Il SINA con l’azione di monitoraggio e controllo ambientale (secondo lo schema MDIAR) raccoglie dati e informazioni necessari a descrivere e comprendere i fenomeni ambientali, al fine di:
Sistemi Monitoraggio
Reporting e Determinanti - Pressioni - Stato - Impatti - Risposte
La rete SINAnet si compone di diversi elementi:
Il trasferimento del programma SINA (Sistema Informativo Nazionale Ambientale) dal Ministero dell’ambiente all’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici (APAT), avviato nel 1998 e completato nel 2001, ha rappresentato un momento di svolta e di innovazione nella realizzazione del sistema di conoscenze necessarie per l’azione di governo dell’ambiente, in un contesto europeo e nazionale orientato verso una sempre maggiore integrazione della dimensione ambientale nelle politiche. È nel 1998, infatti, che la Commissione europea avvia il processo politico di integrazione della componente ambientale nelle politiche di settore (il cosiddetto “processo di Cardiff”), al fine di promuovere politiche di sviluppo settoriali che tengano conto – e internalizzino i costi – dei fattori ambientali. E successivamente nel 2001, in occasione del Consiglio Europeo di Gothenburg, la Commissione propone la strategia europea per lo sviluppo sostenibile (A Sustainable Europe for a Better World: A European Union Strategy for Sustainable Development), nella quale viene riconosciuta l’esigenza che politiche di crescita economica non siano disgiunte dalle politiche di coesione sociale e di protezione dell’ambiente. Nel 2001, il programma di sviluppo del SINA, elaborato dall’ Agenzia nazionale per l’ambiente, viene proposto dal Ministero dell’ambiente alla Conferenza Stato-Regioni che sigla l’intesa e costituisce il “Tavolo SINA” di coordinamento istituzionale.
A livello europeo e nazionale, nasce l’esigenza di individuare meccanismi di reporting periodico basati di indicatori e indici per monitorare il livello di integrazione della componente ambientale nelle politiche di settore e per misurare il raggiungimento degli obiettivi individuati nelle strategie di sviluppo sostenibile.
In questo contesto, l’APAT, insieme al sistema delle ARPA/APPA, ha negli ultimi anni compiuto sforzi significativi verso la realizzazione di un sistema informativo ambientale in grado di raccogliere dati e informazioni necessari a descrivere e comprendere i fenomeni ambientali, al fine di fornire supporto dell’azione di governo, e per produrre con continuità prodotti e servizi informativi basati su indicatori e indici.
L’esigenza di integrazione con il contesto europeo ha ispirato le scelte organizzative e di contenuti del SINA. La rete europea Environment Information and Observation Network (EIONET) dell’Agenzia Europea per l’Ambiente ha rappresentato infatti il modello di riferimento per la realizzazione del sistema nazionale di cooperazione a rete, secondo uno schema di connessione di nodi specializzati per tematiche ambientali (Centri Tematici Europei) e per unità territoriali (Punti Focali Nazionali).
Per quanto concerne la base conoscitiva, l’obbligo di comunicazione di dati derivante dall’applicazione del quadro legislativo comunitario e dei protocolli e convenzioni internazionali ha costituito un requisito fondamentale per lo sviluppo del SINA.
L’attività di reporting rappresenta il momento conclusivo di un complesso ed articolato processo che attraverso l’utilizzo di opportuni indicatori mira a produrre il “riassunto operativo di realtà complesse” (Jesinghaus, 1998).
Rifacendosi alla terminologia utilizzata dall’Agenzia Europea dell’Ambiente, tale processo può essere descritto tramite la cosiddetta catena MDIAR: monitoraggio (generazione diretta dei dati di base tramite reti, campagne, documenti amministrativi, ecc.) » dati (completamento del database grazie a fonti competenti) » informazione (verifica/qualificazione dei dati e loro trasformazione in “informazioni utili” tramite opportuni indicatori) » analisi (calcolo degli indicatori e valutazione dell’informazione) » reporting (diffusione dell’informazione, organizzata secondo un opportuno modello).
La piramide dell’informazione
Le basi della catena MDIAR (rappresentabile tramite la Piramide dell’informazione), si costituiscono in genere grazie alla collaborazione di Enti e Agenzie che tramite azioni di controllo e monitoraggio ambientale producono e validano i dati necessari all’attività di reporting; le successive fasi che portano alla produzione del Rapporto (scelta del set di indicatori, loro calcolo, valutazione e modellizzazione) sono sviluppate considerando che:
Il Modello DPSIR è nato in seno all’EAA (Agenzia Europea per l’Ambiente – European Environment Agency) in seguito al riconoscimento dell’incapacità del modello dei “processi ambientali” meglio noto come modello Pressioni-Stato-Risposte (PSR)[1] [1] proposto dall’OECD nel 1991 (Organisation for Economic Cooperation and Development)[2] [1], di identificare e di tenere conto di quei fattori che hanno un’incidenza rilevante, ma indiretta, nel determinare le condizioni ambientali.
Tali fattori vengono definiti determinanti (Driving forces) e sono legati alle attività umane, ai trend economici e culturali, ai settori produttivi, alla pianificazione territoriale, ecc. Il modello si basa sul concetto di causalità: l’uomo e le sue attività esercitano delle pressioni sull’ambiente (emissioni, scarichi…) modificando quali-quantitativamente lo stato dei comparti ambientali (aria, acqua, suolo...). Tali mutamenti di stato, quando per noi indesiderabili, rappresentano degli impatti, ovvero danni quantificabili alla salute umana, all’economia, agli ecosistemi, ecc.
Elemento cardine del modello sono infine le risposte sociali, a livello collettivo ed individuale, che retroagiscono direttamente o indirettamente sugli altri anelli del modello modificandoli nella direzione di una maggiore sostenibilità: sui determinanti tramite normative ed interventi strutturali che modifichino le fonti di pressione mitigandone l’influenza sull’ambiente, sulle pressioni per mezzo di leggi e prescrizioni (limiti di emissioni, ecc.), sulle condizioni di stato mediante risanamenti, bonifiche, ecc.
Modello DPSIR
Il modello DPSIR, sviluppato in ambito dell´Agenzia Europea per l´Ambiente, si basa su una struttura di relazioni causa/effetto che lega tra loro i seguenti elementi:
Le critiche alla debolezza del modello DPSIR non mancano (Spangenberg & Bonniot, 1998; Bossel, 1999). Nonostante il vantaggio di identificare una possibile circolarità fra i suoi elementi, ad oggi esso ha avuto un’applicazione prevalentemente “statica” in quanto in molti casi non è possibile esplicitare relazioni dirette di causa-effetto a meno di compiere notevoli approssimazioni. In altre parole, l’approccio DPSIR assolve efficacemente alla capacità descrittiva delle singole componenti, ma si scontra con la difficoltà di rappresentare gli innumerevoli feedbacks esistenti tra i vari elementi. Nello specifico, i determinanti forniscono sufficienti indicazioni per identificare le relative pressioni, ma molto spesso non consentono di costruire alcun algoritmo capace di mettere in relazione, ad esempio, il numero di addetti di un particolare processo produttivo (o il numero di unità produttive o il numero di manufatti), con la quantità delle emissioni idriche o gassose di quel processo. Allo stesso modo è ancora difficile relazionare la qualità e la quantità di determinate pressioni con gli indicatori di stato; e ancora, è impossibile stabilire una diretta corrispondenza tra una risposta, pur efficace nei confronti di una pressione esercitata, con l’attenuazione degli impatti ed il conseguente miglioramento dello stato della matrice interessata.
La naturale evoluzione del modello DPSIR ed il suo sostanziale miglioramento potrebbero passare attraverso la possibilità di stabilire precise e dettagliate corrispondenze tra i diversi elementi costruttivi del modello, mediante la predisposizione di formule, algoritmi, relazioni concettuali, modelli matematici in grado di rappresentarli. Sono altresì apparsi nuovi modelli concettuali che potranno verosimilmente offrire valide alternative in futuro.
[1] [1] Le varianti più note del modello PSR sono:
• DSR, Determinanti-Stato-Risposte, utilizzato dalla Commissione per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite
• DPSIR, Determinanti-Pressioni-Stato-Impatti-Resposte, concepito dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (1995).
[2] [1]La Organization for Economic Cooperation and Development (OECD) è un Organismo internazionale con sede a Parigi, nato dopo la Seconda Guerra Mondiale con il nome di Organizzazione Europea per la Cooperazione Economica allo scopo di favorire l'attuazione del Piano Marshall. Nel 1961, l'Organizzazione ha quindi adottato l'attuale denominazione e ha cominciato a sviluppare la propria vocazione transatlantica e mondiale, promuovendo l'espansione economica, l'occupazione e la stabilità finanziaria. L'OECD è costituita da 30 Paesi membri, che sono fondamentalmente quelli più sviluppati e benestanti ed ha rapporti con oltre 70 Stati e/o economie in transizione e/o in via di sviluppo, nei confronti dei quali redige Raccomandazioni, dati comparativi, analisi, previsioni e promuove strumenti funzionali nel quadro degli accordi multilaterali che li coinvolgono. L'OECD opera essenzialmente nel campo delle pubblicazioni e della redazione di statistiche che trattano le tematiche della macroeconomia, dello sviluppo, dell'innovazione scientifica e del commercio, costituendosi come un Forum strategico per i Governi nazionali di oltre 70 Paesi nella definizione e nell'adozione delle politiche economiche, finanziarie e fiscali e dei relativi Programmi di cooperazione regionale ed internazionale. In tema di governance, gli obiettivi prioritari dell'OECD sono la promozione delle pratiche di buon governo a livello amministrativo ed imprenditoriale,la garanzia della trasparenza e dell'equità nei sistemi fiscali e nei contesti concorrenziali e la lotta alla corruzione e al riciclaggio. L'OECD è inoltre in relazione con la società civile, in particolare con il mondo delle imprese e del lavoro, attraverso, rispettivamente, il Comitato Consultivo Economico e Industriale (BIAC) e la Commissione Sindacale Consultiva (TUAC), oltre che con alcune ONG operanti in campo ambientale e sociale, al fine di promuovere il rispetto delle risorse naturali e forme sostenibili di sviluppo.Quanto alle politiche commerciali, l'OECD sostiene i processi di liberalizzazione e l'effettivo funzionamento degli accordi internazionali e multilaterali che ruotano intorno all'Organizzazione Mondiale del Commercio (World Trade Organization, WTO). Inoltre, all'interno della struttura operativa dell'OECD, sono state istituite due Agenzie specializzate che operano nel campo energetico: una è l' Agenzia Internazionale per l'Energia (IEA), istituita dopo la crisi petrolifera del 1974 per la definizione delle politiche mondiali in tema di fonti energetiche, alternative e rinnovabili, mentre l'altra è l' Agenzia per l'Energia Nucleare (NEA) che supporta 28 Stati nelle attività di gestione tecnica e scientifica dei propri impianti nucleari utilizzati a scopi civili.
Links:
[1] http://www.nonnodondolo.it/../1/edit%231