Prefettura-Ufficio del Territoriale del Governo e il Centro Operativo Periferico di giurisdizione.

In questa fase occorre verificare l’attendibilità della notizia e predisporre le misure necessarie per un eventuale pronto intervento, allertando i mezzi più idonei a disposizione nell’ambito del Compartimento Marittimo.

  • Fase di Allertamento (ALERFA)

Verificata l’attendibilità della notizia, si procede a predisporre le misure necessarie per un eventuale pronto intervento, con contestuale allertamento dei mezzi a disposizione nell’ambito del Compartimento Marittimo interessato dalla minaccia di inquinamento o dall'inquinamento in atto. In questa fase occorre, altresì, assumere il maggior numero di informazioni relativamente all’inquinamento (localizzazione, natura, quantità, superficie coperta e struttura della macchia); le cause o condizioni che lo hanno prodotto (sinistro marittimo, sversamento volontario o colposo, condizioni climatiche particolari, ecc.); orario in cui è iniziato lo sversamento ed infine, individuare i presunti responsabili (nazionalità e nome della nave, identità del Comandante, del suo Armatore ed dell’Agente marittimo).

Si procederà ad allertare il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – Direzione Generale per la Protezione della Natura, il Comando Generale delle Capitanerie di Porto – Centrale Operativa e, ove del caso, la Prefettura-Ufficio del Territoriale del Governo competente per territorio, l’Amministrazione Comunale interessata dall’eventuale spiaggiamento nonché altri Enti interessati richiedendo se del caso, qualora le risorse a disposizione non dovessere risultare idonee o insufficienti a fronterggiare l’inquinamento, richiedere l’autorizzazione all’impiego delle risorse e mezzi non dipendenti alla Direzione generale-Div. VI^-Centro Operativo Emergenze in mare (C.O.E.M)

► La fase di allertamento può concludersi con:

  1. l’accertamento dell’inesistenza di inquinamento o minaccia di inquinamento;
  2. l’inizio della fase di pericolo, ossia delle operazioni d’intervento antinquinamento.

Se la notizia che la minaccia di inquinamento è fondata o è in atto un inquinamento, scatta la“Fase di pericolo (Detresfa)”e quindil’esecuzione delle operazioni.

  • Fase di Pericolo  (DETRESFA)

Verificata la fondatezza della notizia di minaccia di inquinamento o inquinamento in atto, il Capo del Compartimento marittimo colpito predispone il piano per le operazioni (c.d Schema sulle priorità d’intervento operativo immediato) e  informa immediatamente, circa l’evolversi della situazione, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – Direzione Generale per la Protezione della Natura, la Centrale Operativa del Comando Generale delle capitanerie di Porto, il Reparto Ambiente Marino (R.A.M.), la Prefettura-Ufficio Territoriale del Governo e il Centro Operativo Periferico di giurisdizione (la cui funzione è svolta dalla Direzione Marittima competente), la Regione, la Provincia, i Comuni rivieraschi interessati e il Dipartimento della Protezione Civile (per conoscenza).

Il Capo del Compartimento marittimo dovrà valutare, se neccessario, la possibilità di emanare un’ Ordinanza d’interdizione dell’area (zona di mare o di litorale) interessata dalla minaccia di inquinamento o inquinamento in atto o comunque dalle operazioni di disinquinamento, al fine di delimitare e sterilizzare la zona o impedirne l’accesso ai soggetti estranei alle suddette attività.

Si dovranno inoltre assumere informazioni allo scopo di prevedere il possibile impatto ambientale e l’utilizzo delle appropriate tecniche di disinquinamento, come ad esempio:

  1. condizioni meteorologiche (vento, corrente, altezza delle onde, previsioni, ecc.);
  2. condizioni geografiche (tipologia delle coste, riserve marine, zone di interesse turistico-balneare, zone di interesse ittico, ecc.)

Al fine di fronteggiare l’emergenza, previa autorizzazione del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, di concerto con la Prefettura e Sindaci dei comuni rivieraschi interessati, il Capo del Compartimento marittimo predisporrà l’intervento dei mezzi, uomini e materiali a disposizione e qualora tali risorse non fossero sufficienti, informare Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare–Direzione Generale per la Protezione della Natura per gli opportuni interventi di competenza.

Qualora, per motivi di urgenza, si sia verificata la necessità di assicurare l’immediata disponibilità di materiale di pronto impiego, il Capo del Compartimento Marittimo, previa autorizzazione del suddetto Dicastero, attuerà le procedure contrattuali previste dall’art 13 legge 979/82.

Valutata la necessità di convocare il Centro Comando e Controllo Locale Antinquinamento, il Capo del Compartimento infine potrà dichiarare l’emergenza locale oppure, tramite la Centrale Operativa del Comando Generale delle Capitanerie di Porto, interessare il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare al fine di richiedere alla Presidenza del Consiglio dei Minuistri, Capo del Dipartimento della Protezione Civile, il promuovimento della dichiarazione di emergenza nazionale.

 

Situazioni Operative

L’attivazione, nei diversi stati di emergenza, della struttura organizzativa del “pronto intervento” antinquinamento, per poter produrre risultati soddisfacenti, deve essere necessariamente connotata, come è ovvio, dal requisito della «tempestività». Alla notizia di inquinamento, o di minaccia di inquinamento, comunque pervenuta, l’Autorità marittima è tenuta a disporre tutte le misure necessarie allo scopo di prevenire gli effetti inquinanti, ovvero eliminarli o attenuarli, qualora fosse tecnicamente impossibile eliminarli.

Qualunque inquinamento, indipendentemente dalla dichiarazione di emergenza locale, richiede interventi caratterizzati da rapidità nelle decisioni e nella scelta della strategia da adottare nonché rapidità di intervento. Inoltre, in considerazione che si è in presenza di un evento in grado di produrre comunque danni ambientali, sarà oltremodo opportuno che le scelte strategiche non siano condizionate da interessi di alcun genere se non quello, primario, di limitare i danni.

A prescindere da tale obbligo ad intervenire, vengono individuate due situazioni operative, in funzione dell’Autorità coordinatrice:

  • prima situazione operativa: quella in cui l’inquinamento interessa uno o più Compartimenti Marittimi ma la situazione non raggiunge una gravità tale da giustificare il passaggio allo stato di emergenza nazionale.
  • seconda situazione operativa: quella in cui la direzione delle operazioni e il coordinamento operativo degli interventi viene assunto dal Dipartimento della Protezione Civile una volta che sia stato dichiarato lo stato di “emergenza nazionale”.

 

Prima Situazione Operativa

E’ quella in cui l’inquinamento interessa uno o più Compartimenti Marittimi ma la situazione non raggiunge una gravità tale da giustificare il passaggio allo stato di emergenza nazionale.

Alla notizia di inquinamento o di minaccia di inquinamento, delle acque del mare causato da immissioni, anche accidentali, di idrocarburi o di altre sostanze nocive provenienti da qualsiasi fonte e suscettibile di arrecare danni all'ambiente marino, al litorale ed agli interessi connessi, il Capo del Compartimento marittimo nella cui giurisdizione si verifichi l'inquinamento o la minaccia di inquinamento, assume la direzione delle operazioni ed il coordinamento operativo degli interventi finché perdura la “prima situazione operativa, attivando se del caso il «piano di pronto intervento locale».

In questo caso il Capo del Compartimento, dopo aver provveduto alla «diffida» di cui l’art. 12 L. 979/82 (comprensiva della diffida ad attivare il SOPE (Shipboard Oil Pollution Emergency) PLAN ex regola 26, Allegato I, MARPOL n 73/78), mette in atto le azioni pertinenti e le seguenti misure:

  1. informa le Autorità centrali e locali interessate; acquisisce e verifica ogni informazione utile ed indispensabile a conseguire un quadro, il più completo possibile, della situazione;
  2. attiva il Centro Comando e Controllo, assumendone la direzione;
  3. assume, in base alle informazioni disponibili e alle conseguenti valutazioni, le decisioni operative di risposta, ivi comprese quelle riguardanti lo smaltimento dei prodotti recuperati;
  4. impiega i mezzi navali CP dipendenti;
  5. designa il “Comandante in zona” OSC;
  6. richiede l’intervento in concorso di eventuali mezzi navali e/o aerei degli altri Organi dello Stato che abbiano localmente disponibilità;
  7. richiede allo MRCC l’intervento e l’impiego degli aereomobili della Guardia Costiera; concordando con la “Sezione Telerivelamento Ambientale Istituzionale” (S.T.A.I.) del III Reparto Piani e Operazioni del Comando Generale delle Capitanerie di Porto, l’eventuale attività di monitoraggio;
  8. ordina l’impiego di unità e mezzi antinquinamento di cui può disporre direttamente (ditte locali convenzionate) e quelli che gli vengano resi disponibili a titolo non oneroso (dall’armatore, dall’industria petrolifera, ecc.);
  9. richiede al Centro Operativo Periferico di giurisdizione la disponibilità di ulteriori unità a mezzi, reperibili nell’ambito del COP a titolo non oneroso;
  10. nel caso in cui la diffida di cui l’art. 12 L. 979/82 resti senza effetto, o non produca gli effetti nel periodo di tempo assegnato, fa eseguire per conto dell’armatore o del proprietario le misure ritenute necessarie, recuperando poi dagli stessi, le spese sostenute. Nei casi di comprovata urgenza, le misure potranno essere assunte indipendentemente dalla preventiva diffida a  provvedere;
  11. valuta l’opportunità di dichiarare l’emergenza locale, dandone tempestiva comunicazione al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – Direzione Generale per la Protezione della Natura, al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Centrale Operativa del Comando Generale delle Capitanerie di Porto e al Centro Operativo Periferico di giurisdizione (C.O.P.). ;
  12. in emergenza locale, quando la gravità della situazione e la seria minaccia per la pubblica incolumità, ovvero per l’ambiente, richiedono l’urgente e non rinviabile adozione di misure a titolo oneroso, per le quali non si riesca, per impossibilità oggettiva, a finalizzare la procedura di cui al comma 3, art. 13 L. 979/82, ordina e dispone gli interventi più urgenti, informando contestualmente il Ministero dell' Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare per la conseguente procedura di riconoscimento del debito (Cassazione civile, sez. unite: sentenza 08455 del 20.08.1995);
  13. richiede al Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – Direzione Generale per la Protezione della Natura:  l’intervento dei pattugliatori della Marina Militare classe Cassiopea;  l’autorizzazione ad utilizzare prodotti disperdenti, da scegliersi fra quelli ritenuti utilizzabili dal predetto Ministero; ulteriori risorse reperibili, a titolo oneroso, in ambito nazionale ed internazionale.
  14. chiede, se necessario, l’emanazione di AVURNAV all’ACP/CMMA e di NOTAM alla Centrale Operativa del Comando Generale delle Capitanerie di Porto che interesserà, a tal fine, i competenti Organi aeronautici;
  15. chiede, ove lo ritenga opportuno, al Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto l’invio in missione di Ufficiali del Corpo esperti in particolari discipline, del cui supporto ritenga indispensabile avvalersi;
  16. chiede al gestore locale della rete telefonica fissa l’urgente installazione e messa in funzione di linee aggiuntive telefoniche e telefax, per una migliore gestione del traffico in emergenza;
  17. tiene costantemente informati: il Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – Direzione Generale per la Protezione della Natura, per il tramite del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto, la Prefettura e il Centro Operativo Periferico di giurisdizione e, ove del caso, la Regione, Provincia ed i Comuni rivieraschi interessati per l'eventualità che si possa determinare una delle situazioni operative successive;
  18. disporre immediatamente gli opportuni accertamenti di polizia giudiziaria tesi ad identificare i contravventori e ad assicurare alla giustizia gli elementi probatori che emergessero durante il corso delle indagini, informando l'Autorità Giudiziaria.
  • La prima situazione operativa cessa quando:
  1. viene a cessare la situazione di emergenza che l’ha ordinata;
  2. la responsabilità del coordinamento operativo passa all’Autorità Centrale (Dipartimento della Protezione Civile), qualora sia stata dichiarata l’emergenza nazionale.

Seconda Situazione Operativa

Qualora l’emergenza locale non sia fronteggiabile con le risorse disponibili a livello locale, il Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, richiede alla Presidenza del Consiglio, Dipartimento della Protezione Civile, di promuovere la dichiarazione di “emergenza nazionale” interessando il Dipartimento della Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. La direzione delle operazioni e il coordinamento operativo degli interventi viene assunto dal Capo del Dipartimento della Protezione Civile sulla base del "piano di pronto intervento nazionale" adottato dagli Organi del Servizio Nazionale della Protezione Civile.

I compiti del Capo del Compartimento marittimo in “seconda situazione operativa” rimangono quelli previsti dalla vigente normativa: si limitano al controllo operativo delle forze a disposizione ed alla responsabilità dell'esecuzione delle attività in mare, con esclusione delle attribuzioni riconducibili ai concetti di direzione e coordinamento delle operazioni.

Il Comandante in zona (O.S.C.), precedentemente nominato dal Capo del Compartimento Marittimo manterrà il controllo tattico dei mezzi assegnati per la lotta antinquinamento.

  • La seconda situazione operativa cessa:
  con il cessare dell’emergenza

 

Coordinamento delle Operazioni in Zona

Allo scopo di ottenere organicità, efficienza e rendimento nell’attività antinquinamento delle unità e dei mezzi impiegati nelle operazioni in mare, è necessario, che le relative attività siano anche direttamente coordinate nella zona delle operazioni da un “Comandante sul posto” (OSC), il quale viene designato dal Capo del Compartimento secondo i seguenti criteri:

  • Comandante di unità navale/aeromobile delle Capitanerie di Porto operante in zona;
  • Ufficiale del Corpo delle Capitanerie di Porto imbarcato per l’esigenza su mezzo navale, anche privato, operante in zona.

L’ O.S.C., responsabile del coordinamento in zona, deve svolgere i seguenti compiti, qualora non ancora espletati dall’Autorità responsabile della direzione delle operazioni:

  1. assegnare ai mezzi e alle unità disponibili i compiti e le zone di lavoro, sulla base delle direttive generali ricevute dall’Autorità responsabile;
  2. in esecuzione delle direttive dell’Autorità responsabile della direzione delle operazioni, stabilire le priorità di intervento in zona, anche con riferimento alle aree più sensibili, ovvero quelle che richiedono una difesa più accurata;
  3. designare le unità più idonee ad effettuare determinati compiti, e stabilirne l’avvicinamento, la rotazione, la sostituzione;
  4. coordinare le operazioni e fare rapporti periodici sull’andamento degli interventi e sui cambiamenti di situazione.
  • L'O.S.C può altresì proporre all'Autorità che dirige le operazioni di:
  1. cambiare le zone di intervento alla luce dell'evoluzione delle situazioni;
  2. modificare la strategia; ridistribuire i compiti alle unità in zona, tenuto conto dei risultati ottenuti e di quelli che si vogliono perseguire;
  3. utilizzare mezzi e tecniche particolari;
  4. richiedere ulteriori risorse oppure ridurre quelle in campo.

 

Modalità Operative

Le modalità operative di intervento variano in relazione al tipo di «attuazione operativa» che si dovrà affrontare e possono essere condizionate dal tempo di permanenza in mare della sostanza inquinante. Particolarmente di dovrà agire per limitare il danno ambientale, indirizzando gli sforzi per conseguire la maggiore rapidità nell'intervento di bonifica che dovrà tendere alla: eliminazione della fonte inquinante e alla rimozione meccanica di quanto sversato in mare.

  • Segnalazione dell'inquinamento

Ricevuta la prima notizia riguardante un inquinamento, anche di origine ignota, ovvero un sinistro che stia causando o sia suscettibile di causare sversamento di idrocarburi o, comunque, immissione di sostanze nocive in mare, l’Autorità marittima locale, salvo che la fonte sia di per sé garanzia di veridicità e completezza dell’informazione, è tenuta a disporre ogni misura tesa a:

  1. verificare l’attendibilità della segnalazione;
  2. acquisire ogni dato utile e necessario per formulare una valutazione, la più completa, sull’ampiezza e la portata del fenomeno.

A tal fine utilizza i mezzi a propria disposizione per eseguire l’opportuna “attività di ricognizione” per la quale, ove necessario, può essere richiesto tramite il locale Servizio Supporto Navale di Zona Marittima, alla Centrale Operativa (C.O.) del Comando Generale delle Capitanerie di Porto l’intervento dei velivoli PL 166 DL3 della Guardia Costiera in configurazione “monitoraggio”, o, in concorso, di mezzi navali e aeromobili di altre Amministrazioni dello Stato disponibili in zona.

•  Attivazione del piano locale

Verificata la veridicità della notizia e acquisite attraverso la ricognizione le informazioni necessarie, l'Autorità Marittima:

  1. falso allarme;
  2. situazione che merita di essere tenuta sotto osservazione ma per la quale non è necessario prendere, al momento, ulteriori misure;
  3. situazione che richiede l’attivazione del piano locale di pronto intervento, a prescindere dalla dichiarazione di emergenza locale (competenza del Capo del Compartimento Marittimo)

In ogni caso vanno informati quantomeno il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - Direzione Generale per la Protezione della Natura, e il Ministero dell Infrastrutture e dei Trasporti , e Comando Generale delle Capitanerie di Porto - Centrale Operativa e il Centro Operativo Periferico di giurisdizione.

  • Centro Comando e Controllo Antinquinamento

L’attivazione dell’emergenza locale di pronto intervento può comportare, a giudizio del Capo del Compartimento, la costituzione, nel suo ufficio, del “Centro Comando e Controllo Antinquinamento” (L.P.C.C. - Local Pollution Coordination Centre), costituito di “gruppi definiti” per le loro funzioni, che fanno capo e rispondono tutti al Capo del Compartimento che resta, per legge, il solo ed unico responsabile della direzione delle operazioni.

Il ruolo del L.P.C.C. è quindi quello di affiancare e supportare il Capo del Compartimento, aiutandolo nell’attività di direzione e coordinamento degli interventi.

Per la gestione di tali attività è necessario:

  1. determinare la gravità della situazione in mare e lungo le coste;
  2. stabilire una strategia ed una scala di priorità degli interventi;
  3. decidere il tipo di risposta, tenendo anche conto degli interessi economici delle popolazioni colpite e delle esigenze ambientali;
  4. ottenere la disponibilità di risorse, anche in termini di autorizzazioni alla spesa;
  5. stabilire in tempo una strategia per il trattamento e lo smaltimento degli olii raccolti e di ogni altro residuo oleoso, o contaminato, da ricevere a terra e avviare a discarica;
  6. registrare ogni evento, valutazioni collegiali, ordini, decisioni, che successivamente, potranno incidere su questioni di carattere assicurativo e amministrativo;
  7. mantenere un costante collegamento con la gerarchia e le Autorità di Governo.
  • Struttura del C.L.P.C.C.

E’ strutturato in due livelli:

Il primo, cuore del sistema, è articolato in:

  1. Comitato direttivo (con compiti decisionali)
  2. Comitato tecnico (con compiti tecnici)
  3. Comitato logistico (con compiti esecutivi)

Il secondo, di supporto, è suddiviso in:

  1. gruppo finanziario;
  2. gruppo amministrativo;
  3. gruppo ambientale;
  4. gruppo pubbliche relazioni;
  5. (ufficiale di collegamento)
  • Comitato direttivo

Il “Comitato direttivo”[1]ha compiti decisionali, ed è responsabile delle strategie generali. In particolare, si occupa di tutto quanto attiene:

  1. la scala di priorità, il tipo di risposta;
  2. gli aspetti finanziari generali delle operazioni;
  3. il coordinamento con le analoghe strutture delle altre Amministrazioni/Organismi coinvolti e i contatti con le Autorità di Governo, le Autorità locali, la gerarchia, la stampa, i cittadini;
  4. la emanazione dei “rapporti di situazione”, basati sulle notizie fornite dal “Comitato tecnico”.
  • Comitato tecnico

Il “Comitato tecnico”[2]è responsabile dello studio dei metodi e delle tecniche più adatte da utilizzare per combattere l’inquinamento, ivi compresi gli aspetti riguardanti il deposito temporaneo e lo smaltimento dei prodotti inquinanti e dei residui oleosi/contaminati recuperati.

Oltre ai compiti prettamente tecnici, si occupa di:

  1. dislocare le risorse secondo le priorità indicate dal “Comitato direttivo”;
  2. aggiornare il “Comitato direttivo” sulla consistenza delle risorse;
  3. mantenere i contatti con le organizzazioni private sotto contratto e con le altre squadre operative, assegnando i compiti in attuazione delle decisioni assunte dal Capo del Compartimento, sentito il “Comitato direttivo”;
  4. aggiornare giornalmente il “Comitato direttivo” sulla situazione generale.
  • Comitato logistico [3] [3] [3] [3]

Il “Comitato logistico” [3] è responsabile dell’attività di reperimento delle risorse, in stretto contatto con il “Comitato tecnico”:

Oltre ai compiti esecutivi,in particolare si occupa di coordinare gli aspetti connessi con:

  1. il trasporto e l’avvio delle risorse nelle zone e luoghi ove debbono operare;
  2. la ridislocazione delle risorse, a seconda delle mutate esigenze.

Il “Comitato logistico” mantiene costantemente aggiornato il “Comitato tecnico” sulla consistenza ed efficienza delle risorse in campo e disponibili.

  • Gruppi di supporto

Elementi indispensabile per il buon funzionamento del C.L.P.C.C. sono i “Gruppi di supporto”, costituiti dal personale addetto alle sezioni della Capitaneria (P.G., Naviglio, ecc.):

  1. il Gruppo finanziario
  2. il Gruppo amministrativo
  3. il Gruppo ambientale
  4. il Gruppo pubbliche relazioni

Il Gruppo finanziario, in stretto contatto con il “Comitato direttivo” e il “Comitato logistico”, mantiene costantemente aggiornati e sotto controllo gli aspetti legati alle spese che vengono impegnate a causa della gestione dell’emergenza.

Si occupa tra l’altro di:

  1. predisporre la documentazione giustificativa (tecnica e contabile), che deve, poi, essere utilizzata a supporto delle richieste di rimborso e/o compensazione assicurativa;
  2. fornire al “Comitato direttivo” una situazione giornaliera delle spese.

Il Gruppo amministrativo, responsabile del supporto generale al C.L.P.C.C., provvede:

  1. al coordinamento generale di tutte le attività all’interno del C.L.P.C.C., e al lavoro di segreteria (gestione del flusso di informazioni, registrazione, protocollo, corrispondenza, stesura dei verbali di riunione);
  2. all’aggiornamento dei quadri situazione, mappe e cartografia;
  3. al vitto e generi di conforto per il personale del C.L.P.C.C.;
  4. ai controlli di sicurezza.

Il “Gruppo ambientale”, in contatto con il “Comitato direttivo” e il “Comitato tecnico” si occupa:

  1. di fornire consigli, ove richiesti, su tutti gli aspetti ambientali riguardanti le zone colpite o minacciate, comprese questioni legate all’uso delle varie opzioni di risposta possibili;
  2. di avanzare ipotesi sull’impatto ambientale, in dipendenza dell’evolvere dell’inquinamento;
  3. di curare i contatti con i gruppi ambientalisti e di difesa della natura accreditati, ove ve ne siano.

Ed infine il “Gruppo pubbliche relazioni”, in stretto contatto con il Comitato direttivo, è responsabile:

  1. dei contatti con la stampa e gli altri organi di informazione;
  2. della preparazione e organizzazione delle conferenze stampa tenute dal Capo del Compartimento (o Ufficiale da lui delegato) insieme con il “Comitato direttivo;
  3. della distribuzione all’interno e all’esterno del CCC dei comunicati stampa;
  4. dell’organizzazione delle riunioni quotidiane del CCC presiedute dal Capo del Compartimento.

Per i contatti con le strutture decisionali/operative costituite presso le Autorità locali, il “Comitato direttivo” può avvalersi di uno, o più, ufficiali di collegamento.

  • Composizione del Centro Comando e Controllo

A far parte dei vari Organismi del “Centro di Comando e Controllo”, il Capo del Compartimento può chiamare anche personale estraneo al Corpo delle Capitanerie di Porto. Ove lo ritenga necessario il Capo del Compartimento marittimo può chiedere al Comando Generale delle Capitanerie di Porto l’invio di personale del Corpo, particolarmente esperto e preparato in particolari discipline (normativa internazionale e nazionale, aspetti tecnici legati agli inquinamenti, aspetti giuridico-amministrativi e assicurativi, comunicazioni, sistemi informatici, problemi ambientali, pubbliche relazioni, ecc.), in grado di fornirgli tutto l’aiuto ed il supporto indispensabile per una migliore e più efficace gestione dell’emergenza

 


[1] Composizione: Comandante, Comandante in 2^, capo Servizio Operativo-Ambiente, rappresentante Autorità portuale

[2] Composizione: capo Sezione Demanio, Capo Sezione Operativa, Capo Sezione Sicurezza Navigazione, Nostromo (quando l’evento interessa la zona portuale), Chimico del porto, Ente di classifica della Nave coinvolta (a richiesta dal Capo del Compartimento), Rappresentante Armamento della Nave coinvolta (a richiesta dal Capo del Compartimento), Rappresentante del Comune costiero (quando interessato), Rappresentante VV.FF. (a richiesta del Capo del Compartimento).

[3] Composizione: Capo Servizio Mezzi Navali, Capo Servizio Amministrativa, Capo Sezione Ambiente e Rappresentante Autorità Portuale.odalità operative

 

Luoghi Rifugio

Secondo quanto previsto dall'art. 20 del D.lgs. 19 agosto 2005, n. 196 il Capo del Compartimento marittimo, nell'ambito della applicazione operativa di pronto intervento locale antinquinamento, di cui all'art. 11[1] [2] della legge n. 979/82, individua le procedure per accogliere le navi in pericolo nelle acque di giurisdizione tenuto conto in via prioritaria dei vincoli ambientali e paesaggistici delle aree costiere ad alta valenza e vocazione turistica, nonché delle caratteristicghe e della tipologia della nave.

Le procedure adottate dagli Stati membri, in conformità con le pertinenti linee guida dell'IMO, stabiliscono dei piani per accogliere nelle acque sotto la loro giurisdizione le navi in pericolo. Detti piani indicano le necessarie modalità e procedure, tenuto conto dei vincoli operativi e ambientali, per assicurare che le navi in pericolo possano raggiungere immediatamente un «luogo di rifugio»[2] [2], previa autorizzazione dell'Autorità individuata dalla pianificazione operativa di pronto intervento locale antinquinamento in relazione al livello di emergenza in corso.
Restano impregiudicati la disciplina ed i relativi piani in materia di ricerca e salvataggio nei casi di pericolo per la vita umana in mare.

Quando una nave mercantile  viene a trovarsi in serie difficoltà a causa di un incidente che potrebbe determinare la perdita dell’unità o causare un pericolo per l’ambiente o per la sicurezza della navigazione ovvero ha bisogno di assistenza senza, comunque, mettere in causa il rischio della salvaguardia della vita in mare, il modo migliore per prevenire danni o inquinamenti dovuti dal progressivo peggioramento delle sue condizioni, sarebbe quello di alleggerire la nave dal suo carico e del combustibile, riparando inoltre il danno. Per tale ragione la nave dovrebbe essere ricoverata sottocosta oppure all’interno di un porto o al contrario allontanata verso il largo.

E’ preferibile che il Comandante della nave richieda l’ assistenza ed eventuale accesso ad un «luogo rifugio» all’Autorità dello Stato costiero in quanto risulterebbe quasi impossibile trattare efficacemente un incidente marittimo in mare aperto. Per questa ragione, si ritiene vantaggioso mandare una nave in un luogo rifugio,  per limitare l’estensione di litorale minacciato e dove  procedere ad un trasferimento del carico o a qualsiasi altra operazione al fine di prevenire o minimizzare i danni o l’inquinamento.

Lo Stato costiero al fine di designare un luogo rifugio deve procedere ad un’analisi dei vantaggi e degli inconvenienti che permettono ad una nave che ha bisogno di assistenza di dirigersi verso un luogo rifugio idoneo, prendendo in considerazione alcuni importanti parametri di valutazione - tenuto conto dei rischi collegati - alla messa a punto dei luoghi di rifugio, in quelle  aree di transito particolarmente sensibili e suscettibili di essere messi in pericolo dall’arrivo della nave sinistrata

Nella valutazione della scelta e messa a punto dei luoghi di rifugio entrano in gioco - oltre quello ambientale e sociale – altri fattori legati alle condizioni naturali della zona ineteressata come ad esempio:

  1. venti dominanti e adeguata protezione contro i venti ed il mare forte;
  2. maree e correnti di maree;
  3. condizioni meteorologiche e stato del mare;
  4. statistiche locali meteorologiche ed il numero di giorni di inoperabilità o inaccessibilità;
  5. profondità massima e minima d’acqua;
  6. informazioni sullo stato del fondale nell’evevtualità di un arenamento della nave sinistrata (duro, franoso, sabbioso);
  7. spazio sufficiente per manovrare la nave (pu prisa dei mezzi di propulsione), ecc.

 

Luogo di Rifugio

 


[1] [2] [2] Si riporta il testo dell'art. 11 della legge 31 dicembre 1982, n. 979, recante: «Disposizioni per la difesa del mare».

«Art. 11. Nel caso di inquinamento o di imminente pericolo di inquinamento delle acque del mare causato da immissioni, anche accidentali, di idrocarburi o di altre sostanze nocive, provenienti da qualsiasi fonte o suscettibili di arrecare danni all'ambiente marino, al litorale agli interessi connessi, l'autorita' marittima, nella cui area di competenza si verifichi l'inquinamento o la minaccia di inquinamento, e' tenuta a disporre tutte le misure necessarie, non escluse quelle per la rimozione del carico del natante, allo scopo di prevenire od eliminare gli effetti inquinanti ovvero attenuarli qualora risultasse tecnicamente impossibile eliminarli.

Qualora il pericolo di inquinamento o l'inquinamento in atto sia tale da determinare una situazione di emergenza, il capo del compartimento marittimo competente per territorio dichiara l'emergenza locale, dandone immediata comunicazione al Ministro della marina mercantile, ed assume la direzione di tutte le operazioni sulla base del piano operativo di pronto intervento locale, ferme restando le attribuzioni di ogni amministrazione nell'esecuzione dei compiti di istituto, da lui adottato d'intesa con gli organi del servizio nazionale della protezione civile. Il Ministro della marina mercantile da' immediata comunicazione della dichiarazione di emergenza locale al servizio nazionale della protezione civile tramite l'Ispettorato centrale per la difesa del mare di cui al successivo art. 34. Quando l'emergenza non e' fronteggiabile con i mezzi di cui il Ministero della marina mercantile dispone, il Ministro della marina mercantile chiede al Ministro della protezione civile di promuovere la dichiarazione di emergenza nazionale. In tal caso il Ministro della protezione civile assume la direzione di tutte le operazioni sulla base del piano di pronto intervento nazionale adottato dagli organi del Servizio nazionale per la protezione civile. Restano ferme le norme contenute nel decreto del Presidente della Repubblica 27 maggio 1978, n. 504, per l'intervento in alto mare in caso di sinistri ed avarie a navi battenti bandiera straniera che possano causare inquinamento o pericolo di inquinamento all'ambiente marino, o al litorale.».

[2] [2]Il porto, la parte del porto o qualsiasi altro luogo di ancoraggio o ormeggio protetto o qualsiasi altra area riparata individuata da uno Stato membro per accogliere una nave in pericolo.

Azioni da richiedere ed informazioni da fornire al Comandante di una nave che richiede assistenza

Allorquando un’autorizzazione di accesso ad un luogo rifugio è richiesta, lo Stato costiero non è affatto tenuto ad accordarlo. Portare infatti, una nave in un luogo rifugio sottocosta in una zona sensibile, come le zone di grande valore ecologico suscettibile di essere colpito da eventuale inquinamento, può comportare alcuni rischi per lo Stato costiero, sia dal punto di vita economico che sociale (risorse attrattive e turistiche). Le Autorità locali e le popolazioni rivierasche potrebbero essere riluttanti ad eccettare navi sinistrate o danneggiate nella loro area di responsabilità proprio in virtù del potenziale danno ambientale e minaccia per la sicurezza pubblica.

Il contatto nave – Autorità Stato costiero per il trasferimento dei dati in ordine alla valutazione della situazione reale e delle ragioni per cui la nave ha bisogno di assistenza è reso possibile dall’intermediario del «Servizio Assistenza Marittima» (M.A.S.)[1] [2] dello Stato costiero il quale notifica al Comandante i mezzi e le misure che egli può mettere a disposizione per l’assistenza o l’accoglienza della nave. In attesa che venga individuato ufficialmemte il Servizio Assistenza Marittima (MAS), la responsabilità di acquisire le notizie e costituire il punto di contatto tra il comando di bordo e le Autorità dello Stato costiero sono devolute alla Sala Operativa della Capitaneria di Porto, in veste di MAS.

Il Comandante della nave, valutata la situazione con l’aiuto della sua Compagnia,  dovrà fornire alla Sala Operativa, oltre che i dati identificativi dell’unità, una stima delle conseguenze del sinistro (specificando se trattasi di guasto meccanico o strutturale, alterazione della stabilità, incendio a bordo estinto o ancora in atto, esplosione o collisione o incaglio, minaccia di inquinamento o inquinamento in atto). Sarà compito del Comandante dell’unità fornire, altresì, alla Sala Operativa - sulla base della valutazione delle condizioni meteo-marine, le probabilità e le possibili conseguenze di un potenziale incidente, tenendo conto della qualità e quantità di carico e carburante presente a bordo – precise indicazioni circa l’attuale posizione della nave, l’eventuale prosecuzione del  viaggio oppure il raggiungimento di un luogo di rifugio.

Sarà cura della Sala Operativa – una volta acquisite le informazioni necessarie al fine della valutazione della reale situazione  in cui versa la nave – fornire al Comandante dell’unità le indicazioni neccessarie in ordine ai servizi disponibili nell’area di giurisdizione, specificando se gli stessi potranno essere garantiti in mare aperto oppure in un luogo rifugio.

In caso di inquinamento o imminente pericolo di inquinamento il Capo del Compartimento Marittimo interessato, dovrà provvedere ex art. 11 L. 31 dicembre 1982, n. 789 ad emettere apposita “Diffida”, attivando la procedura di “analisi” dei dati acquisiti al fine di valutare l’opportunità e la possibilità di permettere alla nave di accedere ad un luogo rifugio, qualora ne abbia fatto specifica richiesta.

  • Procedura di analisi dei dati acquisiti da parte della Sala Operativa, in veste di MAS

Al fine di procedere alla individuazione di un luogo rifugio idoneo a ricoverare la nave sinistrata ed autoriazzarne l’eventuale accesso dovranno essere presi in considerazione alcuni importanti elementi:

  1. qualità nautiche della nave interessata;
  2. natura, quantità e condizione del carburante presente a bordo e del carico, in particolare delle merci pericolose;
  3. distanza e tempo stimato riguardo ai potenziali luoghi rifugio;
  4. numero di persone e di equipaggio presenti a bordo, compreso il Comandante ed il relativo stato di affaticamento;
  5. identificazione e tipologia di assicurazione della nave interessata, compresi i limiti di responsabilità disponibili;
  6. identificazione o designazione di un rappresentante della Società presso lo Stato italiano;
  7. valutazioni del Comandante dell’unità in merito alla situazione in atto.

 


[1] [2]Il servizio Assistenza marittima, così come previsto dalla risoluzione [A.950(23)]

Team ispettivo

Al fine di giungere ad una migliore valutazione dei fattori di rischio, viene formato un «Team di ispezione» (Task Forece) - in possesso delle competenze appropriate alla situazione - designato dallo Stato costiero che qualora possibile, in relazione alle condizioni meteo-marine, dovrà imbarcare a bordo della nave interessata.

  • La composizione del Team è la seguente:
  1. un Ufficiale PSC[1] [2]
  2. un rappresentante degli Enti di classifica (R.I.Na., Bureau Veritas, ecc.)
  3. un chimico del porto
  4. un rappresentante dei rimiorchiatori locali
  5. un rappresentante dei Vigili del Fuoco
  6. un rappresentante di una Società antinquinamento (Castalia)
  7. un rappresentatnte dell’ISPRA[2] [2]
  8. un rappresentante dell’ARPAS[3] [2]
  9. un rappresenanta dei SID[4] [2]

L’intervento del Team ispettivo deve fornire ulteriori informazioni in ordine alla comparazione tra i possibili rischi se la nave resta in mare aperto e quello che farebbe correre  al luogo di rifugio e al suo ambiente, comparazione che dovrebbe portare su ciascuno dei seguenti punti:

  1. salvaguardia della vita umana in mare,
  2. sicurezza delle persone nei luoghi di rifugio ed il suo ambiente industriale e urbano (rischio di incendio, esplosione, rischio tossico);
  3. rischio di inquinamento;
  4. se il luogo di rifugio è un porto, rischio di turbamento per l’utilizzo del porto (canali, banchine, attrezzature, ecc.);
  5. valutazione delle conseguenze se una richiesta di luogo di rifugio è rifiutato, incluso il loro effetto possibile sugli Stati vicini.
  • Informazioni e comunicazioni

I caso di attuazione della procedura, dovranno essere informati del pericolo nonché aggiornati in merito alla situazione contingente ed alle decisioni che saranno assunte oltre ai soggetti interessati durante la fase istruttoria:

  1. la Direzione Generale per la Protezione della Natura – Divisione VI - Sezione Operativa Emergenza in mare del Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare;
  2. la Centrale Operativa del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto;
  3. il Reparto Abiente Marino del Corpo delle Capitanerie di Porto;
  4. lo stato di bandiera.

Nel caso l’accesso ad un luogo di rifugio venga negato dovranno essere inoltre informati:

  1. le Autorità marittime interessate in relazione alla prevista rotta dell’unità se in grado di proseguire;
  2. gli altri stati potenzialmente coinvolti dalle conseguenze di un sinistro che potrebbe accadere.

 


[2][1] [2] [2] Ogni nave è soggetta al controllo di Ufficiali debitamente autorizzati dallo Stato del porto allo scopo di verificare la validità dei certificati di cui la nave è munita. Nel caso venga riscontrata una situazione deficitaria o nel caso di certificati scaduti l’Ufficiale preposto al controllo deve adottare ogni misura atta ad assicurare che la nave possa riprendere il mare senza costituire un pericolo per la nave, le persone a bordo o per l’ambiente marino. Il PSC è condotto da un PSCO (Port State Control Officer). Il PSCO è una persona adeguatamente qualificata, autorizzata dall’Autorità Marittima dello Stato del Porto ad effettuare le ispezioni PSC secondo il Paris Mou e agire sotto la propria responsabilità. Ciascun ispettore è provvisto di un documento personale, sotto forma di documento di identità, rilasciato dall’Autorità competente da cui dipende conformemente alla legislazione nazionale, nel quale è indicato che l’ispettore è autorizzato a effettuare l’ispezione.

[2] [2] [2][2] [2] La Legge 133/2008 di conversione, con modificazioni, del Decreto Legge 25 giugno 2008, n. 112 prevede l'istituzione del'ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. L’ISPRA svolge le funzioni, con le inerenti risorse finanziarie, strumentali e di personale, dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici di cui all’articolo 38 del Decreto Legislativo n. 300 del 30 luglio 1999 e successive modificazioni, dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica di cui alla legge 11 febbraio 1992, n. 157 e successive modificazioni, e dell’Istituto Centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica Applicata al Mare di cui all’articolo 1-bis del decreto-legge 4 dicembre 1993, n.496, convertito in legge, con modificazioni, dall’articolo 1, comma 1, della legge 21 gennaio 1994, n. 61.

[2] [2][3] [2]  [2][3] [2]L'Arpas è un'agenzia regionale dotata di personalità giuridica di diritto pubblico, autonomia amministrativa, tecnica, contabile e patrimoniale, istituita con la Legge regionale n. 6 del 18 maggio 2006.  L'Agenzia ha compiti di monitoraggio e controllo ambientale e fornisce supporto tecnico alle Autorità competenti in materia di programmazione, autorizzazione e sanzioni in campo ambientale, a tutti i livelli di governo del territorio: la competenza tecnico-scientifica è la sua componente distintiva e qualificante.  L'Arpas garantisce lo svolgimento dei propri compiti su tutto il territorio regionale attraverso strutture decentrate (i dipartimenti), coordinati da una struttura centrale. Fa parte della rete nazionale delle agenzie ambientali presenti in tutte le regioni italiane, con le quali intrattiene un costante scambio di esperienze per sviluppare metodologie comuni per la tutela dell’ambiente.

[2] [2][4] [2]La SID S.r.l. dal 1975 è un’azienda leader nel proprio settore ed opera su tutto il territorio nazionale  - Servizi integrati di Igiene e Difesa dell’ambiente.

Azioni di competenza della Capitaneria di Porto a seguito di inquinamento marino

E’ opportuno evidenziare l’importanza della cosiddetta “Attività preventiva” del personale delle Capitanerie di Porto che deve basarsi su accurati e frequenti controlli a tutte quelle attività, che si svolgono sul mare e sul litorale, al fine di mantenere sempre ad un elevato livello l’attenzione e la cura dei vari operatori del settore (tecnici delle industrie, equipaggi delle navi, personale di piattaforme, ecc.), di verificarne il livello professionale e l’idoneità dei mezzi e materiali alle operazioni in atto.

In materia di inquinamento, l’Ispettorato Centrale per la Difesa del mare (ora Servizio Difesa Mare del Ministero dell'Ambiente) ha disposto (Circolare n. 9262157 del 14 Aprile 1989) che per ogni controllo effettuato dal personale delle Capitanerie, venga compilato un apposito “Rapporto NODM”, che in caso di accertata violazione di norme relative alla MARPOL 73/78 dovrà essere inviato al suddetto Ispettorato che provvederà, in caso di nave straniera che ha effettuato sversamenti irregolari in acque internazionali, ad informare lo Stato di bandiera tramite il Ministero degli Esteri.

L’attivazione del sistema di intervento scatta allorché si ha notizia di un qualsiasi evento che possa costituire minaccia di inquinamento. In tale situazione la Capitaneria di Porto deve predisporre tutte le misure necessarie per un eventuale pronto intervento allertando la sua organizzazione.

A seconda del luogo dove è avvenuto o potrebbe avvenire l’inquinamento, diverse saranno le operazioni da compiere, tale considerazione in funzione del luogo (porto mercantile, porto petrolifero, rada, mare territoriale, alto mare, costa, ecc.) deve essere necessariamente fatta avendo a riguardo anche per le condimeteo sussistenti nella zona dell’evento.

In linea di massima, ricevuta la “segnalazione di allarme” (che può giungere anche attraverso i titolari degli Uffici dipendenti, navi coinvolte in un sinistro, responsabili di installazioni fisse o mobili situate in mare o sul litorale ovvero di terzi non responsabili), l'Ufficiale o il Sottufficiale preposti alla Centrale Operativa (o l’Ufficiale di guardia), provvede a informare il Comando il quale dispone, in attuazione del “Piano di Pronto Intervento Locale” ed in relazione all'ampiezza e natura dell'inquinamento, una serie di azioni.

Ai sensi dell’art. 11 Legge 979/82, in caso di inquinamento o di imminente pericolo di inquinamento, l’Autorità marittima, nella cui area di competenza si verifichi l’evento, è tenuta a disporre le misure necessarie allo scopo di prevenire o eliminare gli effetti inquinanti, ovvero attenuarli qualora risultasse tecnicamente impossibile eliminarli, con tecniche di recupero e riduzione delle sostanze sversate in mare. Qualora si renda necessario, in particolare, l’impiego di risorse (uomini e mezzi) non dipendenti o l’uso di prodotti disperdenti, le relative operazioni dovranno essere sempre preventivamente autorizzate dalla Direzione Generale per la Protezione della Natura del Ministero dell'Ambiente – per il tramite del Centro Operativo Antinquinamento), pena il mancato successivo riconoscimento di qualsiasi onere a carico dell’erario; per la qual cosa dovranno instaurarsi dei contatti diretti.

Per le determinazioni salienti (rilascio autorizzazioni all’uso dei disperdenti, ecc…) dovrà preferirsi la comunicazione scritta, ovvero il ricorso a fonogrammi in caso di impossibilità (attività svolte oltre l’orario di servizio, reperibilità festiva dei funzionari responsabili, ecc.).

Viceversa per quanto concerne le attività svolte dagli uffici marittimi con risorse (uomini e mezzi) dipendenti, la Direzione Generale per la Protezione della Natura (per il tramite del C.O.A.) dovrà comunque esserne tempestivamente messo a conoscenza e successivamente informato con rapporto circostanziato scritto (cd. rapporto iniziale di inquinamento).

  • Tra le azioni fondamentali da eseguire, citiamo:
  1. l'approntamento del personale e dei mezzi navali necessari alle operazioni di disinquinamento, sulla scorta delle notizie pervenute, dando quindi le opportune direttive per l'attivazione del Nucleo Operativo Difesa Mare.
  2. il collegamento con la nave che ha originato la segnalazione;
  3. gli accertamenti da terra ritenuti necessari;
  4. il prelievo di n. 3 (tre) campioni di acqua marina (almeno un litro ciascuno) che saranno immediatamente inviati al Laboratorio di Igiene e Profilassi per le analisi.
  5. l'intervento del chimico di porto e dei tecnici del laboratorio di Igiene e Profilassi  per suggerire la tecnica più idonea per abbattere l'inquinamento;
  6. l’allertamento dei mezzi disinquinanti;
  7. l’intervento di mezzi aerei;
  8. richiedere l’intervento dei Comandi, Autorità, Enti, Uffici e Società private interessate all'esecuzione del piano di pronto intervento locale, necessario per le operazioni di abbattimento o per le altre esigenze connesse all'emergenza;
  9. richiedere l'intervento del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco;
  10. segnalare il fatto alla Prefettura e all'Autorità Giudiziaria, la zona colpita e gli interventi necessari;
  11. in caso di particolari necessità, mettere in allarme altre Autorità o Enti (come ad esempio, reparti militari, ospedali, ambulanze, ecc.).

 

Controlli degli Uffici Minori del Compartimento colpito da inquinamento

Il Titolare dell'Ufficio Circondariale Mrittimo è responsabile della immediata attivazione ed assunzione del coordinamento operativo dei mezzi e del personale dipendente per gli inquinamenti che si verificano nei rispettivi ambiti portuali.

L'Ufficio opera  sulla base delle disposizioni del presente "Piano" in prima situazione operativa, in quanto applicabile, informando e mantenendo costantemente aggiornato sin dalla fase iniziale la Sala Operativa della Capitaneria di Porto competente (Centro LVTS) e rimanendo a disposizione del Capo del Compartimento Marittimo che assume la direzione degli interventi in loco. In relazione alla gravità dell’inquinamento in atto e/o in previsione della sua possibile evoluzione, o qualora sia necessario l’impiego di risorse eccedenti quelle disponibili in ambito compartimentale, il Capo del Compartimento può in ogni momento assumere il coordinamento delle operazioni a prescindere dalla dichiarazione di emergenza locale.

Nel caso in cui l’inquinamento interessi o minacci i Circondari Marittimi di Giurisdizione, il Capo del Compartimento assume il coordinamento operativo degli interventi, salvo delega al Capo del Circondario che ha giurisdizione sull'area interessata dall'inquinamento.

I titolari degli Uffici Locali Marittimi e delle Delegazioni di Spiaggia dipendenti sono responsabili della immediata attivazione ed assunzione della direzione e del coordinamento operativo per gli inquinamenti che si verifichino nei rispettivi ambiti portuali ed operano sulla base delle disposizioni del presente piano in prima situazione operativa, in quanto applicabili.

 

Azioni di competenza dei Comandi, Autorità, Enti e Società private che concorrono all’attuazione del piano

A seconda delle priorità della situazione di emergenza locale da fronteggiare, il Capo del Compartimento Marittimo competente potrà richiedere la partecipazione di personale, mezzi e materiali di Autorità. Uffici, Società private e Comandi alla esecuzione del piano, nonché avvalersi della consulenza di esperti locali per la scelte e l’impiego  delle opportune tecniche di riduzione/diminuzione.

  • Autorità Portuale – di concerto con l’Autorità Marittima sovrintende a tutte le operazioni nel caso di inquinamenti che interessano i porti all'interno del Compartimneto marittimo interessato.
  • Comando Provinciale Vigili del Fuoco – mette a disposizione il personale e  le attrezzature necessarie ed interviene con la motobarca per la vigilanza della zona dell’inquinamento;
  • Commissariato P.S. Porto/Locale – mette a disposizione personale sufficiente per effettuare un servizio di vigilanza a terra e qualora necessario un mezzo nautico per coadiuvare le motovedette della Guardia Costiera nella vigilanza della zona interessata;
  • Comando Carabinieri – mette a disposizione personale sufficiente per effettuare un servizio di vigilanza a terra e qualora necessario un mezzo nautico e/o aereo per coadiuvare le unità della Guardia costiera;
  • Guardia di Finanza – mette a disposizione i mezzi nautici e/o un mezzo aereo qualora necessario per coadiuvare le motovedette della Guardia Costiera , anche allo scopo di seguire gli spostamenti del prodotto inquinante;
  • Corpo Forestale: mette a disposizione i mezzi nautici e/o un mezzo aereo qualora necessario per coadiuvare le motovedette della Guardia Costiera , anche allo scopo di seguire gli spostamenti del prodotto inquinante
  • Soc. Castalia – interviene nelle operazioni di bonifica  con mezzi nautici  e con materiali di cui viene fatta richiesta.
  • Barcaioli – a disposizione per operazioni disinquinamento;
  • Piloti – un pilota resta a disposizione della Capitaneria qualora si rendesse necessario effettuare un movimento nave;
  • Ormeggiatori – a disposizione per operazioni disinquinamento;
  • Rimorchiatori – a disposizione per eventuali interventi su navi e per operazioni di disinquinamento;
  • Vigili Urbani – mettono a disposizione personale sufficiente per effettuare un servizio di vigilanza a terra;
  • Chimico del Porto – a disposizione per qualunque consulenza tecnica;
  • Registro Italiano Navale – Registri di classificazione – a disposizione nell’ipotesi in cui l’emergenza riguardi in particolare la nave e per qualsiasi consulenza tecnica.

Il Servizio N.O.D.M.

Ai sensi della Circolare n° 1/1987, prot. n° 258 del 31 gennaio 1987 il Ministro della Marina Mercantile, ora ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha disposto che presso ogni Compartimento Marittimo deve essere istituito un…“Nucleo Operativo per la Difesa del Mare”, composto di personale del Corpo delle Capitanerie di Porto, in numero proporzionale alla disponibilità di personale di ciascun Comando e correlato all’entità dei problemi locali in materia di inquinamento delle acque marine e di salvaguardia delle coste. Detti nuclei sono posti sotto il diretto controllo dei Comandanti/Vicecomandanti, i quali, sulla scorta delle direttive, di ordine generale, da parte dei Titolari dei Comandi, assumono le iniziative ritenute necessarie per l’impiego ottimale degli uomini e mezzi.

L’organizzazione del servizio deve essere disciplinata, con specifico Ordine di Servizio, sulla base dei criteri generali contenuti nella circolare indicata, delle discendenti circolari del Comando Generale e dei seguenti criteri particolari:

  1. ell’ambito delle attività del N.O.D.M. devono essere ricondotte tutte le attività di pertinenza di nuclei operativi autonomamente istituiti, secondo le esigenze di servizio, da ciascun Comando (come il Nucleo Operativo Intervento Portuale - NOIP e il Nucleo Operativo Ambiente - NOA) ecc., nonché del personale destinato al controllo dell’intera filiera della pesca di cui alla circolare n° 82/35668/II del 30 maggio 2000;
  2. l’organizzazione operativa dell’attività deve essere ricondotta nell’ambito del “Servizio Operazioni” di ciascun Comando. Qualora la consistenza di personale lo consenta le attività del NOIP possono essere ricondotte in quelle dell’area tecnica ed espletate con personale destinato in tale area;
  3. i Capi servizio/Capi sezione rappresentano le loro esigenze, in tema di controlli, ispezioni, sopralluoghi e quant’altro necessario per il corretto espletamento dell’azione amministrativa e/o operativa di loro competenza, al Comandante/Ufficiale in 2ª, il quale individua e dispone l’impiego del personale e dei mezzi necessari all’espletamento del servizio;
  4. il “Servizio Operazioni” pianifica, alla luce delle direttive del Comando e con il controllo del Comandante/Ufficiale in 2ª, le attività giornaliere del personale e dei mezzi messi a disposizione e provvede alla tenuta del Registro sul quale devono essere riportati, giornalmente, per ogni linea di attività amministrativa, operativa e/o di polizia effettuata (mezzi navali impiegati, completo di ora di uscita e di rientro, miglia percorse e località visitate;mezzi terrestri impiegati, completo di ora di uscita e di rientro, chilometri percorsi e località visitate;linea di attività disposta ed espletata, con indicazione del Servizio/Sezione che ha rappresentato l’esigenza;elementi di individuazione del rapporto di servizio che deve essere redatto, a cura del Capo Nucleo, al compimento dell’attività espletata (numero e data). Copia di detto rapporto deve essere conservato, in ordine cronologico, presso il Servizio Operazioni;grado e nome del personale che ha espletato la linea di attività con indicazione del Capo Nucleo (di massima, del nucleo dovrebbe essere chiamato a far parte almeno un dipendente destinato presso il Servizio/Sezione che ha rappresentato l’esigenza);provvedimenti adottati dal personale del nucleo (Contravvenzioni, verbali di accertamento, sequestri, interventi per disinquinamenti, controlli, demolizioni, etc);generalità complete dei destinatari dei provvedimenti di cui al punto 6;fatti meritevoli di essere segnalati;eventuali osservazioni e proposte conclusive);
  5. l’attività amministrativa o di polizia giudiziaria discendente dai risultati e dai provvedimenti adottati deve essere portata a compimento nell’ambito del Servizio/Sezione che ha rappresentato l’esigenza;
  6. un estratto giornaliero del registro deve essere consegnato al responsabile della elaborazione e trasmissione dei dati Cogestat (ex Igestat) al termine della giornata lavorativa;
  7. i militari degli Uffici marittimi dipendenti, che operano nell’ambito dei N.O.D.M., sono posti sotto il controllo del Titolare dell’Ufficio da cui dipendono. Questi è tenuto a segnalare, al proprio Compartimento, i Militari da destinare a tale servizio.

 

Il Servizio Spiagge Sicure

Il “Servizio Spiagge sicure” risponde all’esigenza di:

  1. vigilare dal mare e sulla costa, durante la stagione balneare, le spiagge, con particolare attenzione per quelle non presidiate da “servizi di assistenza bagnanti” organizzate da stabilimenti balneari o enti locali o da associazioni di volontariato, al fine di prevenire il verificarsi di incidenti, ed assicurare il rispetto della legalità;
  2. espletare attività di polizia marittima, non in termini vessatori ma di pronta disponibilità ad intervenire nelle emergenze e in attività di supporto ai presidi di assistenza e sicurezza esistenti.

Atteso il carattere stagionale del servizio, il Comando Generale, entro il 31 marzo di ciascun anno, emana direttive specifiche per la relativa organizzazione e il suo espletamento. Tuttavia, allo scopo di evitare che la data di inizio del servizio possa essere differita, ogni Comando assegnatario di battelli della classe GC, al termine della stagione balneare, dovrà curare ogni adempimento necessario per:

  1. la conservazione, in perfetta efficienza, del battello, degli accessori e dei motori nonché della postazione fissa;
  2. la sostituzione del materiale di consumo vetusto o deteriorato, ivi compreso il vestiario.

I responsabili per il coordinamento del servizio devono esercitare adeguato controllo e puntuale azione ispettiva sull’efficienza e la correttezza del personale destinato al servizio e sulla conduzione dei mezzi nautici affidati.

Inquinamento in ambito portuale

Le modalità d’azione da attivare per fronteggiare un pericolo di inquinamento causato da sversamento di sostanze nocive all’interno di un’area portuale sono differenti a seconda dell’entità dell’incidente.

In caso di modesti sversamenti di sostanze inquinanti le Autorità Marittime o Portuali devono provvedere a contattare la ditta che ha in gestione il servizio di pulizia degli specchi acquei portuali e richiedere la rimozione in sicurezza dell’inquinamento, mentre se un incidente provoca il rilascio di notevole quantità di sostanze nocive dovranno essere attivate una serie di procedure d’emergenza che saranno definite con il coinvolgimento di diversi soggetti istituzionali, fra cui: Protezione Civile, Enti Locali, Vigili del Fuoco, Forze dell’Ordine, ecc.

Nell’ambito portuale gli inquinamenti si verificano più  di frequente durante le operazioni di bunkeraggio per fuoriuscita di modesti quantitativi di olii combustibili ovvero per sversamento di acque di sentina contenenti notevoli quantità di idrocarburi.

In questi casi si deve:

  • disporre l'invio sul posto di personale per i primi accertamenti, attuando immediatamente le necessarie iniziative per garantire la sicurezza delle navi e delle strutture portuali e scongiurare possibili pericoli di incendio o di esplosione derivanti dai prodotti versati a mare e dai loro componenti volatili;
  • definire, sulla scorta delle notizie acquisite sul posto, le modalità e tecniche di intervento:
  1. contenere ove possibile lo spandimento del prodotto ed eventualmente provvedere alla sua rimozione meccanica;
  2. bonificare la zona mediante dispersione o riduzione[1]dello spandimento con mezzi chimici;
  3. richiedere, se necessario, l'intervento dei mezzi e dei materiali di altri Compartimenti Marittimi;
  4. predisporre, sulle navi in porto, il personale per il posto di manovra ed eventualmente ordinarne il disormeggio.

 


[1] Cfr. Circolare POLL 001 “Attività operativa antinquinamento” in data 21.7.1995. E’ presumibile che il termine abbattimento sia stato originato da una scorretta traduzione del sostantivo abatement, spesso usato in documenti in lingua inglese che, fino a pochi anni fa, erano gli unici disponibili in materia di tecniche di lotta agli inquinamenti marini da idrocarburi.

In effetti abatement ha significato di riduzione o diminuzione che meglio, e correttamente, possono riferirsi all’azione di tecniche e sistemi utilizzati in operazioni di disinquinamento al fine di ridurlo e diminuire l’impatto e gli effetti sull’ambiente marino o costiero.

 

Azioni preventive contro lo sversamento in mare di idrocarburi durante le operazioni di rifornimento di combustibili in porto

Nei porti di grandi o medie dimensioni è solitamente presente il servizio di approvvigionamento di combustibili liquidi ed oli lubrificanti alle navi ed è necessario adottare alcuni accorgimenti per compiere in sicurezza queste operazioni presso i distributori fissi o autobotti.

Le operazioni di bunkeraggio dovrebbero essere effettuate solo in occasione di buone condizioni meteorologiche e nelle ore diurne. E’ inoltre buona prassi non eseguire i rifornimenti in concomitanza di operazioni di sbarco, imbarco, trasbordo di passeggeri e merci di qualsiasi natura.

Prima dell’inizio e durante le operazioni di rifornimento il Comandante della nave e gli addetti agli impianti dovranno verificare che lo specchio acqueo circostante sia e rimanga sempre pulito. Qualora si verifichino fuoriuscite, eventi dannosi o stati di pericolo il Comandante della nave e gli addetti agli impianti sono tenuti ad informare immediatamente l’Autorità Marittima e/o Portuale e sospendere le operazioni di rifornimento. In presenza di spandimenti dovrà essere messa in atto ogni attività utile ad evitare la fuoriuscita ed a limitare l’entità dello sversamento.

Saranno a carico del fornitore del servizio o della nave, a seconda delle rispettive responsabilità, le spese per la bonifica della zona inquinata.

Le operazioni di rifornimento in banchina potranno essere eseguite solo se presso il distributore sono adottate tutte le misure necessarie previste per legge (es. presenza di dispositivi di estinzione incendio, controllo periodico delle manichette, opportuno addestramento del personale dell’impianto in tema antincendio, ecc.). In aggiunta è regola comune effettuare il rifornimento a motori spenti e in completa assenza di fiamme libere o scintille. Per la distribuzione di combustibili tramite autobotti potranno essere seguite prescrizioni aggiuntive e in via generale:

  1. gli autisti, le autobotti e i rimorchi devono essere in possesso di tutte le abilitazioni e certificazioni previste per legge per eventuali controlli;
  2. le autobotti e i rimorchi dovranno entrare in porto solo quanto la nave è pronta a ricevere il rifornimento e dovranno uscire dall’ambito portuale immediatamente ultimate le operazioni;
  3. le manichette impiegate per il rifornimento dovranno essere in ottimo stato e di caratteristiche tali da evitare perdite di liquido o rotture, oltre ad essere sottoposte a periodico controllo;
  4. l’operazione dovrà avvenire sotto il diretto controllo del Comandante della Nave o di un delegato; in caso di incendio il personale di bordo preposto alle operazioni e quello del servizio integrativo antincendio, oltre alle idonee azioni da intraprendere nell’immediato, dovrà collaborare con le squadre di soccorso dei Vigili del Fuoco intervenute, fornendo il necessario supporto;
  5. per un raggio di almeno 25 m dalla zona del rifornimento e per tutta la durata dello stesso non dovranno essere in corso lavori con impiego di fiamma libera di qualsiasi natura o che comunque generino scintille o calore;
  6. durante lo svolgimento delle operazioni di rifornimento deve essere predisposto un servizio continuo di vigilanza antincendio ed antinquinamento a terra da parte di una apposita squadra integrativa antincendio dotata di idonee attrezzature (estintori, tute ignifughe, ecc.).

Per le operazioni di rifornimento alle navi a mezzo di autobotti per prodotti specifici (ad esempio oli combustibili aventi punti di infiammabilità di poco inferiori ai 100° C) si applicheranno ulteriori disposizioni aggiuntive rispetto a quanto indicato in precedenza, infatti, tenuto conto delle caratteristiche di infiammabilità del prodotto deve essere prevista una vigilanza con finalità prevalentemente antiinquinamento da parte di una guardia ai fuochi dotata di adeguata riserva di sabbia e segatura, di fogli oleoassorbenti, di cascame o di altro materiale utile allo scopo e di attrezzatura idonea per l’utilizzo di tali materiali. L’addetto alla vigilanza deve essere comunque dotato di idonea attrezzatura per il contrasto di eventuali principi di incendio. La guardia ai fuochi deve essere obbligatoriamente dotata di idoneo mezzo di comunicazione efficiente (cellulare, radio VHF marino o altro) con il quale poter immediatamente dare l’allarme ovvero chiedere rinforzi sul posto.

Gestione delle emergenze in caso di incidenti

Per gestire adeguatamente le «emergenze» che possono verificarsi nelle aree portuali a causa di incidenti causati da attività, sia industriali che non, che possono dare origine a particolari forme di inquinamento (come accade ad esempio in presenza di stabilimenti a rischio di incidenti rilevanti, come definiti nel D.Lgs. n. 334/199915 e succ. mod.), è necessario predisporre un chiaro quadro sull’organizzazione e sulle modalità di svolgimento dei servizi di soccorso e degli interventi assistenziali, ponendo a conoscenza di tutte le componenti del "Sistema di Protezione Civile" sia l’organizzazione generale del servizio, sia i compiti che per ciascuna di esse derivano.

In Italia già la normativa di settore obbliga alla predisposizione di «Piani d’emergenza provinciali» (art. 14 della Legge n. 225 del 24.02.1992, “istituzione del servizio nazionale della protezione civile”) in cui si delineano chiaramente i “punti deboli” provinciali e le dotazioni in possesso di ciascun componente del Sistema di Protezione Civile.

E’ indubbio comunque che un siffatto sistema non può prescindere da una efficiente rete di comunicazione fra le parti coinvolte, fra cui sono sicuramente da ricordare:

  1. Amministrazione Provinciale;
  2. Comune;
  3. Protezione Civile;
  4. Autorità Portuale;
  5. Autorità Marittima;
  6. Forze Armate;
  7. Vigili del Fuoco;
  8. Polizia di Stato;
  9. Forza armata dei Carabinieri;
  10. Guardia di Finanza;
  11. Croce Rossa Italiana;
  12. Azienda Sanitaria Locale (ASL);
  13. Radioamatori;
  14. Associazioni di Volontariato;
  15. Aziende erogatrici dei servizi essenziali.

Fra questi soggetti sarà necessario individuare appositi responsabili per le operazioni di soccorso e per gli interventi a terra, comprese le attività di disinquinamento.

In caso di inquinamento delle acque marine causato da immissioni, anche accidentali, di idrocarburi e/o altre sostanze nocive provenienti da qualsiasi fonte, l’Autorità Marittima o Portuale di competenza è tenuta a predisporre tutte le misure necessarie, non escluse quelle per la rimozione degli eventuali carichi o natanti, allo scopo di prevenire od eliminare gli effetti inquinanti ovvero attenuarli qualora risultasse tecnicamente impossibile eliminarli (art. 11 della Legge n. 979 del 31 dicembre 1982, “disposizioni per la difesa del mare”17).

Al verificarsi di un simile incidente nelle acque interne al porto dovranno essere posti immediatamente in allarme (elenco non esaustivo):

  1. la Questura;
  2. i Carabinieri;
  3. i Vigili del Fuoco;
  4. la Provincia; - il Sindaco/i interessati;
  5. l’A.S.L. (Azienda Sanitaria Locale);
  6. l’A.R.P.A. (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) competente nel territorio.

I soggetti di cui sopra ed eventuali altri soggetti interessati invieranno sul posto i propri tecnici e personale attrezzato per i lavori di rispettiva competenza.

Di tale attività e dell’evolversi della situazione dovranno essere informati e costantemente aggiornati:

  1. il Ministero dell’Ambiente, del territorio e del mare;
  2. il Ministero dell’Interno;
  3. il Ministero delle Infrastrutture ed i Trasporti;
  4. il Dipartimento della Protezione Civile;
  5. la Regione.

I Vigili del Fuoco, in collaborazione con i tecnici del Comune, della Provincia, dell’ARPA e sotto la direzione della Autorità Portuale e/o Marittima, concorderanno con quest’ultime le strategie di bonifica e di disinquinamento a seconda del tipo di costa e della sensibilità dell’area, considerando anche la pianificazione di settore.

L’A.S.L. e l’A.R.P.A. provvederanno:

  1. al prelevamento di campioni idrici da sottoporre ad analisi;
  2. a disporre interventi igienico-sanitari per la tutela della salute pubblica.

Il Sindaco mediante i tecnici del Comune e su indicazioni dell’A.S.L. e dell’A.R.P.A. provvederà ad avvisare la popolazione.

La Questura e i Carabinieri saranno incaricati del mantenimento della sicurezza pubblica.

Messagistica

La stragrande maggioranza delle emergenze antinquinamento, nasce come conseguenza di sinistri marittimi per i quali  si richiede innanzi tutto un’attività S.A.R., che deve essere svolta nel rispetto delle procedure fissate dal “Piano nazionale per la ricerca e il salvataggio in mare” edito dal Comando Generale delle Capitanerie di Porto - IMRCC ed approvato dal Ministro dei Trasporti e della Navigazione. E’ quindi verosimile che, per lo meno nelle fasi iniziali, le comunicazioni si basino sulle procedure e sulle reti/sistemi SAR, acquisendo, man mano che la funzione legata alla ricerca e soccorso di persone, ovvero l’assistenza agli infortunati diminuisce, una più chiara e precisa connotazione antinquinamento.

La prima informazione è quindi probabile  che giunga all’organizzazione preposta alla ricerca e al salvataggio marittimo (MRCC - MRSC - UCG) che, essendo gli aspetti del soccorso alla vita umana prevalenti rispetto a quelli della difesa del mare e dell’ambiente, utilizzerà la messaggistica formattata prevista dal piano “SAR marittimo” nazionale.

Comunque, superato il primo impatto e avviata a consolidatasi la fase S.A.R., l’aspetto antinquinamento acquisirà la sua giusta importanza e verrà trattato di conseguenza.

La prima notizia di inquinamento, qualora non vi sia coincidenza con attività di ricerca e soccorso, può essere acquisita dall’Autorità marittima:

  1. su segnalazione di mezzi navali ed aerei della Guardia Costiera impegnati nell’espletamento di attività di istituto;
  2. per ricezione delle comunicazioni previste dal I° Protocollo alla Marpol 73/78 e dall’art. 12 della L.31.12.82 n. 979;
  3. su segnalazione del Nucleo Operativo Ecologico dell’Arma dei Carabinieri, numero verde 167 - 253608;
  4. su segnalazione di comandanti di aeromobili, unità mercantili, ecc che siano stati testimoni di un incidente in mare, ovvero abbiano avvistato un inquinamento, o tracce di inquinamento, anche di origine ignota;
  5. da qualsiasi altra fonte.

Ricevuta la notizia, l’Autorità marittima, qualora non ne abbia certezza, ovvero abbia necessità di completarla con maggiori dati, dispone per un’immediata ricognizione.

Fin dalle prime fasi (fase di allertamento) l’Autorità marittima locale informerà opportunamente  il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e la propria organizzazione.

A questo scopo la messaggistica da impiegare è formattata, lasciando comunque alla discrezionalità di chi la compila la possibilità di redigerla:

  1. in forma sintetica, per fornire nel più breve tempo possibile le informazioni essenziali;
  2. in forma estesa, per fornire notizie riassuntive, più dettagliate e aggiornamenti della situazione.
  • Tipi di messaggi
  1. POLMES (Pollution Message): utilizzato a livello nazionale per la trasmissione di informazioni riguardanti ogni incidente che abbia causato o sia suscettibile di causare inquinamenti del mare e delle coste. Esso può essere utilizzato anche come SITREP (Situation Report).
  2. POLREP (Pollution Report): messaggio formattato utilizzato a livello internazionale per la trasmissione di informazioni riferite ad inquinamenti e per richiesta di assistenza.

La predetta messaggistica è formattata con riferimento a schemi internazionalmente riconosciuti ed adottati in ambito I.M.O. (International Maritime Organization).

Il Messaggio POLMES

Il sistema POLMES (Pollution Message) è utilizzato a livello nazionale per le comunicazioni riguardanti ogni incidente che abbia causato o sia suscettibile di causare inquinamenti del mare o delle coste da idrocarburi o da altre sostanze pericolose.

Un primo messaggio deve essere inviato al più presto possibile e deve contenere le notizie immediatamente disponibili. Successivi messaggi verranno trasmessi quando in possesso di ulteriori informazioni.

In termini concettuali il messaggio POLMES può considerarsi diviso in tre parti (Stampato):

  1. la prima, compresa nei numeri da 1 a 5, può essere utilizzata come comunicazione iniziale, finalizzata soprattutto a lanciare l’allarme agli Enti e alle Amministrazioni che, a vario titolo, saranno coinvolti;
  2. la seconda, numerata da 11 a 30, rappresenta il completamento, dettagliato, delle informazioni iniziali. Essa può essere utilizzata in tutte le fasi temporali successive come “rapporto di situazione”;
  3. la terza, con numerazione da 31 a 34, da utilizzarsi per la richiesta di personale specialistico, mezzi, materiali e autorizzazioni alla stipula di contratti onerosi per l’Amministrazione, soprattutto in assenza di coperture assicurative.

Le tre parti possono essere utilizzate tutte insieme, o separatamente, tenendo sempre presente che il messaggio dovrà comprendere solo i numeri per i quali vi siano delle notizie da trasmettere.

  • Utilizzo del modello di messaggio

Nel documento, prima dei punti del messaggio, indicati con una numerazione, di massima, progressiva, sono inseriti i titoli che danno una indicazione di massima del contenuto del punto stesso. I predetti titoli sono sottolineati con una punteggiatura che indica che gli stessi sono visibili  al compilatore ma non vengono stampati sul messaggio. A fianco del titoli è posta una casella di aiuto evidenziata in giallo che si attiva quando il puntatore del mouse vi passa sopra. Nella riga sottostante, dopo la numerazione, è posto il moduloin cui è possibile immettere i dati.

Se i moduli non vengono utilizzati deve essere cancellata l’intera riga comprendendo anche la numerazione.

Fac-Simile: Messaggio POLMES

  • Il messaggio POLMES è congegnato come di seguito:

 

Contenuto

Notazioni

 

GDO

Gruppo data-orario (ora locale)

 

Da      ___________

A        ___________

Perco ___________

Componenti indirizzi.

Deve sempre comprendere:

- DIFMAR;

- MARICOGECAP C.O.;

- C.O.P..

 

URGENTE-URGENTE-URGENTE

Qualifica di precedenza, da utilizzarsi quando e se giustificata.

 

POLMES

Acronimo identificativo del tipo di messaggio.

 

PA/          /1

Numero di serie. Esso è composto da:

    - la sigla del Compartimento originatore;

- il nome della nave/installazione coinvolta nell’inci-dente;

- il numero identificante il progressivo seriale di messaggio  originato per uno specifico incidente.

Esempio:

PA/SIRENA/3

Indica che trattasi del 3° messaggio che Compamare Palermo trasmette con riferimento all’incidente riguardante SIRENA.

 

NC _______________

Numero di protocollo.

1.

Data e ora

Indica il momento in cui si è verificato l’incidente. Va specificato se trattasi di ora locale (preferibile) o GMT.

2.

Posizione

Coordinate geografiche dell’incidente.

3.

Tipo di incidente

Indicare la natura dell’incidente, quali, ad esempio:

- collisione;

- esplosione;

- incendio;

- naufragio

- incaglio;

- sversamento;

- altro.

4.

Natura inquinamento

Indicare il tipo di prodotto sversato o suscettibile di esserlo:

- greggio

- raffinato

- slops

- zavorra

- prodotti chimici (liquidi, solidi)

- gas liquefatti

fornendo anche la stima della quantità sversata. Qualora vi sia solo minaccia, far seguire il termine “non ancora” al nome del prodotto di cui si teme lo sversamento.

5.

Disponibile

Utilizzare per indicare il livello di emergenza in atto (locale o nazionale).

11.

Posizione e dimensione dell’inquinamento

Indicare le coordinate geografiche della zona maggiormente interessata dall’inquinamento.

Ove possibile fornire ogni altra indicazione (lunghezza, larghezza, superficie, spessore, ecc.) atta a dare un quadro il più possibile completo dello scenario, ivi compresi i quantitativi sversati (se diversi da quelli dati al punto 4) o numero di contenitori, bidoni, ecc. alla deriva.

12.

Caratteristiche dell’inquinamento

Caratteristiche chimico/fisiche dell’inquinante (tipo di idrocarburo, viscosità, punto di scorrimento, numero UN, nome specifico e codice IMDG per i chimici, tipo di contenitore).

Fornire informazioni sullo stato apparente: liquido, solidi flottanti, agglomerati, emulsioni, colorazione, presenza di vapori.

Se conosciuti, vanno forniti numeri, sigle, identificativi presenti su contenitori, bidoni ed altro alla deriva.

13.

Origine dell’inquinamen-to

ogni informazione riguardante la nave e/o l’installazione interessata (in caso di cui trattasi di installazioni off-shore, costiere, ecc.).

nome/nominativo internazionale

tipo

nazionalità

equipaggio

tsl

proprietario/noleggiatore

registro classificazione e numero

agente raccomandatario

assicurazione

porto di caricazione

porto di destinazione.

13A

 

Qualità e quantità del carico.

14.

Direzione e intensità del vento

Intensità in m/s.

Scala beaufort

15.

Direzione e intensità della corrente

Intensità in m/s.

16.

Stato del mare

Visibilità

Tendenza

 

In miglia nautiche.

17.

Deriva dell’inquinamen-to

Direzione e velocità dello spostamento in miglia nautiche.

Per nubi gassose, velocità in m/s.

 

18.

Previsione

Possibile arrivo dell’inquinamento in costa o in aree protette.

Indicazione di aree minacciate.

Livelli di rischio per la popolazione.

Risultati di proiezione di modelli (indicare il tipo di modello utilizzato), ove disponibili.

 

19.

Osservazioni

Indicare con precisione la fonte delle notizie sull’incidente, soprattutto qualora l’inquinamento sia di origine sconosciuta.

Eventuale presenza di osservatori nella zona; risultati delle attività di monitoraggio (specificare tipo, apparato e tecnica utilizzata).

20.

Azioni assunte

Ogni azione assunta in risposta all’inquinamento.

20A

 

Vanno indicati gli altri Organismi/Enti pubblici e privati coinvolti a vario titolo.

20B

Mezzi impiegati

Appartenenza, nome/tipo/materiale, costo (se a titolo oneroso), tipo e descrizione intervento, tempo di impiego, persone impiegate, estremi autorizzazione DIFMAR se prevista e richiesta.

20C

Materiali impiegati

(Come sopra).

21.

Documentazione acquisita

Prelievo campioni, avvio in laboratorio, risultati.

Documentazione fotografica.

Monitoraggio (se non già riferito al punto 19)

22/30.

 

Disponibili per ogni altra notizia/informazione quali:

- danni alle persone, perdita di vite umane;

  - costa minacciata e/o già interessata;

  - tipologia, estensione, insediamento, ecc.;

- OSC;

- risultati di indagini, sopralluoghi, ispezioni, dichiara-zioni membri equipaggio, testimoni, ecc;

- ogni altra informazione che non sia stato possibile dare nei paragrafi precedenti e che si ritiene indispensabile fornire.

31.

Esigenze

Necessità di mezzi, materiali, personale specialistico, esperti, velivoli per monitoraggio, ecc..

32

Autorizzazioni che si richiedono

    -  Ad utilizzare disperdenti;

-  a stipulare contratti per l’utilizzazione di mezzi e materiali a titolo oneroso.

 

33.

Affluenza materiali

richiesti

Luogo ove far affluire il materiale; punto di incontro in mare per i mezzi; frequenze da usare; telefoni, telex e telefax; punti di contatto.

34

 

Disponibile.

 

Utilizzo del modello di messaggio contenuto nel disco di Emergenza Antinquinamento.

Nel documento, prima dei punti del messaggio, indicati con una numerazione, di massima, progressiva, sono inseriti i titoli che danno una indicazione di massima del contenuto del punto stesso.

I predetti titoli sono sottolineati con una punteggiatura che indica che gli stessi sono visibili  al compilatore ma non vengono stampati sul messaggio.

A fianco del titoli è posta una casella di aiuto evidenziata in giallo che si attiva quando il puntatore del mouse[A1]  vi passa sopra.

Nella riga sottostante, dopo la numerazione, è posto il modulo in cui è possibile immettere i dati.

Se i moduli non vengono utilizzati deve essere cancellata l’intera riga comprendendo anche la numerazione.


NOTA BENE:  Prima di compilare il messaggio assicurarsi che il pulsante di formattazione posto sulla barra degli strumenti è attivo. In caso contrario non saranno visibili i titoli e le caselle di aiuto.

Completato il documento devono essere stampate le pagine seguenti.

(IL MESSAGGIO È DISPONIBILE SOLO SUL SUPPORTO INFORMATICO)


 

Il Messaggio POLREP

Il sistema POLREP (Pollution Reporting System) è utilizzato a livello internazionale per le comunicazioni dirette agli altri Paesi, o direttamente, o attraverso i Centri Regionali (REMPEC per il Mediterraneo) e gli Organismi Comunitari di collegamento e coordinamento (Urgent Pollution Alert Section EC-DG XI Bruxelles), allo scopo di:

  1. dare pronta notizia di tutti quegli incidenti che stiano causando, o che siano suscettibili di causare, inquinamento del mare da idrocarburi o altre sostanze nocive, con conseguente minaccia per le coste, o gli interessi connessi, di uno o più Paesi;
  2. informare sulle azioni assunte e su quelle previste, tenuto conto dell’evolvere della situazione;
  3. richiedere assistenza.
  • Il messaggio POLREP (compilato in inglese) è diviso in tre parti (Fac-Simile):
  1. la prima parte o POLWARN (Pollution Warning), numerata da 1 a 5, ha lo scopo di fornire una prima informazione, ovvero dare l’allarme riguardo l’inquinamento in atto o la sua minaccia;
  2. la seconda parte o POLINF (Pollution Information), numerata da 40 a 60, è finalizzata a dare ogni notizia utile riguardante l’inquinamento e può anche essere utilizzata, nelle fasi successive, come SITREP(Situation Report);
  3. la terza parte o POLFAC (Pollution Facilities), numerate da 80 a 99, è usata per richiedere assistenza agli altri Paesi e per definire aspetti operativi riguardanti tale aspetto.

Le tre parti possono essere utilizzate insieme o separatamente.

E’ possibile altresì utilizzare solo una parte dei paragrafi previsti dai formulari standard, con l’avvertenza che la numerazione dei paragrafi che non interessano e/o che non si vuole utilizzare non deve comparire sul messaggio.

Quando la 1^ parte (POLWARN), è utilizzata per lanciare l’allarme di una minaccia di grave inquinamento, bisogna dare al messaggio la qualifica di priorità “URGENTE”.

A tutti i messaggi POLREP che si ricevano e che contengano richiesta di accuso ricevuta (Acknowledge), va data risposta al più presto possibile a cura dell’Autorità nazionale competente.

Una volta concluso l’evento che ha richiesto l’emanazione di POLREP, bisognerà che l’Autorità che ha originato i messaggi ne dia comunicazione a tutte le altre parti.

Per quanto riguarda l’area mediterranea, qualora il POLREP sia inviato per competenza direttamente alle Autorità Nazionali competenti degli altri Paesi, dovrà sempre essere trasmesso per conoscenza anche al REMPEC di Malta (telex 1464 UNROCC MW).

Per gli altri Paesi europei, il POLREP va indirizzato e trasmesso alla Commissione Europea: URGENT POLLUTION ALERT SECTION – TELEX 63960 COMEU B.

  • Utilizzo del modello di messaggio

Nel documento, prima dei punti del messaggio, indicati con una numerazione, di massima, progressiva, sono inseriti i titoli che danno una indicazione di massima del contenuto del punto stesso. I predetti titoli sono sottolineati con una punteggiatura che indica che gli stessi sono visibili  al compilatore ma non vengono stampati sul messaggio. A fianco del titoli è posta una casella di aiuto evidenziata in giallo che si attiva quando il puntatore del mouse vi passa sopra.

Nella riga sottostante, dopo la numerazione, è posto il modulo in cui è possibile immettere i dati.

Se i moduli non vengono utilizzati deve essere cancellata l’intera riga comprendendo anche la numerazione.

Fac-Simile: Messaggio POLREP

 
  • Il messaggio POLREP è congegnato come segue:

 

 

Contenuto

Notazioni

 

From  ___________

To      ___________

Perco ___________

Componenti indirizzi.

 

GDO

Gruppo data orario, in GMT o LT da indicare subito dopo la componente a sei cifre del GDO.

 

URGENT

Da indicare ove sussista minaccia di grave inquinamento.

 

POLREP

Acronimo indicativo del messaggio.

 

ITA/.........../1

Numero di serie.

Esso è composto:

- dall’indicativo del Paese originatore del POLREP (ITA per l’Italia);

-  dal nome della nave/installazione coinvolta nell’inci-dente;

- numero identificanti il progressivo seriale di messaggio originato per uno specifico incidente.

Esempio:

ITA/POLLUX/3

Indica che trattasi  dal 3° maggio che l’Autorità Nazionale  Italiana trasmette con riferimento all’incidente riguardante POLLUX.

1.

Data e ora

Dell’incidente.

In GMT o LT, come per GDO.

2.

Posizione

Coordinate geografiche dell’incidente.

3.

Tipo di incidente

Indicare la natura dell’incidente:

- Blow out;

- Tanker grounding;

- Tanker collision;

- Oil Slick;

- etc..

 

 

4.

Natura inquinamento

Indicare tipo di prodotto sversato o suscettibile di esserlo:

- crude oil;

- chlorine;

- refined product (gasoline);

- etc..

Se non c’è ancora sversamento, bensi’ minaccia di sversamento, far precedere il nome della sostanza da NOT YET.

Per esempio:

- NOT YET IRANIAN HEAVY.

5.

Richiesta di accuso ricevuta

Apporre il termine AKNOWLEDGE.

40.

Data e ora

Riguarda la situazione descritta nei paragrafi da 41 a 60 e va indicata se il messaggio non comprende i paragrafi da 1 a 5, ovvero trattasi di dato diverso da quello indicato al n.1.

 

41.

Posizione ed estensione dell’inquinamento

Indica le coordinate geografiche della zona maggiormente interessata dall’inquinamento.

Ove possibile fornirà ogni altra indicazione (lunghezza, larghezza; superficie, spessore, ecc.) atta a dare un quadro il più possibile completo dello scenario, ivi compresi i quantitativi sversati (se diversi da quelli eventualmente detti al punto 4) o numero di contenitori, bidoni, ecc. alla deriva.

42.

Caratteristiche dell’inquinamento

Caratteristiche chimico/fisiche dell’inquinante (tipo di idrocarburo, viscosità, punto di scorrimento, numero UN) nome specifico per i chimici, tipo di contenitore.

Fornire informazioni sullo stato apparente: liquido, solidi flottanti, agglomerati, emulsioni, colorazione, presenza di vapori.

Se conosciuti, vanno forniti numeri, sigle, identificativi presenti su contenitori, bidoni ed altro alla deriva.

43.

Origine dell’inquinamento

Ogni informazione riguardante la nave e/o l’installazione interessata (in caso di cui trattasi di installazioni off-shore, costiere, ecc.):

- nome/nominativo internazionale;

- tipo;

- nazionalità;

- equipaggio;

- tsl;

- proprietario/noleggiatore;

- qualità e quantità del carico;

- registro classificazione e numero;

- agente raccomandatario;

- assicurazione;

- tipo di viaggio;

- porto di caricazione.

44.

Direzione ed intensità del vento

Intensità in m/s.

45.

Direzione e intensità della corrente

Intensità in m/s.

46.

Stato del mare

Visibilità

Tendenza

Scala beaufort.

In miglia nautiche.

47.

Deriva dall’inquinamento

Direzione e velocità dello spostamento in miglia nautiche.

Per nubi gassose, velocità in m/s.

48

Previsione

Possibile arrivo dell’inquinamento in costa o in aree protette.

Indicazione di aree minacciate.

Livelli di rischio per la popolazione.

Risultati di protezione di modelli.

49.

Osservazioni

Indicare con precisione la fonte delle notizie sull’incidente, soprattutto qualora l’inquinamento sia di origine sconosciuta.

Eventuale presenza di osservatori nella zona; risultati di attività di monitoraggio (specificare tipo, apparato e tecnica utilizzata).

50.

Azioni assunte

Ogni azione assunta in risposta all’inquinamento.

 

 

51

Documentazione acquisita

Prelievo campioni, avvio in laboratorio, risultati.

Documentazione fotografica.

Monitoraggio (se non già riferito al punto 49).

52.

Nomi di altri Paesi ed Organizzazioni già infor-mate/intervenute

 

53-59.

 

Disponibili per ogni altra notizia/informazione quali:

- danni alle persone, perdita vite umane;

- stato del prodotto inquinante;:

- risultati di indagini, sopralluoghi, ispezioni;

- dichiarazioni membri equipaggio, testimoni.

Ogni altra informazione che non sia stato possibile dare nei paragrafi precedenti.

60.

Richiesta di accuso ricevuta

Vedasi nota punto 5.

80.

Data e ora

Vedasi nota punto 40.

81.

Richiesta di assistenza

Tipo ed ammontare dell’assistenza che si richiede:

- specified equipment;

- specified equipment with trained personnel;

- complete strike team;

- personnel with special expertise

con indicazione del Paese cui la richiesta è indirizzata.

82.

Costi

Richiesta dei costi per invio e utilizzo del personale/mezzi/materiali di cui al paragrafo 81.

83.

Accordi per la consegna del materiale richiesto

Indicazioni riguardanti le autorizzazioni doganali, accesso alle acque territoriali, spazio aereo, ecc., del Paese richiedente

84.

Luogo e modalità per la fornitura dell’assistenza richiesta

Per esempio: rendez-vous in mare con informazioni sulle frequenze da usare, nominativi ed indicazione dell’OSC del Paese richiedente; autorità a terra con indicativi telefonici, telex, telefax.

85.

Nominativi di altri Paesi ed organizzazioni già informati/interessati

Da utilizzare se non già soddisfatto dal paragrafo 81.

Per esempio: in caso in cui si richieda assistenza, in un secondo momento, ad altri Stati.

86.

Cambio di Comando

Nel caso in cui l’inquinamento finisca per interessare o minacciare le acque di un altro Paese e si ritenga di dover trasferire a questi il comando delle operazioni.

 

87.

Scambio di informazioni

Da utilizzare per un completo rapporto della situazione, nel caso in cui si perfezioni l’ipotesi di trasferimento di Comando di cui al paragrafo 86.

88 -98

 

Disponibili per ogni ulteriore notizia/richiesta/istru-zione

99.

Richiesta di accuso ricevuta

Vedasi punto 5.

Esempio di Messaggio Completo (parte I, II e III)

 

Address

 

From ITA

To FRA and REMPEC

 

Date Time Group

 

181100z june

 

Identification

 

POLREP

 

Serial Number

 

ITA/POLLUX/2

(ITAL/POLLUX/1 for REMPEC)

 

 

 

 

1.

Date and Time

1.

181000z

2.

Position

2.

43°31’N - 09°54’E

3.

Incident

3.

Tanker collision

4.

Outflow

4.

Crude oil, estimated 3000 tonnes





41.

Position and/or extent of pol-lution 0n/above/in sea

 

41.

The oil is forming a slick 0.5 nautical miles.

42

Charcteristics of pollution

42.

Venezuela crude. Viscosity 3780 cSt at 37.8°C. Rather viscous.

43.

Source and cause of pollution

43.

Italian tanker POLLUX of Genoa, 22000 GRT, call sign xxx in collision with French bulk carrier CASTOR of Marseille, 30000 GRT, call sign yyy. Two tanks damaged in POLLUX. No damage in CASTOR.

44.

Wind direction and speed

44.

90 - 10 m/s.

45.

Current direction and speed and/or tide

45.

180 - 0.3 knots.

46.

Sea state and visibility

46.

Wave height 2 m. 10 nautical miles.

47.

Drift of pollution

47.

240 - 0.5 knots.

48.

Forecast of likely effects of pollution and zones affected

48.

Could reach Corsica, FRA on th 21st of this month.

49.

Identity of observer/reporter

Identity of ships on scene

49.

CASTOR, figure 43 refers.

50

Action taken

50.

3 italian antipollution vessels with high oil recovery and dispersant spraying capacity on route to the area.

51.

Photographs or samples

51.

Oil samples have been taken. Telex 123456 XYZ ITA.

52

Names of other States and organizations informed

52.

REMPEC.

53.

Spare

53.

Italian national contingency plan is activated.





81

Request for assistance

81.

FRA is requested for 1 surveillance aircraft with remote sensing equipment.

82.

Cost

82.

FRA is requested for an approximate cost rate per day of assistance rendered.

83.

Pre - arrangements for the delivery of assistance

83.

FRA plane will be allowed to enter.

84.

To where assistance should be rendered and how

84.

Rendez-vous 43°15’N - 09°50’E.

Report on VHF channels 16 and 67. OSC Cdr. Rossi - M/V MICHELE FIORILLO call sign xxx.

99

Acknowledge

 

ACKNOWLEDGE

 


Utilizzo del modello di messaggio contenuto nel disco di Emergenza Antinquinamento.

Nel documento, prima dei punti del messaggio, indicati con una numerazione, di massima, progressiva, sono inseriti i titoli che danno una indicazione di massima del contenuto del punto stesso.

I predetti titoli sono sottolineati con una punteggiatura che indica che gli stessi sono visibili  al compilatore ma non vengono stampati sul messaggio.

A fianco del titoli è posta una casella di aiuto evidenziata in giallo che si attiva quando il puntatore del mouse[A1]  vi passa sopra.

Nella riga sottostante, dopo la numerazione, è posto il modulo in cui è possibile immettere i dati.

Se i moduli non vengono utilizzati deve essere cancellata l’intera riga comprendendo anche la numerazione.


NOTA BENE:  Prima di compilare il messaggio il pulsante di formattazione  posto sulla barra degli strumenti deve essere attivo. In caso contrario non saranno visibili i titoli e le caselle di aiuto.

Completato il documento deve essere stampata la pagina 3 e seguenti.

(IL MESSAGGIO È DISPONIBILE SOLO SUL SUPPORTO INFORMATICO)

 

 


 

NOTAM e POLSUR - Sistemi informatici

  • NOTAM (Notice to Air Men)

Avviso contenente notizie relative alla installazione, condizione e variazione di qualsiasi servizio, assistenza aeronautica, procedura o pericolo, la conoscenza dei quali è essenziale per il personale interessato alle operazioni di volo.

Esso va richiesto nel caso in cui:

  1. l’immissione in aria di sostanze tossico/nocive allo stato gassoso possono costituire pericolo per il personale e/o i mezzi in volo;
  2. l’Autorità coordinatrice degli interventi antinquinamento ha necessità di impegnare per attività operativa lo spazio aereo sovrastante l’incidente.
  • POLSUR (Pollution Surveying)

Messaggio formattato utilizzato a livello locale per informare l’A.M. locale del grado di inquinamento costiero in atto.

  • SISTEMI INFORMATICI

MAREM (Maritime Emergency): sottosistema informatizzato del NISAT (Navigation information system in advanced tecnology) per la gestione delle emergenze di qualsiasi natura in mare.

POLEM (Pollution Emergency): componente del MAREM per la gestione delle emergenze in mare causate da sversamento di idrocarburi o altre sostanze nocive. EMERGENZA

 

Mezzi a disposizione del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare per la lotta all'inquinamento

Il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - Direzione Generale per la Protezione della Natura (ex Servizio difesa Mare) può disporre, in forza di una convenzione stipulata con una Società specializzata nel settore [2] [2] [2]     «Castalia Elcomar»[1] [2] [2] [2], di circa 60 unità attrezzate ed equipaggiate miratamente per effettuare un servizio di monitoraggio delle acque e condurre la lotta all' inquinamento marino, distribuite negli approdi nazionali ritenuti più strategici. Attualmente il naviglio dello Stato non dispone di specifiche unità attrezzate per condurre la lotta all'inquinamento marino, eccezion fatta per i Pattugliatori della Marina Militare classe «Cassiopea» che, invece, sono in grado di poter efficacemente effettuare attività antinquinamento, sia nella forma passiva (circoscrivendo mediante panne galleggianti prodotti insolubili sversati in mare), sia nella fase attiva, avvalendosi di sistemi che consentono il contrasto chimico (prodotti disperdenti, assorbenti, emulsionati, ecc.) sia la rimozione meccanica (skimmer). Tali unità, come è noto, sono state costruite al fine di potenziare il servizio di vigilanza e soccorso in mare svolto dal Corpo delle Capitanerie di Porto ai sensi dell'art. 2, commi a, b e c, della Legge 979/82.

               

Nel complesso panorama nazionale, particolare menzione meritano i mezzi aerei ad ala fissa delle Capitanerie di Porto in quanto dotati di un sistema di telerilevamento ad infrarossi «DAEDALUS» in grado di poter rilevare tracce, anche minime, di idrocarburi presenti sulla superficie del mare, utilizzati, fra l'altro, dalla Direzione Generale per la Protezione della Natura, a seguito di una convenzione che prevede che, durante l'impiego dei mezzi, il controllo operativo sia assicurato dalla Centrale Operativa del Comando Generale.

Infine, è opportuno dover fare una dovuta precisazione. Allo stato attuale il citato piano nazionale deve ancora vedere la luce e devono ancora essere ben definite attribuzioni e competenze dei singoli Organi della Pubblica Amministrazione. Infatti, con l'entrata in vigore del D.Lvo del 30.07.1999, n. 300, che prevede, tra l'altro, la creazione di un sistema di agenziale per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (ABAT), alla istituenda Agenzia devono essere trasferite le attribuzioni dell'Agenzia Nazionale per la Protezione dell'Ambiente, quelle dei servizi tecnici nazionali istituiti presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ad eccezione di quelle del Servizio Sismico Nazionale.

Tale innovativo assetto della Pubblica Amministrazione, se da un lato ha accelerato l'avvio delle soluzioni di molti problemi legati alla protezione dell'ambiente, dall'altro lato ha prodotto ritardi dovuti soprattutto alla certa e definitiva attribuzione dei compiti ed attività come, per esempio, l'approvazione del Nuovo Piano di pronto intervento nazionale per la difesa da inquinamenti da idrocarburi o da altre sostanze nocive causate da incidenti marini. In attesa della definitiva approvazione del sopracitato “piano nazionale”, restano in vigore sia i “piani locali” emanati da ogni Compartimento Marittimo, sia il vecchio Piano Nazionale emanato dall'allora Ministero della Marina Mercantile.

 


[1] [2] [2] [2] E' stata rinnovata di recente la convenzione con la Castalia. In verità, scaduta la convenzione con la società Castalia il servizio di vigilanza e pronto intervento in caso di inquinamento marino era stato sospeso in tutta Italia. La gara che il Ministero dell'Ambiente aveva bandito per la riassegnazione dell'appalto gestito dalla Castalia è andata deserta. E non perché la società che dal 1999 gestiva il servizio di tutela dei litorali con le sue 35 navi (10 d'altura e 25 costiere) non fosse più interessata a parteciparvi. La verità è che non poteva più garantire, come d'altra parte non potevano farlo le altre imprese italiane specializzate nel settore della sorveglianza costiera, per via delle richieste avanzate dal dicastero giudicate insostenibili.

Società armatoriali operanti nel settore ambientale: Castalia Ecolmar

E' stata costituita nel 1991 da Castalia S.p.A. e fino alla fine del 2009 ha rappresentato una tra le principali società armatoriali operanti nel settore ambientale. «Castalia Ecolmar» lavora per la prevenzione, il controllo e il contenimento dei fenomeni inquinanti dell'ecosistema marino, configuradosi come struttura di pronto intervento in relazione alle normative internazionali, quali la MARPOL '78 e la OPRC Convention del '90. La sua presenza sul territorio è capillare; il modello organizzativo è composto da una struttura operativa a terra ed una a mare che basa l’attività di prevenzione mediante un pattugliamento sottocosta e in altura, nella maggior parte dei casi con mezzi definiti «supply vessel», che superano i 60 metri, con tanto spazio libero in coperta.

Questo servizio ha visto aumentare il numero delle unità, dal 2000 al 2004, fino a raggiungerne 71, per poi diminuire attestandosi fino alla fine del servizio, nel 2009, su 54 unità. La scoperta dell’inquinamento avviene tramite perlustrazioni, pattugliamenti costieri nelle aree a nord e a sud dei porti di locazione, garantendo in questo modo una copertura totale del territorio costiero, comprese le isole. Dal 2005, questo servizio ha introdotto nuove metodologie per la prevenzione, mediante sistema satellitare e radar. La scoperta via satellite restava compito delle Autorità istituzionali, quindi del Ministero dell’Ambiente, mentre Castalia mantiene la scoperta coi sistemi radar e il pronto intervento a mare in caso di emergenza. 

La procedura di intervento passa per il «Centro Operativo Emergenze in Mare», istituito presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, con compiti di coordinamento generale degli interventi nei casi di inquinamento o grave pericolo di inquinamento. Da qui viene allarmata la flotta di Castalia Ecolmar: dieci unità d’altura e venticinque unità costiere dislocate in 35 porti italiani, 4 sedi operative periferiche, ad Olbia, Ravenna, Civitavecchia e Messina. Il posizionamento delle unità navali lungo il territorio nazionale garantisce l’intervento entro le 5 ore dal momento in cui viene impartito l’ordine di intervenire, se entro le 3 miglia dalla costa, altrimenti entro le 12 ore per incidenti al largo.
L’attività di monitoraggio
viene eseguita anche tramite un sistema radar in grado di localizzare chiazze di idrocarburi da rimuovere. Una volta partito l’allarme ed individuata la zona dell’incidente, si decide quali navi dovessero intervenire.

  • Tanto per fare un esempio, se dovessero esserci problemi al largo delle acque liguri, la prima a partire sarebbe   l’unità costiera “Tagis”, che staziona nel porto di Savona, mentre se un incidente avesse luogo al largo delle coste siciliane, a mollare gli ormeggi sarebbe l’equipaggio dell’unità “Santangelo”; tutte le navi della flotta sono equipaggiate con barriere galleggianti e dispositivi per delimitare gli sversamenti, assorbirli, raccoglierli o polverizzarli, a seconda della sostanza dispersa in mare.

L’incaglio della “Moby Magic” nel Golfo degli Aranci in Sardegna nel 2003, l’affondamento della nave turca “Tevfik Kaptan 1” nelle acque pugliesi di Santa Maria di Leuca nel 2007, o l’affondamento della nave oceanografica del Cnr “Thesis”, speronata da una portacontainer battente bandiera panamense nel 2007 a Mazara del Vallo, sono solo alcuni degli incidenti verificatisi negli ultimi dieci anni, in cui è stata impiegata anche la flotta di Castalia. Altre operazioni sono state invece effettuate oltre i mari territoriali, come nel caso dell’affondamento del “Prestige” nelle acque galiziane, in Spagna, o in quello della prima azione di bonifica ambientale svolta dall’Italia all’estero, nelle acque del Libano dove esplose una gravissima emergenza in seguito al bombardamento israeliano dei serbatoi della centrale termoelettrica di Jieh, che provocò la fuoriuscita in mare di circa 15 mila tonnellate di olio combustibile.

Tutto ciò senza tener conto del valore deterrente che il pattugliamento della flotta di Castalia rappresenta nei confronti di certi tipi di operazioni illecite che possono compiersi in mare, come ad esempio il lavaggio delle cisterne per oli combustibili o petrolio.

Approfondimenti

Dal 10 maggio 1999 il Ministero dell’Ambiente ha attivato un servizio pubblico finalizzato alla prevenzione e alla lotta agli inquinamenti marini lungo tutti i circa 7.500 Km. di costa italiana, mediante l’impiego di 58 unità navali specializzate.
Questo sistema di tutela e prevenzione nazionale è stato istituito in attuazione della normativa nazionale e in ottemperanza a quanto previsto dalle convenzioni internazionali, cui l’Italia ha aderito, in materia di lotta agli inquinamenti marini da idrocarburi e da sostanze tossico-nocive in genere.
La struttura si compone di 9 unità di altura (
SS/VV), 12 unità litoranee/alturiere (UU/SS) e 37 unità costiere (BB/DD), queste ultime dislocate particolarmente in prossimità delle aree marine protette, già istituite o in corso di istituzione o comunque in aree di particolare pregio naturalistico. Le unità navali sono fornite dal Consorzio CASTALIA-ECOLMAR sulla base di contratto di noleggio e appalto di servizio.
I
SS/VV (Supply Vessel), sono unità di altura abilitate alla navigazione internazionale lunga; hanno una lunghezza F.T. che varia da 43,00 mt. a 64,00 mt.; inoltre hanno una capacità di stoccaggio degli idrocarburi recuperati di 200mc., una velocità di 12 nodi ed hanno come dotazioni di bordo per l’antinquinamento 400 mt. di panne d’altura, 200 mt. di panne costiere e impianti ed attrezzi specifici per la raccolta degli idrocarburi in mare. Le UU/SS (unità litoranee/alturiere), sono unità navali abilitate alla navigazione internazionale lunga e nazionale costiera; hanno una lunghezza F.T. che varia da 30 mt. a 36 mt., una velocità di 10 nodi ed una capacità di stoccaggio degli idrocarburi recuperati da 40 mc. a 200 mc.; hanno 200 mt. di panne d’altura e 200 mt. di panne costiere; per le altre dotazioni di bordo per l’antinquinamento sono sostanzialmente equivalenti a quelli della classe superiore. I BB/DD (battelli disinquinanti), sono unità abilitate alla navigazione litoranea, hanno una velocità di 8 nodi, lunghezza F.T. che varia da 10,80 mt. a 22,00 mt., hanno una capacità di stoccaggio degli idrocarburi recuperati da 10 mc. a 16 mc., hanno a bordo 100 mt. di panne costiere; sono particolarmente indicati per la raccolta di rifiuti solidi e liquidi inquinanti a pochissima distanza dalla costa. Le unità in questione, dislocate in 71 porti italiani, svolgono servizio di pattugliamento e pronto intervento per la raccolta di idrocarburi in mare secondo rotte programmate per otto ore giornaliere e sei giorni la settimana, festivi non esclusi, nel periodo estivo compreso tra il 1° giugno e il 30 settembre; nella restante parte dell’anno i mezzi navali sono operativi per tre giorni la settimana. Nei giorni in cui non sono operative sono in banchina pronti a partire entro 30 minuti dalla richiesta, soprattutto per far fronte ad eventuali emergenze dovute ad inquinamenti. Durante il normale pattugliamento, i mezzi specializzati sono tenuti a recuperare i rifiuti galleggianti, sia solidi che liquidi, per poi conferirli in banchina e, successivamente, trasferirli e smaltirli in discarica autorizzata. Particolare attenzione, nel corso del pattugliamento, è data all’attività di avvistamento e tutela di mammiferi marini e tartarughe in difficoltà.

Le unità antinquinamento del Ministero dell’Ambiente svolgono, sostanzialmente, due funzioni strategiche:

  • vigilanza e prevenzione antinquinamento lungo le rotte programmate (il Comandante dell’unità ha l’obbligo di segnalare via radio alla più vicina Capitaneria di Porto l’unità mercantile o da diporto che stia illegittimamente scaricando in mare idrocarburi o comunque sostanze nocive);
  • intervento in emergenza per la raccolta degli idrocarburi sversati in mare mediante le speciali apparecchiature di bordo al fine di contenere per quanto possibile gli effetti nocivi dell’idrocarburo sull’ecosistema marino.

Le unità convenzionate di maggior tonnellaggio (unità alturiere) possono anche svolgere attività di disincaglio o rimorchio di navi mercantili in difficoltà al fine di prevenire possibili inquinamenti conseguenti al sinistro nonché attività di travaso del carburante o prodotto esistente a bordo della nave mercantile in difficoltà riducendo quindi il pericolo di danno ambientale.
Presso il Servizio Difesa del Mare (Divisione IV) è stato istituito il Centro Operativo per le Emergenze in Mare con compiti di coordinamento generale degli interventi nei casi di inquinamento o grave pericolo di inquinamento.

Concorso e vincoli della M.M. nelle operazioni di contrasto nelle operazioni di contrasto all'inquinamento marino

Le Forze Armate e specificamente la Marina Militare, hanno subito in materia di protezione dell'ambiente, un'evoluzione delle proprie capacità operative, adeguando la propria professionalità ai sempre maggiori compiti che il legislatore ha ritenuto di assegnare nell'ambito di una politica volta alla salvaguardia delle risorse naturali e attenta ad una razionale gestione del territorio sino ad allargare notevolmente il concetto di "difesa nazionale".

Pertanto, a mente dell'art. 2 del D.L.vo 464/97, gli scenari e i campi d'intervento entro cui viene ad operare la Marina Militare, a richiesta degli Organi dell'Amministrazione Centrale, si possono così riassumere:

  1. campagne antincendio boschivo programmate od occasionali;
  2. emissione di date meteorologici;
  3. rilevamento nucleare, biologico e chimico ed effettuazione dei relativi interventi di bonifica;
  4. consulenza ad Amministrazioni ed Enti in tema di pianificazione ed intervento in situazioni di emergenza nazionale;
  5. contributo di personale e mezzi in concorso con le Amministrazioni istituzionalmente preposte alla salvaguardia della vita umana in mare ed in terra;
  6. svolgimento di operazioni dirette al contrasto dell' inquinamento marino da idrocarburi o da qualsiasi altro agente;
  7. rilevamento idroceanografico e aereofotogrammetrlco di zone di interesse e produzione del relativo supporto cartografico nonché scambio di informazioni, elaborate e dati di natura geotopografica e geodetica;
  8. intervento in emergenze idriche nelle isole minori;
  9. interventi in camera iperbarica per barotraumatizzati e pratiche di ossigenoterapia;
  10. interventi sull’ambiente marino a tutela della fauna, della flora e del monitoraggio delle acque, attività di ricerca ambientale marina e scambio di informazioni e dati in materia climatologica;
  11. pianificazione, svolgimento di corsi e di attività addestrative in terra di cooperazione civile/militare;
  12. utilizzo di unità per esigenze logistiche.

La Marina dunque è sempre impegnata con tutte le sue forze aeree e navali sulle nuove frontiere della difesa del mare e dell'ambiente; non si dimentichi infatti l'apporto spesso decisivo della componente aerea della Marina nelle operazioni di lotta ecologica e ambientale, dalle azioni anti incendi boschivi alla ricerca delle fonti di inquinamento, al trasporto di uomini e materiali per qualsiasi operazione nel campo specifico. E' una missione, quella della tutela dell'ambiente, che la Marina svolge non solo per senso di responsabilità ma anche e soprattutto perchè essa, in ogni suo uomo, sente questa missione come una grande scelta di civiltà e un sicuro contributo all'affermazione del diritto ed alla tutela della vita della nostra collettività.

Il Consiglio d'Europa ha dichiarato il 1995, Anno Europeo della Conservazione della Natura, iniziativa volta a sensibilizzare l'opinione pubblica dei 42 Paesi aderenti al problema certamente serio, in qualche caso drammatico, della protezione ambientale. Le Forze Armate Italiane hanno dato all'iniziativa la loro più grande disponibilità e, come primo passo, hanno deciso di porre sotto tutela ambientale le aree sottoposte a servitù militari. La Marina ha inoltre preso altre importanti iniziative e si è associata ad iniziative altrui per rendere la difesa dell'ambiente sempre più credibile ed efficace. Ricordiamo qualcuna delle azioni della Marina. La campagna ecologica di Nave Vespucci "Il mare deve vivere" con una mostra itinerante visitata in molti porti italiani da decine di migliaia di cittadini, soprattutto giovani; le successive campagne di sensibilizzazione ambientale della Nave Scuola Palinuro e di unità a vela minori; il supporto decisivo dato ai ricercatori per lo studio dell'ecosistema delle isole Eolie; la partecipazione massiccia di volontari M.M. alla pulizia ecologica dell'isola di Caprera; lo studio sulla distribuzione della Posidonia nelle aree litorali; il lavoro oscuro quanto delicato e pericoloso dei nuclei Sdai per la bonifica di spiagge e fondali da ordigni esplosivi; gli interventi generosi quanto pronti ed efficaci per i disastri delle navi cisterna Haven e Abruzzo Agip. Ultima fondamentale iniziativa l'adesione al Marpol (Maritime Pollution), convenzione internazionale per la prevenzione dall'inquinamento causato da navi, malgrado che la stessa convenzione, obbligatoria per le Flotte mercantili, severa e ferma nelle sue regole, non si applichi alle unità militari. La Marina Italiana, e con essa anche altre Marine della Nato, ha deciso di aderire pur conscia delle serie difficoltà che deriveranno dall'adesione stessa per la necessità di effettuare radicali interventi su unità già in linea e ciò, per di più, in momenti assai difficili per le sopraggiunte restrizioni di bilancio. Il problema è stato affrontato oltreché, come detto, prevedendo interventi sul naviglio esistente programmando l'adeguamento in fase di progettazione alle direttive Marpol delle unità di futura progettazione e costruzione.

La Marina in definitiva, e a conclusione, è ben conscia che il mare debba vivere e che si tratti di una battaglia, per conservare questa vita, lunga, paziente, meticolosa, dura, costosa ma ha fermo l'intendimento di contribuire al buon esito di questa battaglia di civiltà con ogni suo mezzo, ogni sua possibilità di pensiero e di azioni, ogni sua energia. Il "Mare deve vivere" era scritto sul ponte del Vespucci nel lontano 1979; il Mare deve vivere dice oggi con fermezza la Marina Militare Italiana.

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